TOMMASINI, Oreste
– Nacque a Roma nel 1844, in una famiglia agiata, da Barbara De Sanctis e da Vincenzo, che aveva ricoperto la carica di senatore del Regno.
Oreste si laureò a vent’anni in legge, ma si dedicò già da giovane a un’ampia gamma di studi: dalla storia alla filologia classica e orientale, coltivò la conoscenza di lingue straniere e fu cultore di musica. Sposò Zenaide Nardini, dalla quale ebbe quattro figli: Ugo, Francesco, che avrebbe preso la strada della diplomazia, Giulia e Vincenzo.
Fu tra i soci fondatori della Società romana di storia patria, nel 1876, e la sua posizione divenne presto di spicco: ne fu presidente dal novembre del 1883 fino al 1891 e, poi, dal 1895 al 1897. Pubblicò il primo volume edito dalla Società, nel 1877, Della storia medievale di Roma e de’ suoi raccontatori più recenti.
Nell’opera intendeva mostrare come la civiltà antica fosse fluita con una sua peculiare continuità nella città medievale. Mostrò, fin da quel lavoro, una particolare attenzione alla storiografia, nazionale e internazionale, distinguendone orientamenti e interpretazioni. Nei suoi testi più importanti, infatti, Tommasini tenne sempre in considerazione le opere precedenti sugli argomenti divenuti suoi oggetti di studio.
Diede poi alle stampe, nel 1891, Scritti di storia e critica, che mescolava riflessioni su Guido Monaco d’Arezzo, Pietro Metastasio e altre importanti personalità all’approfondimento sulla Roma medievale. Curò quindi il Diario di Stefano Infessura, dedicandosi particolarmente all’apparato critico e offrendo al lettore una versione definitiva del testo, divenuto un punto di passaggio obbligato per gli studi della storia e della topografia della città.
Alla storia di Roma Tommasini dedicò anche altri lavori, ma la sua opera più nota rimane senz’altro La vita e gli scritti di Nicolò Machiavelli, edita in due volumi, nel 1883 e nel 1911. Si trattava di un approfondimento di una ricerca iniziata intorno alla metà degli anni Settanta e che gli valse il premio bandito dal Comune di Firenze per commemorare il quarto centenario di Machiavelli. Il testo presentato a quel concorso era già denso, ma Tommasini lavorò ancora qualche anno prima di ritenerlo pronto per un’edizione. Continuò in seguito a studiare Machiavelli, offrendo saggi molto apprezzati dalla storiografia coeva e trattando, nel secondo volume in particolare, anche i temi legati al suo pensiero filosofico.
Quella seconda monografia fu edita, non casualmente, allo scoccare del cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, occasione che diede modo all’autore di insistere sulla sua interpretazione di Machiavelli come precursore dell’unificazione, fondatore di un nuovo pensiero e di una nuova coscienza nazionale. Tommasini dedicò al personaggio, quindi, molti anni dei suoi studi, inserendolo nel contesto della civiltà italiana del Rinascimento e dando un giudizio lusinghiero dell’opera del pensatore fiorentino. Aperto al dibattito, egli rimase in contatto frequente con altri studiosi, come Pasquale Villari, che di Machiavelli aveva approfondito la ricostruzione biografica (Niccolò Machiavelli e i suoi tempi, Firenze 1877-1882).
Vicino a Michele Amari, Tommasini preparò una nuova edizione (Palermo 1910) del volume del maestro e amico siciliano Storia dei musulmani in Sicilia, curandone l’opera.
Oltre che come studioso, Tommasini va ricordato anche come organizzatore di cultura, in particolare nel campo degli studi storici. In tal senso, alla citata attività della Società romana di storia patria va aggiunto che, insieme a Ernesto Monaci, su incarico del ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli, nel 1883 fondò l’Istituto storico italiano (nel 1934 divenuto Istituto storico italiano per il Medio Evo). Dall’anno successivo Tommasini venne ammesso all’Accademia dei Lincei (di cui era socio corrispondente già da quattro anni) e divenne anche direttore della Biblioteca Vallicelliana, carica che mantenne fino al 1900. Fu tra gli animatori del Congresso internazionale di storia, tenuto a Roma nel settembre del 1895, consesso aspramente criticato dal periodico La Civiltà cattolica, che riteneva si fosse eccessivamente inneggiato alla ‘Terza Roma’ e che i frequenti rimandi a Dante, Goethe e Hugo, presi come riferimento di fratellanza umana, avessero fortemente inciso sui lavori, animati – secondo l’anonimo articolista – da uno spirito anticristiano (Cronaca contemporanea, in La Civiltà cattolica, 2 maggio 1903, pp. 395 s.).
Tommasini fu studioso con un profondo senso della partecipazione civile. Secondo il suo pensiero, la storia era non solamente impegno di studio, ma strumento necessario all’azione, come ebbe a ricordare Guido Mazzoni nella commemorazione tenuta presso la Società romana di storia patria.
Uno dei campi cui si dedicò con grande senso civico fu l’istruzione pubblica, in particolare l’istruzione per l’infanzia e quella rivolta alle classi meno abbienti.
Fermo fautore dell’istruzione pubblica per le regole fisse, per la disciplina, per l’autorevolezza dei maestri, riteneva necessaria anche la formazione per quegli adulti appartenenti ai ceti artigianali e operai, rigettando il timore che l’acquisita istruzione delle classi meno abbienti divenisse una minaccia per l’ordine sociale. Su ciò sviluppò con il tempo, grazie anche a viaggi compiuti all’estero, un pensiero compiuto: la sua statura intellettuale e il suo interesse per la materia furono i motivi per la designazione al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione.
L’istruzione fu il tema principale dei suoi interventi anche nel Consiglio comunale di Roma, di cui fece parte dal 1883 al 1895 e dal 1905 al 1907. Venne eletto tra i candidati del blocco liberale-progressista. Quando l’assessore alla Pubblica Istruzione, Biagio Placidi, si dimise, l’aula votò Tommasini come successore, a larga maggioranza (Atti del Consiglio comunale di Roma, 14 dicembre 1885, pp. 503 s.) nella Giunta presieduta dal sindaco Leopoldo Torlonia. Tommasini mantenne le funzioni di assessore fino al giugno del 1887, quando presentò le proprie dimissioni al sindaco come atto di sensibilità istituzionale, non intendendo mantenere una posizione di ‘vantaggio’ nella prossima tornata delle elezioni amministrative.
In occasione di un dibattito su una scuola a pagamento, ebbe modo di chiarire che, secondo la sua opinione, la gratuità era condizione essenziale della scuola pubblica infantile e delle scuole popolari. Per i ginnasi ammetteva la possibilità di una quota di iscrizione. Le sue parole in tal senso erano chiare: non aveva fede nei risultati delle scuole ‘a pagamento’. Infatti sosteneva: la vera «gara avrà luogo per parte del Comune quando le sue scuole avranno locali ben disposti ed igienici, maestri ottimi e ben retribuiti, programmi e libri di testo soddisfacenti» (Atti del Consiglio comunale di Roma, 11 febbraio 1887, p. 297). Tornò così, anche in altri suoi interventi, il richiamo alla necessità di ampliare e migliorare il complesso della scuola primaria e dell’istruzione tecnica del Comune di Roma. La visione alta dell’istruzione si accompagnò alla prefigurazione della capitale come il cuore culturale della nazione. In tal senso appare coerente come un altro suo tema di intervento fosse relativo alla conservazione dei monumenti e alla tutela delle memorie storiche. Nell’amministrazione capitolina fece parte della Commissione archeologica, di quella per il riordino degli archivi municipali, che aveva il compito di recuperare tutti i documenti utili per la storia della città, e della Commissione permanente per i servizi storico-artistici istituita nel 1889.
Aspetto fondamentale della formazione culturale era per Tommasini anche la musica, cui attribuiva un alto senso educativo, in particolare all’insegnamento del canto corale come strumento di formazione civile. Questa passione non fu solamente legata alle opinioni didattiche e formative: Tommasini compose alcune opere, di cui si può menzionare la Ballata dantesca, del 1889.
Il suo impegno civile e di studio venne riconosciuto con le onorificenze, ricevute nel 1891, del cavalierato dell’Ordine della Corona d’Italia e del cavalierato dell’Ordine civile di Savoia.
Candidatosi all’elezione della Camera dei deputati nel 1900, fu battuto nel I collegio di Roma dal repubblicano Pilade Mazza. Cinque anni dopo venne rieletto invece nel Consiglio comunale di Roma con un’ottima affermazione. Sempre nel 1905 ricevette anche la nomina a senatore. Fu scelto per quella carica per aver compiuto un settennato in qualità di membro della Regia Accademia delle Scienze. Nel Senato del Regno fece parte della Commissione per l’esame del disegno di legge Disposizioni sugli esami delle scuole medie, della Commissione che doveva studiare gli opportuni provvedimenti per l’Istituto di S. Spirito in Sassia e per gli Ospedali Riuniti di Roma, rispettivamente nel 1906 e nel 1907. Fu membro e poi presidente della Commissione per la Biblioteca del Senato nel 1919.
Morì il 9 dicembre dello stesso anno.
Opere. Dei suoi scritti, i più importanti appaiono: La vita e gli scritti di Niccolò Machiavelli nella loro relazione col machiavellismo, Roma 1883, 1911. Su Machiavelli è importante anche il denso saggio dal titolo Il Machiavelli e il pensiero religioso (Nuova Antologia, s. 5, 1° ottobre 1911, vol. 155, n. 955, pp. 353-382); inoltre, Scritti di storia e critica, Roma 1891, Bologna 1994; su Pietro Metastasio si segnala, oltre al contributo contenuto nel volume appena citato: Pietro Metastasio e lo svolgimento del melodramma italiano, Roma 1882. Per ciò che riguarda i suoi lavori su Roma, Della storia medievale della citta di Roma e de’ piu recenti raccontatori di essa, in Archivio della Società romana di storia patria, I (1877-1878), pp. 1-46; e, per quanto riguarda il citato volume di Amari, ci si riferisce a Per la seconda edizione della Storia dei musulmani di Sicilia, Palermo 1910. La scuola fu oggetto di discorsi tenuti anche fuori dalle sedi politico-istituzionali: si veda La famiglia e la scuola: lettura popolare tenuta il 1 agosto 1869, nella Sala del Ginnasio di Rimini, Milano 1870. La data indica, peraltro, la continuità di interesse per la materia. Come assessore lasciò considerazioni sullo stato delle scuole elementari nella capitale: Relazione sull’andamento delle scuole elementari del comune di Roma, Firenze 1886.
Fonti e Bibl.: Alla Società romana di storia patria, per disposizione testamentaria, Oreste Tommasini lasciò la sua biblioteca, con una consistenza di circa 10.000 volumi, disponibile presso la Biblioteca Vallicelliana. Di proprietà della Società romana di storia patria è anche il fondo Oreste Tommasini, che comprende carteggi, bozze e altro materiale, consistente in complessivi 1274 documenti conservati in tre buste, il cui arco cronologico è compreso tra il 1873 e il 1920, anch’esso disponibile presso la Biblioteca Vallicelliana. Presso l’Istituto storico italiano per il Medio Evo è presente un’altra interessante serie di carteggi. Nel Fondo Istituzionale, Serie Pubblicazioni, i fascicoli 51 e 81 contengono corrispondenza, rispettivamente, con Monaci (1885-86) e con Ignazio Giorgi (1904-17). Nel fascicolo 87 della stessa serie, in cui sono presenti scambi di missive tra Villari e Giorgi, è indicizzato anche il nome di Tommasini. Altre fonti necessarie per la ricostruzione della sua attività consiliare sono naturalmente i verbali del Consiglio comunale di Roma conservati presso l’Archivio storico capitolino.
Per i dati sulla sua intensa attività appaiono utili le commemorazioni di Carlo Calisse all’Accademia dei Lincei in Rendiconti della Regia Accademia dei Lincei. Classe di scienze morali, storiche e filologiche, s. 5, XXIX (1920), pp. 90-103; quelle lette nel Senato del Regno dal presidente dell’aula, Tommaso Tittoni, e dai senatori Francesco Ruffini, Attilio Hortis, Rodolfo Lanciani, Francesco Saverio Nitti, Atti Parlamentari, Senato del Regno, Discussioni, 10 dicembre 1919, pp. 117 s., e quella tenuta da Guido Mazzoni: In memoria di Oreste Tommasini. Commemorazione tenuta da Guido Mazzoni, in Archivio della Società romana di storia patria, XLIV (1921), pp. 285-310.