DE RUBERTIS, Oreste
Nacque a Napoli il 12 sett. 1893 da Michele e da Giovanna Reuzzo.
Studiò pianoforte presso il conservatorio "S. Pietro a Maiella" di Napoli con F. Rossomandi e composizione con P. Serrao e G. Martucci, che ne era direttore. Conseguì il diploma di licenza di magistero di pianoforte nel 1909, ma già l'anno precedente aveva dato un concerto in un circolo privato eseguendo musiche di sua composizione. Diede il primo concerto ufficiale nel 1910 a Napoli presso la sala Maddaloni; ne seguirono diversi altri in Italia (Milano, Roma, Parma, Bari, Cagliari) e all'estero: in particolare nel 1910 compì una tournée in Egitto, toccando Il Cairo, Suez, Alessandria. Assuan, Porto Said, Luxor.
Nel 1911 iniziò l'attività didattica presso una scuola da lui fondata e presso il liceo musicale "M. Clementi" di Napoli. Nel 1915-16, seguendo l'esempio di Milano, vi costituì, a fianco della Società del quartetto, la Società Amici della musica, che diventerà una delle più importanti società italiane di concerti e un punto di riferimento culturale di grande richiamo. Inaugurata con una conferenza di I. Pizzetti nel 1915, la società poté giovarsi della presenza dei musicisti più in vista, fra i quali i pianisti W. Backhaus, E. D'Albert, A. Casella, C. Zecchi, E. Consolo, i violinisti C. Flesch e A. Curci, i violoncellisti D. Mainardi e A. Bonucci, oltre a complessi strumentali quali il quartetto Rosè e il quartetto Busch. Nel 1918 la società entrò in stretto contatto con la Società italiana di musica moderna di Roma, animata da A. Casella e da B. Molinari, incentivando così la tendenza ad allargare la conoscenza di compositori contemporanei italiani e stranieri e favorendo scambi di artisti. Nel 1918 il D. fondò l'Accademia italiana di musica, che intendeva proporre, oltre all'insegnamento di diversi strumenti, anche cicli di conferenze e concerti, instaurando così una consuetudine poco praticata in Italia: vi prestarono la loro opera alcuni fra i più illustri musicisti del tempo, come F. Rossomandi, A. Curci, C. De Nardis, G. Pannain. Nel 1919 il D. organizzò cinque grandi concerti sinfonici al teatro S. Carlo diretti da W. Ferrero, P. Mascagni, B. Molinari, I. Pizzetti; sotto la direzione di quest'ultimo, il D. eseguì le Variazioni sinfoniche di C. Franck. Nel marzo del 1921 vinse per concorso la cattedra di pianoforte presso il conservatorio "V. Bellini" di Palermo e lo stesso anno ottenne il trasferimento a Roma presso il liceo musicale di S. Cecilia.
Alla attività di pianista e didatta affiancò quella di compositore che iniziò giovanissimo nel 1907 con pezzi per pianoforte solo e per canto e pianoforte.
Fra le liriche per canto e pianoforte sono da segnalare: Tre liriche (1907), Tre liriche esotiche, Sette piccole liriche su testi di autori vari, ira i quali Pirandello, Pan ed Ero, poemetto pastorale su testo di A. Poliziano, tutte composizioni rimaste manoscritte e conservate presso la Biblioteca del conservatorio di Napoli, mentre La leggenda del ruscello (s. a.) per canto e pianoforte fu pubblicata a Napoli. Fra i pezzi per pianoforte solo: Quattro piccoli pezzi all'antica: Minuetto, Arietta, Gavotta, Toccata (1907), rimasti manoscritti presso la famiglia, una Polacca brillante pubblicata senza indicazione di data a Napoli e una serie di pezzi di varia difficoltà pubblicati dall'editore De Santis di Roma nel 1929: Andalusa, Fra i campi, Al mulino, Racconto a Ninon, Colloquio d'amore, Moto perpetuo, Danza campestre, Danza nei sogni, Danza tragica, Danza di gnomi. Tra le composizioni per violino ricordiamo: Preludio in do diesis min., Alla gavotta, Sonata romantica, rimaste tutte manoscritte. Tra le composizioni per orchestra si deve segnalare il poema sinfonico Leggenda indiana (Fior di loto), ispirato a un testo di H. Sienkiewicz, composto nell'ottobre del 1917, scelto per l'esecuzione al Concorso Certani di Bologna. Tale partitura, rimasta manoscritta anche questa, come le precedenti presso l'archivio di famiglia, fu eseguita nel 1926 a Los Angeles dalla Philharmonic Orchestra sotto la direzione di W. H. Rothwell. A da segnalare inoltre la suite sinfonica in quattro tempi Aegyptia, in cui l'autore descrive le impressioni di un viaggio in Egitto.
Morì a Roma il 5 genn. 1930.
Il suo repertorio di concertista non era vastissimo ma interessante: a pezzi tradizionali affiancava sempre brani di autori contemporanei sia italiani sia stranieri; le critiche tendono a sottolinearne la tecnica perfetta, sicurezza di tocco, morbidezza, nitidezza, agilità non comune, anche se a volte si lamentarono eccessi nelle sonorità ed esuberanze passionali. Il D. fu inoltre apprezzato esecutore di musica da camera in duo con M. Corti e A. Curci.
Nella sua attività di compositore si ricollega con convincenti risultati a modelli della cultura del tempo: il poema sinfonico Leggenda indiana, la sua opera maggiore, è una vasta partitura per grande orchestra definita postdebussiana dalla critica coeva (Los Angeles Herald, 13 marzo 1926), ma appare anche debitrice allo stile orchestrale di Respighi. Delle altre composizioni, la Sonata per violino e pianoforte appare di chiara ascendenza franckiana nell'invenzione tematica, mentre la Danza tragica per pianoforte rivela una densità di scrittura pianistica di stampo skriabiniano. Le altre composizioni per pianoforte solo sono piacevoli brani, composti probabilmente Per uso didattico, non privi di grazia e fresca inventiva melodica e di una personale ricerca armonica.
Ma è soprattutto l'attività di didatta e di organizzatore musicale che rende il D. una figura di primo piano nel mondo musicale del primo ventennio del secolo. Oltre ad aver materialmente fondato e animato scuole e società di concerti, operò in esse una intensa attività di svecchiamento di strutture e programmi, modi di approccio culturale al "fatto" musicale, promuovendo iniziative che, pur con un carattere inizialmente privato, furono di grande richiamo per il mondo intellettuale: nel 1923, per esempio, organizzò in casa sua delle "serate intellettuali", frequentate dalle figure più in vista dell'ambiente musicale, e durante le quali si eseguivano soprattutto brani di musica contemporanea.
Fonti e Bibl.: Notizie e critiche in Corriere d'Italia, 23 apr. 1910, 21 apr. 1914, 25 febbr. 1916, 28 febbr. 1917, 5 maggio 1926; Il Corriere delle Puglie, 28 maggio 1920; Don Marzio, 17 marzo, 23 dic. 1908, 21 apr. 1910, 10 apr. 1912, 22 apr. 1914, 20 apr. 1917; Il Giorno, 17 marzo 1909, 24 apr. 1910, 20 e 28 marzo, 1° apr., 2 dic. 1912, 19 apr. 1914, 18 febbr. 1915, 20 febbr., 21 dic. 1916, 22 apr., 24 apr. 1917, 5 febbr., 20 apr. 1918, 31 marzo 1919, 17 marzo 1920, 11 dic. 1921; Il Giornale della sera, 1° apr. 1919, 31 marzo 1920; Il Giornale di Sicilia, 5-6 maggio 1921; Il Giornale delle Puglie, 1° giugno 1920, 26-27 apr. 1926; La Gazzetta di Parma, 10 febbr. 1915; Il Giornale d'Italia, 11 febbr. 1915, 4 genn. 1916, 1° apr. 1920, 13 marzo 1925, 5 giugno 1926, 11 maggio 1927; La Gazzetta di Puglia, 27 apr. 1926; Il Giornale di Sardegna, maggio 1926; Il Presente, 9 febbr: 1915; Il Popolo di Roma, 19 febbr., 20 maggio 1927; Il Popolo d'Italia, 9 dic. 1924, 6 genn. 1925; Il Messaggero, 23 apr. 1926, 28 maggio 1928; Il Mondo, 18 apr. 1922, 11 dic. 1924, 24 apr. 1926; La Tribuna, 18 apr. 1922, 8 genn. 1925, 24 apr. 1926, 4 maggio 1927, 23 maggio 1928; Il Guelfo, 24 apr. 1910; L'Impero, 12 marzo 1925; L'Ambiente, 20 apr. 1910; Minosse, 30 apr. 1914; Il Mattino, 15 febbr. 1908, 17 marzo 1909, 21 apr. 1910, 30 marzo, 1° apr. 1912, 31 dic. 1913, 21 apr. 194, 26-27 febbr., 24-25 apr. 1917, 23-24 febbr. 1918, 12-13 maggio, 13-14 dic. 1919, 16-17 marzo 1920; l'Ora, 15-16 marzo, 13 maggio 1921; La Libertà, 30 giugno 1908, 21, 24 apr. 1910; Il Pungolo, 23 apr. 1910; Roma, 30 giugno 1908, 21 dic. 1912, 1° marzo 193; Los Angeles News, 13 marzo 1926; Los Angeles Times, 8 marzo 1926; Los Angeles Herald, 13 marzo 1926; Los Angeles Record, 13 marzo 1926; Musical America, 3 apr. 1926; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 436 e suppl., p. 254; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Roma 1928, pp. 180 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti. Le biografie, I, pp. 463 s.