PARTICIACO, Orso II
PARTICIACO, Orso II. – Doge di Venezia, nacque nella seconda metà del IX secolo. È detto appartenente alla famiglia Particiaco dal cronista Giovanni Diacono, che scriveva circa ottant’anni dopo la sua morte (Cronaca veneziana, Cronache veneziane antichissime, I, a cura di G. Monticolo, p. 132), mentre il Chronicon Altinate, attribuibile ai primi del XIII secolo, gli assegna il cognome Paureta (Origo, 1933, p. 118).
Lo stesso Giovanni Diacono però lo identifica come padre del doge Pietro Badoer che governò fra il 939 e il 942 (Cronaca veneziana, cit., p. 133), mentre ancora il Chronicon Altinate assimila senz’altro i Badoer con i Particiaco (Origo, cit., p. 157).
Un tenue collegamento fra le due famiglie è ritrovabile nell’esistenza di un Badoer, figlio del doge Orso I e fratello del doge Giovanni II, morto prima dell’886 a seguito delle ferite riportate in uno scontro nei pressi di Comacchio. Nell’ipotesi che questo Badoer sia stato il padre di Orso II, il figlio di quest’ultimo avrebbe potuto assumere come forma cognominale il nome di battesimo del nonno, per cui sarebbe confermata la testimonianza del cronista.
Orso II successe a Pietro Tribuno nel 911. Il suo predecessore aveva dovuto fronteggiare la devastante incursione condotta dagli Ungari nell’899 che aveva coinvolto varie regioni italiane, comprese alcune località costiere facenti parte del ducato, quali Cittanova, Jesolo, Fine e Chioggia, salvo poi essere arrestata quando i razziatori si avventurarono sui lidi, cercando di raggiungere la capitale, protetta dalle acque, su imbarcazioni di fortuna. Le incapacità nautiche e poliorcetiche degli invasori li distolsero in seguito dall’effettuare nuovi tentativi offensivi, garantendo al ventennale governo di Orso una sostanziale tranquillità, a differenza di quanto invece non accadde in quegli stessi anni per il Regno Italico.
In effetti il solo episodio degno di nota del suo dogado fu l’invio, avvenuto subito dopo l’ascesa al potere, del figlio Pietro a Costantinopoli per compiere atto di omaggio all’imperatore Leone VI, il quale concesse al figlio del doge il titolo aulico di protospatario.
Durante il viaggio di ritorno Pietro fu però catturato da Mihailo Višević, principe di Zahumlje (Erzegovina), il quale lo cedette al suo alleato, lo zar bulgaro Simeone I il Grande, allora in guerra con Bisanzio.
Considerate le figure dei personaggi coinvolti nell’episodio, pare poco credibile che si sia trattato di una cattura dettata dal solo desiderio di riscuotere un adeguato riscatto, quanto piuttosto di un episodio che si inseriva nel conflitto che da tempo vedeva contrapposta la Bulgaria a Bisanzio, assieme ai rispettivi alleati balcanici. In ogni modo, il giovane veneziano, fu alla fine liberato a seguito di una missione diplomatica condotta da Domenico, futuro vescovo di Malamocco.
Se il mantenimento del ducato nell’orbita politica bizantina fu la prima preoccupazione di Orso, egli si sforzò di mantenere buone relazioni anche con il Regno Italico, principale mercato di sbocco dei prodotti trasportati dai veneziani dall’Oriente. Nel 925 il doge inviò una delegazione a Pavia presso Rodolfo II di Borgogna per richiedere, ottenendolo il 28 febbraio, il rinnovo dei privilegi di cui godevano i veneziani nell’ambito del Regno e, due anni più tardi, il 26 febbraio 927, fece lo stesso con il nuovo re Ugo di Provenza. In entrambi i casi erano presenti nuove clausole favorevoli ai veneziani.
Orso II abdicò nel 931, ritirandosi nel monastero di S. Felice di Ammiana, un’isola oggi scomparsa della laguna settentrionale, dove trascorse il resto dei suoi giorni. Non è nota né ipotizzabile la data di morte.
Non è detto che la rinuncia al potere sia stata un gesto spontaneo: potrebbe invece essere stata dettata da contrasti emersi in seno al ceto dirigente veneziano in materia di politica estera. Il nuovo doge, Pietro II Candiano, mutando orientamento, impresse infatti alla politica veneziana un indirizzo decisamente più aggressivo.
Al vecchio doge sopravvisse però un figlio, quel Pietro, che era stato, suo malgrado, protagonista dell’episodio del 911-912. Pietro Badoer, come è ricordato da tutte le fonti, divenne a sua volta doge alla morte del successore del padre, nel 939. Ma il suo governo, conclusosi dopo soli tre anni nel 942, fu privo di avvenimenti significativi, sì che nessun ricordo è rimasto di esso; forse riprese la politica pacifista del padre. Si trattò, in ogni caso, di una breve parentesi, in un periodo dominato dalla famiglia Candiano: a Pietro Badoer subentrò infatti Pietro III Candiano.
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