PESCETTI, Orlando
PESCETTI, Orlando. – Nacque a Marradi (Firenze) attorno al 1556. Nei documenti anagrafici di Verona, dove si trasferì alquanto giovane dopo aver studiato a Firenze, risulta avere 40 anni nel 1596.
Nella città veneta esercitò l’insegnamento guadagnando una certa reputazione. Dapprima abitò nella contrada Ponte Pietra, poi si trasferì in quella della Pigna con la moglie Antonia e i figli (cinque nel 1596), per risiedervi almeno sino al 1614. Rimasto vedovo, certamente dopo il 1596, si risposò con Virginia, vedova di Giuseppe Riccobello, dalla quale ebbe tre figli. Nei decenni successivi condusse un’esistenza alquanto ordinaria, consacrata all’insegnamento, sua principale fonte di sostentamento, e all’attività letteraria.
La solida conoscenza dei classici italiani e la pratica dell’insegnamento lo spinsero a partecipare sin dai primi anni di attività conosciuta a contese linguistiche e letterarie, tra le quali si può menzionare quella sorta tra lo scrittore senese Orazio Lombardelli e il letterato veronese Gian Domenico Candido a proposito dell’uso della zeta, nella quale Pescetti intervenne a sostegno delle ragioni del primo in un opuscolo dal titolo Breve discorso in favore del buon uso della Z (Verona, G. Discepolo, 1588), cui seguirono la Replica alle opposizioni del sig. Gio. Domenico Candido fatte al suo discorso intorno al buon uso della Z (Verona, G. Discepolo, 1588) e la Replica seconda: Alla Replica del Sig. Gio. Domenico Candido… (Verona, G. Discepolo, 1588).
Sempre nel 1588 entrò nell’aspra disputa tra i sostenitori e i detrattori di Torquato Tasso, schierandosi tra i secondi ed esponendo le sue argomentazioni nel libretto Del primo infarinato (Verona, G. Discepolo, 1590). Prima di darlo alle stampe Pescetti lo aveva infatti inviato a Firenze a Lionardo Salviati, anch’egli tra gli oppositori al Tasso, per un giudizio. Salviati non ebbe modo di esprimersi a causa di una grave febbre che gli fu letale. L’opuscolo, i cui ragionamenti furono ampiamente influenzati da Salviati, uscì in ritardo, quando la polemica si era stemperata.
Autore di diverse opere, tra cui la favola boschereccia Regia pastorella (Verona, G. Discepolo, 1589) e le Rime di versi in lode dell’Illustr.ma signora Chiara Cornara… (Verona, G. Discepolo, 1596), è la tragedia Il Cesare (Verona, G. Discepolo, 1594) a riportare più volte il nome di Pescetti sulla scena letteraria.
Dedicata al duca di Ferrara Alfonso II d’Este per esaltare le virtù del destinatario al fine di accattivarsi la sua benevolenza, essa affronta un tema in voga nella pubblicistica politica del tempo, cioè la liceità del tirannicidio. L’opera, pur essendo ascritta da Girolamo Tiraboschi nella Storia della letteratura italiana tra le ‘buone tragedie’ atte a recuperare la forma classica, è considerata mediocre dalla critica moderna. La sua notorietà si deve al secolare e controverso dibattito letterario che la investe. Pubblicata qualche anno prima del Julius Caesar di William Shakespeare, alcuni studiosi sono propensi a considerarla una fonte minore dell’opera del drammaturgo inglese, altri, al contrario, giudicano i parallelismi tra le due tragedie semplicemente l’esito di un archetipo comune, individuabile nelle Vite di Plutarco.
La dedizione di Pescetti all’attività didattica si concretizzò con l’Orazione dietro al modo dell’instituire la gioventù (Verona, G. Discepolo, 1592). «Singolarmente lodata», secondo l’opinione di Scipione Maffei (1825, p. 404), che annovera Pescetti tra i veronesi illustri, l’importanza dell’Orazione non risiede nel piano di studi delineato, invero non dissimile dalla Ratio studiorum, bensì nell’avere concepito una scuola pubblica e un corpo docente selezionato. Consapevole delle deficienze delle modalità educative vigenti e convinto della forza riformatrice dell’educazione e dell’istruzione («per questa sola, e non per altra via si possono condur le città alla beatitudine», p. n.n.), Pescetti indirizzò l’opuscolo alla città di Verona, esponendo un programma assai dettagliato per risanare e potenziare il sistema scolastico cittadino.
La direzione della scuola avrebbe dovuto essere affidata a quattro ‘savi’, incaricati altresì di scegliere maestri idonei e di esaminare chiunque avesse voluto dedicarsi all’insegnamento. Forse accogliendo la proposta di Pescetti, con un provvedimento datato 1607, il Consiglio comunale nominò tre cittadini con il compito di controllare l’operato delle scuole attive in città. La scuola pubblica ideata da Pescetti prevedeva il versamento da parte degli alunni di una quota proporzionata alla condizione economica (i poveri sono esenti), i cui proventi dovevano essere impiegati anche per la creazione di una biblioteca aperta a tutti.
Pescetti si dedicò anche alla paremiografia, pubblicando raccolte di proverbi che contribuirono ad alimentare la sua notorietà. La prima silloge, i Proverbi italiani (Verona, G. Discepolo, 1598), fu composta per aiutare nella comprensione un gentiluomo tedesco in viaggio in Italia per apprendere le arti. Data alle stampe frettolosamente, l’opera non soddisfece lo stesso autore che nel 1603 pubblicò, sempre a Verona, una nuova edizione notevolmente rassettata e ampliata. Diverso obiettivo indusse Pescetti a concepire l’altra raccolta. Convinto dell’efficacia didattica dei proverbi, pubblicò i Proverbi italiani e latini per uso de’ fanciulli che imparan gramatica (Verona 1602), un compendio apprezzato nelle scuole di grammatica e destinato a una maggiore circolazione rispetto alla precedente fatica: tra il 1602 e gli anni Settanta del Settecento uscirono almeno tredici edizioni.
In virtù del suo piglio polemico, Pescetti non smise di intervenire nei dibattiti letterari e linguistici. Con ardore partecipò alla vivace querelle sulla legittimità della tragicommedia come genere letterario, sorta in seguito alla pubblicazione del Pastor Fido di Battista Guarini. A sostegno della sua tesi scrisse la Difesa del Pastor Fido (Verona 1601) e altri opuscoli (Risposta alle considerazioni o dubbi… sopra il Pastorfido, Verona 1601; Scioglimento dei dubbi del M. R. sig. Pagolo Bene mossi contra il Pastorfido…, Verona 1601). Nella contesa sfociata tra gli innovatori, decisi a rifiutare i principi linguistici propugnati dall’Accademia della Crusca, e i conservatori, fieri custodi della purità linguistica del fiorentino trecentesco, Pescetti, accolto nei ranghi dell’Accademia nel 1603, parteggiò per questi ultimi. In replica a una delle più risolute critiche, L’anticrusca (1612) del docente di eloquenza padovano Paolo Beni, compose la Risposta all’Anticrusca (Verona 1613), nella quale impugnò le tesi di Beni, assolvendo Boccaccio dalle accuse mosse da Beni e ribadendo il concetto di purità linguistica, presente, secondo il suo giudizio, solamente nel fiorentino.
Non si conosce la data precisa della morte di Pescetti, avvenuta a Verona e collocabile tra il 1622 e il 1624, cioè tra la composizione del quinto idillio de La Badoeride divisa in nove idilli… (Verona 1622), e la pubblicazione Dell’onore dialoghi tre, avvenuta postuma a opera del figlio Quirino nel 1624. Fu sepolto nella chiesa di S. Zeno in Monte.
Altre opere non citate: T. Saraina, Le historie, e fatti de’ Veronesi… tradotte dal latino in lingua toscana da M. Orlando Pescetti, Verona, G. Discepolo, 1586; Id., Dell’origine et ampiezza della città di Verona... tradotta di latino in lingua toscana da O. P., Verona, G. Discepolo, 1586; Lettera al mag. s. Guiscardo Rinieri…, Verona, G. Discepolo, 1587; Stanze in laude dell’illustr.mo… Iacopo Bragadino, Verona, G. Discepolo, 1593; Ad Ioannem Cornelium Veronae prafectum, Verona, G. Discepolo, 1596; Praeceptor sive qualem oporteat esse puerorum institutorem…, Verona, A. Tamo, 1599; S.A. Schiappalaria, Osservationi politiche, et discorsi pertinenti à governi di stato…, a cura di Orlando Pescetti (il nome compare nella prefazione), Verona, Compagnia degli Aspiranti, 1600; Tabulae ad grammaticam celeriter et feliciter perdiscendam utilisimae, Verona, A. Tamo, 1600; Canzone…, Verona, A. Tamo, 1610; M. Fabii Quintiliani Defensio…, Verona, A. Tamo, 1610; Probatur multis rationibus, quem iuridicialem, seu qualitatis statum appellant rhetores…, Verona, A. Tamo, 1610; Grammaticae institutiones…, Verona, A. Tamo, 1618.
In edizione moderna è disponibile La regia pastorella, a cura di L. Carpanè, Bologna 2012.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Verona, Antico Archivio del Comune, n. 269 (a. 1596); Anagrafi della Provincia, nn. 603 (a. 1596), 604 (a. 1603), 605 (a. 1614); S. Maffei, Verona illustrata, II, 4, Milano 1825, pp. 404 s.; G.B. Gerini, Gli scritti pedagogici italiani del secolo decimosettimo, Torino 1900, pp. 112-133; F. Riva, Aspetti della crisi umanistica ne “Il Cesare” di O. P. in Atti dell’Accademia di agricoltura, scienze e lettere di Verona, s. 6, VI (1954-55), pp. 121-142; T. Lenotti, O. P. e la lettera zeta, in Vita Veronese, XIII (1960), nn. 7-8, pp. 272 s.; M. Vitale, La questione della lingua, Palermo 1978, pp. 68-78; G.P. Marchi, Per una storia delle istituzioni scolastiche pubbliche dall’epoca comunale all’unificazione del Veneto all’Italia, in Cultura e vita civile a Verona. Uomini e istituzioni dall’epoca carolingia al Risorgimento, a cura di G.P. Marchi, Verona 1979, pp. 1-98; L. Franzoni, Le muse, il piacere, la virtù e l’onore a confronto nel Giardino Giusti, in Atti e memorie della Accademia di agricoltura, scienze e lettere di Verona, s. 6, XLII (1990-91), pp. 176 s.; R. Sani, Educazione e istituzioni scolastiche nell’Italia moderna (secoli XV-XIX): testi e documenti, Milano 1999, pp. 95-98; A. Bruni, Intertestualità e fonte: statuto teorico con esercizio di lettura tra O. P. e Shakespeare, in Seicento & Settecento. Rivista di letteratura italiana, II (2007), pp. 11-24; F. Pignatti, Etimologia e proverbio nell’Italia del XVII secolo. Agnolo Monosini e i «Floris Italicae linguae libri novem», con edizione anastatica dell’edizione Venezia, V. Guerigli, 1604, Manziana 2010, ad ind.; C. Vallaro, P.’s il Cesare and Shakespeare’s Julios Caesar: a case of political intertextuality, Milano 2012; L. Carpanè, Educare con i proverbi: O. P. tra letteratura e pedagogia, in Il proverbio nella letteratura italiana dal XV al XVII secolo. Atti delle Giornate di studio Università degli studi Roma Tre - Fondazione Marco Besso Roma... 2012, a cura di G. Crimi - F. Pignatti, Manziana 2014, pp. 341-365; Accademia della Crusca, Catalogo degli Accademici ‹http://www.accademicidellacrusca.org/scheda.asp? IDN=745›.