DETI, Ormannozzo
Nacque a Firenze il 29 genn. 1464 da Tommaso, insigne giurista, di Guido e da Lisa di Saladino Adimari, sesto di sette fratelli.
I Deti fanno parte di quelle famiglie che da ricchi proprietari terrieri si trasformarono, intorno al 1400, in uomini di affari, e talvolta in politici: dal 1335 al 1527 ebbero sedici priori di libertà e quattro gonfalonieri. L'arma dei Deti si componeva di tre lune rosse su un campo bianco. Tra le altre proprietà, avevano due palazzi, uno in via dei Serragli, che poi passò ai Baldovinetti, e uno in via dei Ginori (che attualmente porta il numero civico 19), che poi fu della famiglia Tolomei e infine dei Garzoni. La famiglia Deti apparteneva al quartiere S. Spirito, gonfalone Scala.
Intorno al 1488 il D. si laureò a Pisa in diritto civile e canonico, ma già dal 1487, il 2 novembre, gli ufficiali di Studio, il cui principale compito era quello di assumere i professori per l'insegnamento, gli conferirono l'incarico di "istituzione o altra lettura" per un anno "a fermo", cioè per contratto, riservandosi il diritto di prorogare l'incarico per un altro anno "a beneplacito". Il suo salario per quell'anno fu di 25 fiorini e il tutto fu approvato il 21 novembre dello stesso anno. Dal 1488 al 1493 ininterrottamente insegnò allo Studio alternando le materie di "straordinaria di diritto civile" (1489) e di "ordinaria" della stessa materia (1491), incarico condiviso con Bartolomeo Soccini, e nel 1493 sostituì Baldassarre Carducci in diritto canonico. Nell'ottobre del 1492 Piero de' Medici chiese agli Otto di pratica e al vessillifero di proporre al Consiglio generale il D. come avvocato delle Opere pie di Prato, in successione al padre, alla morte di questo. La proposta fu presentata per tre volte e per tre volte fu respinta. A Prato nel 1495 il D. ebbe l'incarico per un anno di diritto canonico, nomina che gli fu approvata il 17 ottobre dello stesso anno con un salario di 120 fiorini. L'incarico gli fu confermato per un anno "a beneplacito", anche se con la diminuzione dello stipendio a 100 fiorini.
Iniziò nel 1497 un'altra questione che si prolungò fino al 1498, anche questa per la successione al padre nella carica di avvocato del Ceppo di Francesco di Marco. Gli Otto di pratica e il gonfaloniere di Giustizia elessero il D. a questa carica ma per ben due volte l'incarico conferitogli fu annullato, finché il 12 giugno 1498 il Consiglio generale di Prato, essendo ormai il D. gonfaloniere di Giustizia, votò favorevolmente la sua successione al padre Tommaso. Nel 1497 il D. sposò Maddalena di Guglielmo de' Pazzi e di Bianca di Piero de' Medici, sorella di Lorenzo il Magnifico e zia di Leone X. Il 27 ottobre dello stesso anno e per l'anno seguente gli ufficiali di Studio gli assegnarono la cattedra di diritto civile. Gli anni che seguirono segnarono l'ascesa del D. anche in campo politico, grazie forse al matrimonio con Maddalena e alle parentele che, attraverso questo, aveva acquisito. Divenne così, nel 1498, gonfaloniere di Giustizia e, in seguito alla morte del padre, trovarono soluzione anche le questioni sospese con Prato. Il D., infatti, successe al padre Tommaso, come uno dei tre avvocati del Comune di questa città, insieme ad Agnolo Niccolini e Luca Corsini. La carica prima di priore, poi di gonfaloniere di Giustizia, che il D. ricopriva in questo periodo, lo portò ad essere uno dei principali protagonisti del processo Savonarola.
Il 30 marzo 1498 il governo riunì un corpo di cinquanta consiglieri per discutere sull'opportunità di affrontare o meno la prova del fuoco. I pareri furono discordi: il D. sostenne che la Signoria in carica sarebbe stata accusata di alimentare le discordie in città se avesse proibito la prova, perché la maggior parte dei cittadini la voleva. Alla fine di questa disputa la prova non ebbe luogo, ma qualche tempo dopo fu creata una nuova Signoria, di cui fu gonfaloniere Vieri de' Medici e signori il D., Pippo Giugni, Tommaso Gianni ed altri. Alcuni commissari venuti da Roma esaminarono Savonarola che fu condannato al fuoco.
Il D. nel frattempo non tralasciò la sua carriera allo Studio fiorentino. Nel 1499, secondo alcuni, e secondo altri nel 1501, sposò in seconde nozze Lena di Piero Ricasoli e da questo matrimonio nacquero due figli: Tommaso e Giobatta. Negli anni seguenti, fino al 1508, gli vennero confermate regolarmente le cattedre di diritto civile. Nel 1514 fu eletto priore e il 1º luglio 1518 gonfaloniere. Nel 1524 fu squittinato per il gonfalone del Nicchio del quartiere di S. Spirito e più tardi fu tra i cittadini che ottennero la Balia e che deliberarono il ritorno dei Medici in patria nel 1530; l'8 novembre dello stesso anno fece parte dei Dieci di balia del quartiere di S. Spirito e il 26 marzo 1531 fu uno degli Otto di pratica.
Sembra che il D. sia morto pochi anni dopo questa data. La sepoltura gentilizia della famiglia Deti si trova nella chiesa di S. Felicita in Firenze.
Del D. ci sono note Repetitiones, commenti al Digesto, che sono contenute nei volumi V e VI, Repetitionum seu commentariorum in varia iurisconsultorum responsa, editi a Lione nel 1555.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Carte Ancisa, AA 786; HH 202; MM 249; Ibid., Mariani, Priorista fiorentino, III, c. 599; Ibid., Manoscritti Settimanni, I, 1532-1536, nº 125, c. 20; Ibid., Carte Sebregondi, fasc. 1921; Ibid., Strozziane, III serie, c. 792; Ibid., Consulte e pratiche, 64, cc. 47r-52v; S. Ammirato, Storie fiorentine, Firenze 1647, III, pp. 294, 303 s.; I. Nardi, Istorie della città di Firenze, Firenze 1858, II, pp. 222, 499; B. Varchi, Storia fiorentina, Firenze 1843, II, pp. 525, 607; G. Negri, Istoria de' florentini scrittori, Ferrara 1722, p. 438; A. Fabroni, Historiae Academiae Pisanae, Pisa 1791, I, p. 251; A. Ademollo, Marietta de' Ricci ovvero Firenze al tempo dell'assedio, Firenze 1845, p. 176; G. Schnitzer, Savonarola, Milano 1931, p. 491; G. B. Picotti, Lo Studio di Pisa dalle origini a Cosimo duca, in Boll. stor. pisano, XIII (1943), 1-3, pp. 31, 36; L. Martines, The social world of the Florentine humanists 1390-1460, London 1963, p. 291; Id., Lawyers and statecraft in Renaissance Florence, Princeton 1968, passim; A. F. Verde, Lo Studio fiorentino 1473-1503. Ricerche e doc., II, Firenze 1973, pp. 526-532.