ORNANO
. Famiglia che trasse il nome da una pieve della regione di Aiaccio, in cui era il suo feudo. Le prime notizie sicure su questi feudatarî risalgono al sec. XIII; fantastica è la loro discendenza da Ugo Colonna. Al tempo di Giudice o Sinuccello il feudo che prima era dei Biancolacci passò ai Raimondacci; una figlia di questi ultimi sposò Truffetta, fratello di Giudice, e gli portò in dote il feudo. Quando poi Luchetto Doria intraprese la campagna contro Giudice, questi diede fuoco ad Ornano, perché non cadesse nelle mani del nemico. La storia della famiglia O. procede con maggiore continuità da Alfonso, vissuto nel sec. XV-XVI. Questi, dopo la capitolazione di Gian Paolo da Leca, di cui aveva sposato una figlia illegittima, vendé la sua signoria all'Officio di San Giorgio e raggiunse il suocero in Sardegna. Valoroso, ma incostante, morta la moglie, abbandonò il suocero e passò ai Genovesi. Arrivato a Genova con Raffaello Grimaldi, si schierò per gli Adorno e ottenne grandi favori dall'Officio. Tornato in patria, diresse i lavori della nuova città di Aiaccio e della fortezza. Con le truppe di Filippino Fiesco partecipò alla conquista del forte Foce d'Orto e vi commise atti di atroce barbarie, bagnandosi persino del sangue dei Leca. Lasciò due figli: Bernardino e Francesco; il secondo restò unico erede. Contro di lui sorsero i bastardi di Bernardino a reclamare parte del feudo, ma con l'aiuto di Genova Francesco tenne tutta la signoria. Fino al 1553 rimase fedelissimo ai Genovesi. Unica sua erede fu la figlia Vannina, che nel 1545 sposò Sampiero da Bastelica (v.), al quale portò in dote il feudo. Dopo la guerra del 1553-59, voluta da Sampiero, i rivali di Francesco O. reclamarono con la signoria anche le rendite. Coi due figli Vannina seguì il marito in Francia; nel giugno '62 Sampiero partì per Algeri. Vannina decise d'andarsene a Genova, ma Antonio di Sanfiorenzo la sorprese e la portò ad Antibo, dove fu dichiarata prigioniera. Al principio di luglio '63 tornò Sampiero, a cui fu resa; Sampiero, portatala in casa, la strangolò. Si è molto fantasticato intorno a questo dramma, ma nulla autorizza a credere legittima la supposizione che Vannina avesse violato la fede coniugale. Essa lasciò due figli: Alfonso e Anton Francesco (morto nel 1576). Il primo, nato nel 1548, a diciassette anni fu mandato in Corsica da Caterina e da Carlo IX in aiuto di Sampiero che aveva sollevato l'isola contro Genova. Morto il padre, gli succedette nella direzione della guerra; dopo avere invano sperato nell'intervento del re di Francia e del granduca di Toscana, accettò le condizioni di pace propostegli da Giorgio Doria, e nel 1569 passò al servizio della Francia. Col grado di colonnello generale dei Còrsi in Francia combatté contro gli ugonotti ed ebbe il governo di Valenza. Partecipò alle azioni nella Linguadoca e nella Provenza, difendendo e conquistando piazze. Grandi servigi rese alla corona nella Provenza dilaniata dalle fazioni, quando fu mandato in aiuto del cardinale d'Armagnac e del conte di Susa. Alla morte d'Enrico III seguì il partito d'Enrico di Navarra; il 19 aprile 1590 fu fatto prigioniero; liberato, tornò a combattere ed ebbe la nomina di luogotenente generale nella Linguadoca. Quando ridusse all'obbedienza Lione, ebbe la carica di generale nel Lionese, Forest, Dombes e Beaujolais; nel 1595 fu fatto maresciallo di Francia. Ma con amarezza vide conferire al duca di Guisa il governo di Lione e al Lesdiguières quello del Delfinato. Il re gli affidò il governo della Guienna (9 febbraio 1598). Come sindaco di Bordeaux costituì un corpo di polizia, riconciliò i nobili, alleggerì le imposte, riorganizzò l'esercito, sistemò la frontiera. Morì nel 1610.
Primogenito di Alfonso fu Giovanni Battista, nato nel 1581. A quattordici anni col grado di colonnello partecipò all'assedio di La Fère; alla morte di Enrico IV s'acquistò la simpatia di Maria de' Medici, perché tenne in freno la Bassa Linguadoca; sposò la marchesa di Montsor (5 gennaio 1611). Complottò contro il maresciallo d'Ancre ed ebbe dal Luynes la luogotenenza generale di Normandia. Addetto alla persona di Monsieur, suscitò i sospetti del re e fu chiuso nella Bastiglia (1624). Il Richelieu lo fece ritornare presso Monsieur, ma fu sospettato d'aver ordito intrighi con lo straniero. Morì, avvelenato, pare, per ordine del Richelieu, mentre si doveva iniziare contro di lui un processo d'alto tradimento (1626). Secondogenito di Alfonso fu Enrico Francesco. Nato nel 1587, sposò Margherita di Montlaur; il 16 gennaio 1626 fu nominato maresciallo di Francia; sua figlia Margherita sposò il conte di Grignan. Terzogenito di Alfonso fu Pietro; quartogenito Giuseppe Carlo, detto Sampiero, prima abate di Sainte-Croix, poi maestro di campo del reggimento d'Orléans; morì nel 1670. Una figlia di Alfonso, Luisa, sposò il còrso Tomaso Lencio, che aveva ereditato la proprietà del Bastion de la Calle.
Un Giulio O., cavaliere di Santo Stefano, che aveva accumulato ricchezze a servizio del papa, passò in Francia, dove collocò un figlio alla corte; trattò coi discendenti di Alfonso l'acquisto di alcune parti del feudo, ma la signoria avocò a sé il feudo (1651). Un Ranuccio O. si distinse nella guerra tra Genova e Savoia e fu premiato dalla signoria per aver portato a proprie spese cinquecento Còrsi alla difesa di Genova. Ma, nonostante gli aiuti dati dalla signoria agli O. contro i ribelli vassalli, gli O. rimasero sempre infidi, cospirando contro Genova e favorendo l'esodo dei Còrsi nelle compagnie di mercenarî che essi assoldavano per conto di Venezia, di Roma, di Toscana e della Francia.
Bibl.: La vie d'Alfonse d'Ornano mareschal de France... avec un abregé de celle du collonnel San-Petre Corse son Pere, Bibliothèque Nationale di Parigi, Fonds Français 23.900 ms.; La vie de Jean Baptiste D'Ornano, Bibliothèque Nationale di Parigi, Fonds Français 4088 ms.; La Vie d'Alphonse d'Ornano... composée par le sieur Canault, Bibliothèque Méjanes di Aix. Per i primi feudatarî di Ornano, cfr. la Cronaca di G. Della Grossa e la Cronaca di Monteggiani, pubblicate in Bulletin de la Société des sciences historiques et naturelles de la Corse; A. De Morati, Sampiero et Vannina d'Ornano, in Bulletin cit., 1891; J. A. De Thou, Mémoires de la vie, Amsterdam 1713; Brantôme, Vies des dames galantes, Londra 1779; L. Filippi, Essai sur le marechal D'Ornano, maire de Bordeaux, Algeri 1915. Per gli aiuti dati da Genova agli O. contro vassalli ribelli e per l'evocazione del feudo alla signoria, cfr. Banchero, Annali, pubblicati nel Bulletin cit., 1887. - Per il mercenarismo degli O., cfr. X. Poli, Histoire militaire des Corses, Aiaccio 1898.