FREZZOTTI, Oriolo
Nacque da Luigi, costruttore edile, e Agnese Palmieri il 7 sett. 1888 a Roma; nel 1914 sposò Anna Ghezzi di Carpignano. Si formò nell'Accademia di belle arti come allievo di G. Cirilli e, conseguita la laurea in architettura, si iscrisse all'Ordine degli architetti nel 1928. Ottenne il riconoscimento di cavaliere della Corona d'Italia, in seguito al suo soggiorno a Rodi dove, nel 1926, fu chiamato a coadiuvare l'architetto F. Di Fausto e dove firmò la sistemazione urbanistica della passeggiata a mare nel porto di Mandraki. La sua carriera professionale era già iniziata a Roma con la collaborazione al progetto di sistemazione urbanistica del quartiere Sebastiani, dove realizzò villa Valeria (1913-15). Aderendo al barocchetto, stile caratterizzato dall'uso decorativo di motivi architettonici ispirati prevalentemente alla maniera barocca e utilizzato a Roma profusamente negli anni Venti soprattutto in occasioni minori, aveva realizzato, per il Comune, una serie di scuole elementari nei nuovi quartieri della città: a Porta Maggiore, al quartiere Trionfale, a S. Saba, al Pigneto e a via Tevere (Architettura e arti decorative, I [1921], 4, pp. 357-374; III [1924], 12, pp. 536-555; Capitolium, I [1925], 6, pp. 341-345; II [1926], 2, pp. 91-101); realizzò inoltre la Casa del passeggero nei pressi della stazione Termini (Architettura e arti decorative, IV [1925], 11-12, pp. 519 s.). Un linguaggio più strettamente accademico e monumentale il F. impresse, invece, ai vari progetti di monumento ai caduti con cui partecipò ai concorsi di Bologna (1923), Milano, Genova e Brindisi (1924: ibid., III [1924], 7, pp. 332 s.; 8, pp. 367 s.; 12, pp. 570 s.; IV [1925], 9, pp. 421 s.; Architettura, X [1932], 9, pp. 432-444). Negli anni Venti e Trenta prese parte a numerosi concorsi per piani regolatori, tra cui quello per la spianata del Bisagno (1923, secondo premio: Architettura e arti decorative, III [1924], 8, pp. 367 s.), per Faenza (1931, terzo premio), per Grosseto (1931), e ottenne il primo premio ex aequo per la sistemazione urbanistica di Brignole a Genova.
Estraneo al dibattito sull'architettura moderna che in questi anni si svolgeva con toni spesso polemici, prese parte, con un progetto dal carattere fortemente retorico e fedele all'insegnamento accademico, al concorso per il palazzo del Littorio di Roma (con L. Moretti), concorso che segnò l'involuzione dell'architettura moderna verso lo stile littorio. In questa occasione superò il concorso di primo grado e fu tra i sei segnalati al secondo (Rass. di architettura, VI [1934], dicembre, p. 497; L'Architettura italiana, XXIX [1934], 11, p. 395; Casabella, VII [1934], 82, pp. 4-41; XI [1938], 122, pp. 20-29; Architettura, XV [1937], 12, pp. 699-752). Partecipò inoltre al concorso per la sede dell'Istituto nazionale fascista della previdenza sociale (INFPS) e per il ministero degli Affari esteri (Architettura, XVIII [1940], 1, pp. 16-35; 11, pp. 529-566).
Ma il F. legò il suo nome principalmente alla realizzazione della città di Littoria (oggi Latina), nell'ambito della fondazione, fortemente voluta da Mussolini, delle città pontine (oltre a Latina, Sabaudia, Pontinia, Aprilia e Pomezia).
Nel 1932, infatti, su incarico di Valentino Orsolini Cencelli, primo presidente dell'Opera nazionale combattenti (ONC) preposta alla costruzione della città, il F. redasse, in collaborazione con C. Savoia (dell'ufficio tecnico dell'ONC), il piano regolatore della città che nasceva come borgo rurale di servizio alla bonifica, ma che diventò nel giro di pochi anni prima Comune (1933) poi capoluogo di provincia (1934). Il disegno originario del piano è riferito a un impianto radiocentrico organizzato intorno a un polo principale (piazza del Littorio, oggi del Popolo) da cui parte la serie di assi radiali che, insieme con i percorsi anulari, strutturano il tessuto urbano; nella piazza sono concentrati gli edifici pubblici progettati dal F., alcuni in tono "rurale", altri, quelli per le nuove funzioni istituzionali, connotati da un certo carattere di rappresentatività attraverso l'uso del rivestimento in travertino. Le continue mutazioni di programma portarono al piano di ampliamento (1934) in cui il F. rafforzò il modesto impianto originario attraverso un sistema di relazioni tra assi, piazze ed edifici che si articolava intorno a tre poli: piazza del Littorio, centro politico amministrativo, piazza Savoia (ora S. Marco), centro religioso educativo, e piazza del Quadrato, centro economico agricolo. L'impianto è ulteriormente irrigidito dalla monumentalizzazione degli assi attraverso gli edifici pubblici che prevedono colonnati marmorei accostati a semplici porticati intonacati.
Il F. progettò tra il 1932 e il 1939: a piazza del Littorio il municipio, la caserma della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (oggi Catasto), l'albergo Littoria (poi Italia), il cinema teatro dell'Aquila, la sede dell'Opera nazionale dopolavoro (OND) e del Partito nazionale fascista (PNF); a piazza dell'Impero (oggi B. Buozzi) il tribunale (con decorazioni di D. Cambellotti); a piazza XXIII Marzo (oggi della Libertà) la caserma dei carabinieri, il palazzo del Governo, la sede della Banca d'Italia, la fontana centrale; a piazza Savoia la cattedrale, la sede dell'Opera nazionale balilla (ONB), la Casa del combattente. Ancora: edifici per abitazioni e negozi, la sede dell'Ispettorato azienda agraria, la sede del Consorzio di bonifica, l'ingresso allo stadio, le sedi dell'Opera nazionale maternità e infanzia (ONMI), dell'Ufficio della finanza e registro e degli uffici telefonici, e, infine, la Casa del fascio (oggi uffici della guardia di finanza), massima rappresentazione iconografica dello stile littorio: un enorme edificio, inutilmente monumentale, con pianta a forma di M in onore di Mussolini (Architettura, XI [1933], 9, pp. 580-585; Rass. di architettura, V [1933], 2, pp. 56-64).
Negli stessi anni partecipò al concorso per la città di Sabaudia. Grazie alla segnalazione ottenuta (si era classificato fra i tre gruppi invitati al secondo grado) progettò la sede della scuola elementare e ONB (oggi centro forestale), il serbatoio idrico e il campo sportivo che non fu mai ultimato (Casabella, VI [1933], 10, pp. 30-35; Architettura, XIII [1935], 5, pp. 280-282).
Successivamente ebbe l'incarico di "collaborazione artistica" nella progettazione, diretta da A. Pappalardo (dell'ufficio tecnico dell'ONC) di Pontinia. Il F. nel modesto progetto della piccolo centro unificò tutti gli edifici di servizio (la sede dell'ONB, dell'ONC, dell'OND, l'ufficio postale) dietro facciate prospicienti la piazza centrale unificate da portici architravati fiancheggianti il municipio.
Nel dopoguerra il F. si dedicò soprattutto all'edilizia residenziale realizzando alcune ville nei dintorni di Roma e lavorò quasi esclusivamente come responsabile dell'ufficio tecnico della Compagnia tirrena di assicurazioni. In questo ruolo realizzò la Galleria tirrena a Trento (1949-52) e, a Roma, la prestigiosa sede della società all'EUR (1952) e la sede della società SIDA in viale del Policlinico.
Il F. morì a Roma il 30 apr. 1965.
Fonti e Bibl.: I disegni relativi a Latina sono conservati presso il Comune e l'Archivio di Stato della città. Per la bibliogr. i testi di riferimento sono costituiti in gran parte da quelli relativi alla realizzazione delle città di fondazione: R. Mariani, Fascismo e "città nuove", Milano 1976, ad Indicem; L. Nuti - R. Martinelli, Le città di strapaese, Milano 1981, pp. 133, 138, 217, 222, 226, 228; Latina. Storia di una città (catal.), a cura di R. Mariani, Firenze 1982, pp. 145-167 e passim; P. Cefaly, Littoria 1932-1942, Roma 1984, pp. 14, 31-83 e passim; Sabaudia 1933-1934 (catal.), a cura di G. Pasquali - P. Pinna, Milano 1985, pp. 22, 37, 82 e passim; Sabaudia, a cura di A. Muntoni, Roma 1988, pp. 82-84, 87-89 e passim; G. Ciucci, Gli architetti e il fascismo, Torino 1989, ad Indicem; Latina, a cura di A. Muntoni, Roma 1990, pp. 10-24, 34-42, 75-81, 90; P.O. Rossi, Roma. Guida all'architettura moderna, 1909-1991, Roma-Bari 1991, ad Indicem; Le carte della memoria. O. F. (catal.), Latina 1992; A. Folchi, Littoria. Storia di una provincia, Roma 1992, pp. 104, 106, 324; I. de Guttry - C. Fiori, Il villino a Roma, Roma 1993, ad Indicem; E. Lo Sardo, Divina geometria, Latina 1995, pp. 182-189; G. Strappa - G. Mercurio, Architettura moderna a Roma e nel Lazio. Atlante, Roma 1996, ad Indicem; La presenza italiana nel Dodecaneso tra il 1912 e il 1948, a cura di M. Livadiotti - G. Rocco, Catania 1996, p. 286.