BOLLITO, Oreste
Nacque a Torino, da Pasquale e da Rosa Truffa, il 17 dic. 1850. Il padre, già direttore della vecchia ditta tipografica Demari, aveva fondato a Torino nel 1842 con Giovanni Torchio un'impresa per la costruzione di macchine litografiche, la prima in Italia in questo settore di produzione. Dal 1868 il B. aveva soggiornato a Parigi per apprendere nuove tecniche di fabbricazione presso i costruttori Ippolito Marinoni ed Henry Voirin; poi, mortogli il padre nel 1870 e rientrato a Torino, aveva mantenuto la società con il Torchio intraprendendo, su più moderne basi, l'ampliamento delle lavorazioni dell'azienda, dai caratteri a stampa e dai torchi litografici al macchinario tipografico di ogni genere e alle prime macchine cromolitografiche e accessorie all'industria della carta.
Nel 1872 il B. veniva designato a rappresentare la categoria dei costruttori piemontesi di macchine tipografiche presso il Comitato dell'inchiesta industriale.
Secondo il B., la fase di recessione attraversata dall'industria francese, in seguito al crollo politico ed economico nel 1870, aveva consentito alle aziende italiane del settore, alle prese negli anni precedenti con la tradizionale fortissima concorrenza transalpina, di affrontare con maggior respiro un piano organico di rammodernamento e di sviluppo commerciale. In particolare, la "Bollito e Torchio" era riuscita ad elevare la produzione, ferma tra il 1862 e il 1870 sui 40-50 torchi litografici, a 120-150 pezzi annui, mentre un nuovo campo di espansione si stava aprendo nel settore delle presse, dei tagliacarta, delle cesoie, delle perforatrici e in genere degli strumenti sussidiari per tipografie e cartiere, non solo in Italia ma anche all'estero (una buona piazza commerciale si stava rivelando la Grecia). La manodopera era salita nel frattempo a 55 unità e l'azienda si era imposta, unica in Italia, nel campo dei macchinari grafici accessori.
All'Esposizione di Torino del 1884 una medaglia d'oro del ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, per la sezione ingegneria meccanica e industriale, premiava i prodotti della ditta torinese: una macchina sistema Voirin modificata in alcune parti, torchi litografici con intelaiatura in ghisa di dimensioni più funzionali, macinatrici da inchiostro, tagliacarta, cilindri "olandesi", raffinatoi con vasca di ghisa. Dal 1890 la ditta, che si era andata specializzando anche nella fornitura di assortimenti alle fabbriche di carta, sviluppava la produzione di macchine tipografiche sia a tavoletta che a macinazione cilindrica.
Nel settore della litografia e dei macchinari grafici accessori si era venuta peraltro inserendo dal 1890, con sempre maggior autorevolezza, la fonderia "Giovanni Nebiolo e Comp.", dedicatasi sino allora in prevalenza alla fabbricazione di caratteri da stampa. Nel 1908 la "Nebiolo" e "Urania" di Milano, le due più grosse società costruttrici di macchine tipografiche, onde evitare la reciproca concorrenza, deliberavano di costituire una nuova società, l'"Augusta", destinata all'esercizio degli stabilimenti e al commercio dei prodotti delle due società. E nel frattempo la "Nebiolo", che nel 1903 si era trasformata in anonima elevando il capitale da 2 a 3 milioni di lire, per elevarlo di nuovo nel 1906 a 4 milioni, era entrata con una partecipazione al 50% nelle "Fonderie Subalpine" per la fornitura del materiale necessario alla fabbricazione delle macchine grafiche. Veniva pertanto a restringersi il campo di azione della vecchia officina del B., che decideva nel 1910 di abbandonare l'attività in proprio per passare alle dipendenze della "Nebiolo".
Il B. morì a Torino il 29 sett. 1912.
Fonti e Bibl.: Atti del Comitato dell'inchiesta industriale, III, Deposizioni orali, Roma 1874, cat. 15, paragrafo 3; S. Landi, L'arte tipografica della Esposizione di Torino, Firenze 1885, pp. 44, 46 e 131; Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, Direzione Generale della Statistica, Statistica industriale, Roma 1892, p. 221; C. Fumagalli, Dictionnaire géographique d'Italiepour servir à l'histoire del'imprimerie dans ce pays, Firenze 1905, p. 423; G. I. Arneudo, Dizionario esegetico,tecnico e storico perle arti grafiche, Torino 1917, p. 205; G. Dalmazzo, Il libro e l'artedella stampa, Torino 1926, p. LIX; A. Fossati, Lavoro eproduzione in Italia, Torino 1951, pp. 158, 317, 425; P. Spriano, Socialismo e classe operaia a Torino dal 1892 al 1913, Torino 1958, p. 151 n.; D. Garbarino, Storia moderna della industria torinese, Torino 1964, p. 142.