Orse (Astronomia)
Pur essendo varie le allusioni alle costellazioni delle O., il vocabolo ricorre due sole volte nella Commedia: la prima nel noto passo (Pg IV 58-84) in cui D. si meraviglia che nell'emisfero del Purgatorio il sole proceda a sinistra o a nord (anziché a destra o a sud) avanzando verso il mezzogiorno. Virgilio spiega ampiamente e aggiunge che se il sole fosse congiunto coi Gemelli (cioè fosse vicino al solstizio) si vedrebbe ancora a l'Orse più stretto rotare [girare ancora più a nord], / se non uscisse fuor del cammin vecchio (v. 65).
Il quale cammin è l'eclittica: infatti il sole da una parte procede lungo l'eclittica nel suo giro annuo intorno alla terra, spostandosi da un tropico all'altro, e dall'altra aggira la terra ogni giorno dal punto che raggiunge via via sull'eclittica. Sono due movimenti combinati insieme, che danno come risultante una spirale di 365 spire quasi parallele all'equatore ed estese da un tropico all'altro: il primo è proprio del sole, il secondo è comunicato dal Primo Mobile.
La seconda volta la parola O. non è usata in senso proprio come la prima (sia pure per un caso ipotetico), ma in senso figurato e simbolico: D. nella solenne esortazione ai lettori della terza cantica dice che nella sua ardua navigazione poetica tutt'e nove le Muse gl'indicano la rotta da seguire: L'acqua ch'io prendo giammai non si corse; / Minerva spira e conducemi Appollo, / e nove Muse mi dimostran l'Orse (Pd II 9).
Altre volte le O. sono indicate come Carro (v.) o come settentrione (v.) o come le sette stelle gelide (Rime C 29): in questi casi si tratta sempre della Grande Orsa o Orsa Maggiore, mitologicamente detta Èlice (v.).