oro
Presente nella Commedia (26 volte) e nel Convivio (13 volte); compare anche nel Fiore e nel Detto, rispettivamente con cinque e tre esempi. Frequentemente è in coppia con argento, come già nelle Scritture e poi nella tradizione patristica.
Nella sua accezione più lata indica il metallo quando non ha ancora subito alcuna lavorazione: Cv III VII 3 certi corpi... rendono a li altri di sé grande splendore, sì come è l'oro e alcuna pietra; Pg XX 117 Crasso, / dilci, che 'l sai: di che sapore è l'oro? (con riferimento all'atto di ludibrio compiuto da Orode sul cadavere di Crasso); Cv I IX 6, II I 10, IV 4, XII 5, IV XI 4 e 5, XII 4 (che traduce Boezio Cons. phil. II m. V 27 ss.). Con particolare riguardo alla sua lucentezza: Pd XXI 28 di color d'oro in che raggio traluce / vid'io uno scaleo, abitualmente interpretato " del colore fulgidissimo dell'oro percosso da un raggio di sole ", mentre il Torraca intende che lo scaleo non sia altro che " luce dorata ", che sia cioè " dal poeta imaginato diafano ‛ sì che per ogni lato lo passi lo raggio ' (Conv. III 10 [4]) ". Altro esempio in Pd XVIII 96.
Più raramente indica il metallo lavorato: Pd XX 66 quasi rubin che oro circunscrive; Cv IV XXV 5; If XIV 112 (dove il sostantivo, usato assolutamente, indica la testa del veglio di Creta, formata d'oro).
In due esempi, con riferimento alla mitica età dell'o. (v.), è assunto a simbolo della purezza e dell'innocenza: Pg XXII 148 Lo secol primo, quant'oro fu bello, / fé savorose con fame le ghiande; XXVIII 140 anticamente poetaro / l'età de l'oro e suo stato felice,
Frequentissima è la locuzione ‛ d'o. ' usata per precisare che un oggetto è fatto di questo metallo: Pd XVII 123 La luce... / si fé … corusca / quale a raggio di sole specchio d'oro; If XIV 106, Pg IX 118, XXIX 43, Fiore IV 1, CXLIX 8, CCXVII 5 e 12, Detto 31 presente [" dono "] / di fino argento o d'oro, e 167 (dov'è evidente la relazione con il color biondo dorato dei capelli). Altre volte la locuzione ‛ d'oro ' (e ‛ de l'oro ') non indica la materia ma il colore aureo: Pd XXXI 14 [gli angeli] Le facce tutte avean di fiamma viva / e l'ali d'oro; Pg IX 20, XXIX 113, Pd XVI 110. Con una tecnica descrittiva topica per la rappresentazione dei loca amoena (si veda ad es. Cavalcanti Biltà di donna 5-8), l'aspetto fiorito della valletta dei principi è reso adducendo esempi tratti dalla natura vegetale e minerale: Pg VII 73 Oro e argento fine, cocco e biacca, / indaco, legno lucido e sereno; è evidente anche qui il riferimento al colore dei fiori (v. pure BIACCA).
In Pg X 80 le insegne militari romane sono raffigurate come labari recanti un'aquila nera in campo d'o.: l'aguglie ne l'oro / ... in vista al vento si movieno; oltre che per il richiamo a Ep VI 12 aquila in auro terribilis, la lezione qui accolta sembra migliore dell'altra de l'oro perché questa, contenendo un complemento di materia, farebbe pensare ad aquile metalliche.
Con riferimento al pregio economico dell'o., se non proprio al metallo monetato: Cv IV V 13 Curio, da li Sanniti tentato di corrompere, rifiutò grandissima quantità d'oro (altri tre esempi nello stesso paragrafo); Fiore CXXX 8, Detto 309.
In tutti gli altri esempi è assunto a simbolo della ricchezza: If XIX 4 le cose di Dio, che di bontate / deon esser spose, e voi rapaci / per oro e per argento avolterate; VII 64, XIX 95 e 112, Pg XX 105, XXII 41, Pd XXII 88, XXIII 135, XXVII 42.