MENABUOI, Oringa (Cristiana da Santa Croce)
– Nacque a Santa Croce sull’Arno, non lontano da Pisa, tra il 1237 e il 1240 da umile famiglia.
Le notizie relative alla M. sino agli anni Settanta del XIII secolo sono fornite dalla Vita anonima (metà XIV secolo); successivamente sono invece disponibili documenti relativi al monastero da lei fondato.
Rimasta presto orfana, intorno al 1259 fuggì di casa – vuole l’agiografia, per evitare un matrimonio imposto dai fratelli – e trascorse cinque anni a Lucca, domestica presso un signore chiamato Cortevecchia. Da quel momento fino al ritorno a Santa Croce l’agiografia fa della M. una pellegrina: da Lucca (meta del pellegrinaggio al Volto Santo) si spostò al santuario di S. Michele al Gargano, poi a Roma. Qui, per l’intermediazione del frate minore Monaldo, visse presso una nobildonna, con la quale intraprese il pellegrinaggio alla Porziuncola di Assisi. L’itineranza della M. terminò a Castelfiorentino, centro del culto della beata Verdiana (1180-1242), terziaria francescana che, dopo pellegrinaggi a Santiago e a Roma, aveva condotto vita di reclusa in una cella presso l’oratorio di S. Antonio all’Elsa.
L’accostamento agiografico a Verdiana è chiave di interpretazione per le scelte della M. che presentano notevoli analogie con un nutrito gruppo di donne toscane del XIII secolo (Benvenuti, pp. 284-288). È in quegli anni che la M. cominciò a essere comunemente chiamata Cristiana, per la sua devota condotta.
Tornata a Santa Croce nel 1277, intraprese vita religiosa con un gruppo di compagne, inizialmente secondo la forma di vita delle terziarie francescane. Il passaggio dalla formazione terziaria allo strutturato monastero agostiniano si compì per gradi nel ventennio successivo, con il concorso dell’autorità civica e in rapporti alterni con l’episcopato lucchese detenuto in questi anni da Paganello Porcari (1274-1300) e da Enrico Del Carretto, già frate minore (1300-1323).
Da un lato le origini terziarie, dall’altro la tardiva ma consolidata forma agostiniana della comunità hanno determinato polemiche tra eruditi tese ad ascrivere la M. al rispettivo Ordine: Checchi e Giacinto da Pistoia argomentano la matrice francescana, mentre Lami (la cui opera, corredata da un’ingente edizione di fonti, resta la principale) sostiene l’appartenenza agostiniana.
Il primo documento relativo allo stanziamento della M. e compagne a Santa Croce è del 31 ott. 1279: un atto con il quale il Consiglio del Comune concedeva alla M. una casa in cui poter vivere con quante le si fossero unite; il 14 dic. 1279, con delibera del podestà e del Consiglio, viene effettuata – garante un procuratore – la donazione inter vivos (poi perfezionata con atto del 24 dic. 1279) di una casa in contrada S. Nicola concessa «a donna Oringa, fu Menabuoi, vestita dell’ordine di San Francesco» e alle altre donne che con lei facevano vita religiosa (Checchi, pp. 83-87).
La comunità è denominata «mulieres de poenitentia» in un documento del 26 maggio 1283, emanato del vescovo P. Porcari, con il quale si concedeva «a Oringa detta Cristiana e alle sue consorelle» la costruzione di un oratorio; e la M. è definita «vestita dell’abito di San Francesco» in un atto di compravendita del 28 ott. 1283, relativo alla piazza antistante la casa della comunità (ibid.).
Tra il 1293 e il 1298 il monastero della M. beneficiò di tre lettere di affiliazione: la prima lettera di fraternità è destinata alla comunità dal maestro generale degli umiliati nell’aprile 1293 (ibid., pp. 94 s.); poi nel 1295, da parte del neoeletto generale degli agostiniani Simone da Pistoia, che in occasione del capitolo generale di Siena dichiarava di rendere partecipi dei beni spirituali dell’Ordine «la badessa e la comunità del monastero di S. Maria Novella del castello di S. Croce» in ragione –con linguaggio formulare – «dell’affetto, che avevano dimostrato verso l’Ordine agostiniano»; infine (e dopo l’adozione della regola agostiniana) una lettera di fraternità viene emanata da Lotaringo, priore generale dell’Ordine dei servi di Maria il 10 marzo 1298.
Alcuni problemi sono relativi alla lettera di emanazione agostiniana: Lami non la riporta, e Checchi (p. 91) sostiene che egli non l’abbia pubblicata perché – in quanto lettera di affiliazione – sarebbe stata una prova della non appartenenza all’Ordine del monastero della M. (e quindi, secondo Checchi, della sua matrice francescana). Tuttavia Checchi si riferisce non ad atti ufficiali dell’Ordine, ma direttamente alla lettera inviata alle monache dicendola nota solo in copia seicentesca. Inoltre egli antedata la lettera di un decennio (1285), quando generale dell’Ordine non era Simone da Pistoia.
Su base documentaria, il passaggio compiuto all’Ordine agostiniano – presumibilmente condizionato dagli influenti canonici lucchesi di S. Frediano e sostenuto dagli eremitani del convento di Gello in Corniano – è attestato inequivocabilmente da una lettera del vescovo P. Porcari (23genn.1294), indirizzata «alla badessa e al convento delle monache dei Santi Maria Novella e Michele di Santa Croce dell’Ordine di Sant’Agostino» (Checchi).
Nonostante diversi incentivi dati alla fondazione dal vescovo E. Del Carretto (che nel 1303 aveva esortato i fedeli a elargire elemosine per ultimare la costruzione del monastero, cfr. Checchi, pp. 101 s.), nel 1309 il cardinale Arnaldo Pellagrua, legato di Clemente V in Italia, conferiva l’indulgenza a quanti avessero sostenuto la comunità con elemosine, avendo accertato che le monache erano costrette a ricorrere alla questua.
La M. morì a Santa Croce sull’Arno (settantenne, dice l’agiografo, e dopo tre anni di infermità) il 4 genn. 1310.
Il suo culto locale, caratterizzato da notevoli valenze civiche, progressivamente approvato, fu definitivamente confermato il 15 giugno 1776.
Fonti e Bibl.: Vita della beata Cristiana, vergine, fondatrice del monastero di S. Maria Novella e di S. Michele Arcangelo in Santa Croce (oggi monastero della Beata Cristiana), San Miniato 1978; O. Martini, La miracolosa vita et morte della gloriosa vergine santa Cristiana da Santa Croce del Valdarno di sotto…, Siena 1593; G. Lami, Vita della b. O. Cristiana, fondatrice del venerabile convento di S. Maria Novella e di S. Michele Arcangelo dell’Ordine agostiniano nella terra di Santa Croce in Toscana, Firenze 1769; G. Bosco, La vergine delle campagne, ossia Vita della b. O. toscana detta Cristiana di Santa Croce, Torino 1872; D. Morosi, Vita della b. Cristiana fondatrice delle suore agostiniane, Firenze 1904; M. Baciocchi De Peon, La vergine O., Firenze 1926; V. Checchi, Una fondatrice toscana del secolo XIII e le sue costituzioni: s. Cristiana da Santa Croce sull’Arno, Firenze 1927; P. Pacchiani, La vergine santacrocese: s. Cristiana, San Miniato 1939; Giacinto da Pistoia, La beata Cristiana da Santa Croce, Firenze 1939; Id., La beata Cristiana terziaria francescana…, in Italia francescana, XV (1940), pp. 333-344; G. Papasogli, Uno core et anima in Dio: la beata Cristiana da Santa Croce, Milano 1969; D. Gutierrez, Gli agostiniani nel Medioevo, I, 1, Roma 1986, pp. 387-391; A. Benvenuti, «In castro poenitentiae». Santità e società femminile nell’Italia medievale, Roma 1990, pp. 110, 111 n., 120-123, 125, 135, 250, 270 s., 274-276, 279, 281-291, 293, 295, 297-299, 301, 311, 369, 374, 575; I. Gagliardi, Giovanni Lami e O. M., in Giovanni Lami e il Valdarno inferiore. I luoghi e la storia di un erudito del Settecento, Pisa 1997, pp. 209-236; F. Rojo, B. Cristiana da Santa Croce, in Il fascino di Dio. Profili di agiografia agostiniana, Roma 2000, pp. 71 s.; Lexikon für Theologie und Kirche, II, col. 1125; Bibliotheca sanctorum, IV, coll. 324 s.; Dizionario degli Istituti di perfezione, VI, coll. 824 s.
L. Pellegrini