ORECCHIO
(fr. oreille; sp. oreja; ted. Ohr; ingl. ear).
Anatomia e Embriologia comparate. - Negli embrioni dei Vertebrati (v. fig. 1), appena il tubo neurale si è chiuso, si notano due ispessimenti dell'ectoderma, che riveste il corpo, posti uno a destra, l'altro a sinistra del rombencefalo. Questi due ispessimenti (piastre uditive) si piegano ben presto per costituire una fossetta, che poi si chiude, più o meno completamente, formando una vescicola (otocisti; v.). L'otocisti è il primo abbozzo del labirinto membranoso e si osserva negli embrioni di tutti i Vertebrati. Già a questo stadio l'abbozzo del nervo acustico si porta all'otocisti e aderisce alla sua parete ventrale, dove è il primo abbozzo degli epitelî di senso (macula communis) che si osserveranno nell'organo uditivo a completo sviluppo.
La parte dorsale dell'otocisti si schiaccia, poi, secondo un piano sagittale e si piega formando due tasche, disposte tra loro quasi ad angolo retto; nello stesso tempo, sulla parete laterale dell'otocisti, si forma una terza tasca disposta in un piano frontale. Si formano così tre tasche disposte in piani quasi normali tra loro. Sono esse il primo abbozzo dei canali semicircolari. In seguito queste tasche si restringono nella loro posizione centrale, più prossima allo sbocco nella vescicola, poi le loro pareti in questa zona si accollano e finalmente spariscono. Si formano così i tre canali semicircolari che hanno forma di ⋂ e che alle due estremità si aprono nella cavità dell'otocisti (sacco comune). Nel frattempo, in rapporto al punto in cui l'otocisti comunicava con l'esterno, si forma un canale che nei Selaci è aperto all'esterno durante tutta la vita (aquaeductus vestibuli), negli altri Vertebrati è chiuso (recessus labyrinthi). La cavità dell'otocisti si divide poi in due parti che restano più o meno largamente in comunicazione: una parte dorsale, nella quale sboccano i canali semicircolari (utricolo), e una parte ventrale (sacculo). Le modalità di sviluppo sopra descritte valgono per tutti i Vertebrati, salvo che per i Ciclostomi nei quali il numero dei canali semicircolari è ridotto.
Nei Selaci e negli Olocefali il labirinto membranoso, alla fine dello sviluppo, è costituito dal sacculo e dall'utricolo tra loro largamente comunicanti. Nell'utricolo sboccano i tre canali semicircolari. Ognuno di essi presenta una dilatazione presso uno dei suoi sbocchi, in corrispondenza di questa dilatazione (ampolla) si osserva un epitelio di senso (crista acustica). Come si è detto, in tutti i Vertebrati i tre canali semicircolari sono disposti approssimativamente secondo i tre piani del corpo. Così il canale semicircolare anteriore corrisponde al piano sagittale, il canale semicircolare posteriore al piano trasversale, il canale semicircolare esterno al piano frontale. Le ampolle dei canali semicircolari anteriore ed esterno sono all'estremità anteriore dei due canali, quella del canale semicircolare posteriore all'estremità esterna. Il sacculo presenta un breve diverticolo ventrale (lagena) e sulla sua parete mediale sbocca l'aquaeductus vestibuli, che nel suo primo tratto è costituito da un canale (ductus endolymphaticus) che si dirige dorsalmente, passa attraverso la parete del cranio, e si dilata in un sacco più o meno sviluppato nelle diverse specie (saccus endolymphaticus). Da questo sacco parte poi un breve canale che sbocca all'esterno. Questo sbocco all'esterno del sacco endolinfatico è peculiare dei Selaci e Olocefali. Gli epitelî di senso sono rappresentati, oltre che dalle tre cristae delle ampolle, anche da altri quattro gruppi di terminazioni nervose, due nell'utricolo e due nel sacculo. Nell'utricolo si osserva un epitelio di senso (macula utriculi) posto in uno speciale diverticolo (recessus utriculi) e un piccolo epitelio di senso (macula neglecta) posto sulla sua parete media. Il sacculo ha due epitelî di senso, uno posto sul suo fondo (macula sacculi) e uno posto nella lagena (macula lagenae). A tutti questi epitelî di senso giunge un ramoscello del nervo acustico le cui fibre nervose abbracciano, come un paniere, le cellule di senso che presentano un peluzzo sensitivo. Sopra l'epitelio di senso delle cristae è una massa coniforme (cupula) costituita da una sostanza gelatinosa. Sopra le maculae invece, nel sacculo e nell'utricolo, sono dei minuti cristalli di carbonato di calcio (otoconia). La cavità del labirinto è ripiena di uno speciale liquido (endolinfa).
Le differenze del labirinto degli altri Vertebrati dal tipo sopra descritto vertono quasi esclusivamente nel maggior sviluppo della lagena e dei suoi epitelî di senso nelle forme a vita terrestre. In tutti questi Vertebrati i canali semicircolari anteriore e posteriore con la loro estremità non ampollare sboccano insieme nell'utricolo. Si forma così un tratto comune ai due canali semicircolari (sinus superior utriculi) che in taluni Teleostei manda un diverticolo dorsale (apex sinus superioris).
Il sacculo va sempre meglio delimitandosi dall'utricolo, così già in taluni Teleostei l'apertura di sbocco del sacculo nell'utricolo diviene piuttosto stretta e le sue pareti si allungano a costituire un condotto (canalis utriculo-saccularis). Questo condotto può, nelle diverse specie, allungarsi più o meno a spese della parte dorsale del sacculo che si restringe, e un simile processo è molto spinto nei Mammiferi nei quali interessa anche la zona in cui sbocca il dotto endolinfatico, che così viene ad aprirsi in questo canale invece che nel sacculo, nel quale sbocca nei Rettili.
La lagena è nei Teleostei poco sviluppata, costituendo una parte del sacculo. Nelle forme a vita terrestre è però più sviluppata e nei Loricati e negli Uccelli assume la forma di un lungo tubo, che nei Mammiferi è piegato a spira costituendo la rampa media della chiocciola.
La cristae con le loro cupulae si osservano pressoché simili in tutti i Vertebrati salvo che nei Ciclostomi. La macula utriculi è sempre più o meno sviluppata. La macula neglecta manca nei Mammiferi ditremi. La macula sacculi è sempre ben sviluppata e, nel sacculo, è stata descritta dal Sarasin nei Gimnofioni un'altra piccola macula (macula neglecta sacculi) che però nell'embrione di Echidna si osserverebbe nell'utricolo. Nelle forme a vita terrestre la lagena porta un secondo epitelio di senso (papilla basilaris) posto presso il suo sbocco nel sacculo. La papilla basilaris è particolarmente sviluppata nei Loricati, negli Uccelli e nei Mammiferi nei quali, in rapporto col grande sviluppo che assume la lagena, forma l'organo del Corti, che si osserva in queste forme con caratteri identici a quelli che presenta nell'orecchio umano (v.). La macula lagenae si osserva in tutti i Vertebrati ad eccezione dei Mammiferi nei quali scompare; nei Rettili e negli Uccelli è all'apice della lagena e conserva la copertura di cristallini calcarei, che non si osserva invece sulla papilla basilaris. Su tutte le maculae è sempre questa copertura di cristallini calcarei. Fanno eccezione i Teleostei, nel labirinto dei quali si osserva in corrispondenza di ciascuna delle tre grandi maculae (sacculi, utriculi e lagenae) una grossa concrezione calcarea (otolite; v.).
Il recessus labyrinthi, che negli altri Vertebrati è al posto dell'aquaeductus vestibuli dei Selaci e degli Olocefali, si distingue in ductus e saccus endolymphaticus. Il ductus endolymphaticus si dirige verso il cervello passando attraverso un particolare forame e il saccus endolymphaticus si espande negli spazî meningei. Ordinariamente il saccus è piccolo, ma negli Anfibi e negli Ascalaboti può prendere anche un grande sviluppo, così nella rana si estende sopra la midolla spinale mandando delle propaggini sopra i ganglî dei nervi spinali e negli Ascalaboti esce dal cranio portandosi nella regione scapolare. Nei Teleostei il recessus labyrinthi è ridotto e in talune forme può mancare.
In taluni Teleostei, in rapporto a una connessione che per mezzo di una catena di ossicini (apparato di Weber) si stabilisce tra la vescica natatoria e l'orecchio, il sacculo dell'orecchio destro sarebbe in comunicazione col sacculo dell'orecchio sinistro per mezzo di un canale (canalis communicans transversus) che manda caudalmente un corto diverticolo impari posto sull'asse del corpo.
I Ciclostomi presentano un labirinto membranoso che corrisponde al tipo sopra descritto, ma semplificato verosimilmente per riduzione. Non è chiara la distinzione tra sacculo, utricolo e lagena e tutte le maculae sono fuse in un unico epitelio di senso. Il Petromyzon ha due canali semicircolari (anteriore e posteriore) l'esterno manca ed è rappresentato dalla sua crista, che si trova in un diverticolo (apex sinus superioris) della parete media del labirinto. La Myxine ha un solo canale semicircolare che però presenta un'ampolla con una crista ad ogni suo sbocco. Mancherebbe la terza crista.
L'anfiosso non presenta labirinto. In alcuni invertebrati esistono formazioni che ricordano lontanamente il labirinto membranoso (statocisti).
Il labirinto membranoso è chiuso in una capsula ossea o cartilaginea facente parte del cranio. Tra la parete del labirinto e la parete di questa capsula (labirinto osseo o cartilagineo) è interposto un liquido (perilinfa). Uno strato di perilinfa circonda tutto il labirinto salvo che lungo la chiocciola, nella quale vi sono due canali perilinfatici (scala vestibuli e scala tympani) posti sopra e sotto la scala media, che è la cavità del labirinto membranoso. Le lacune perilinfatiche possono inviare delle ramificazioni tra cui la più sviluppata è forse quella che si osserva in taluni Teleostei e che si dirige verso l'apparato di Weber.
Un orecchio medio con timpano, cassa del timpano e tromba di Eustachio si osserva già negli Anfibî. Esso si forma in tutti i Vertebrati a vita terrestre in relazione con la prima fessura branchiale. Negli Anfibî, nella massima parte dei Rettili e in taluni Uccelli il timpano è superficiale. Nella cassa del timpano è un lungo ossicino, che si pone in rapporto ad una finestra, che è nell'osso che limita lo spazio perilinfatico dalla cassa del timpano. Quest'ossicino (columella) deriva in parte da un pezzo della capsula ossea che circonda l'orecchio e in parte dalla porzione prossimale dell'arco ioideo dei Pesci (iomandibolare). Nei Mammiferi troviamo tre ossicini: la staffa che corrisponde alla columella, l'incudine che corrisponde al quadrato e il martello che corrisponde all'articolare (pezzi ossei facenti parte dell'arco mandibolare dei Rettili).
Il condotto uditivo esterno appare in molti Uccelli e nei Mammiferi, il padiglione è proprio dei Mammiferi, sebbene qualche traccia se ne osservi in Rettili e Uccelli.
L'orecchio dell'uomo.
Come negli animali superiori, nell'uomo l'apparato uditivo è molto complesso e perfezionato; vi sono distinte due funzioni, e cioè quella uditiva e quella dell'equilibrio del corpo. Si divide in tre segmenti e cioè l'orecchio esterno, il medio e l'interno. I primi due segmenti formano l'apparecchio di recezione e di trasmissione dei suoni, il terzo quello di percezione dei suoni e dell'equilibrio.
Orecchio esterno. - L'orecchio esterno comprende a sua volta due parti: una esterna più o meno allargata, il padiglione; una interna, che fa seguito alla precedente, a forma di canale più o meno cilindrico, il condotto uditivo esterno (fig. 4).
Il padiglione dell'orecchio, situato ai lati della testa e in avanti della mastoide, è costituito da una cartilagine reticolare tappezzata di pericondio aderentissimo che per la sua natura elastica e la ricchezza di fibre elastiche, è molto flessibile e non facile a fratturarsi. La frattura, che a volte pur si riscontra al padiglione nei pugilatori, nei dementi, ecc., è data da insulti e da alterazioni di lunga durata, e probabilmente da disturbi trofici (alienati). Detta cartilagine rappresenta lo scheletro del padiglione stesso cui conferisce la forma a imbuto con rilievi e infossamenti caratteristici e distinti con nomi diversi: l'elice che costituisce la rilevatezza più esterna, che si inizia nel fondo della conca e si porta indietro fino al lobulo contornando il padiglione; l'antelice parallelo all'elice che si inizia in basso da una rilevatezza, antitrago, e finisce biforcato in alto racchiudendo nella biforcatura la fossetta triangolare; tra elice e antelice è la fossetta scafoidea, in avanti del meato uditivo la rilevatezza del trago separato dall'antitrago, in basso, dall'incisura intertragica, nel fondo del padiglione è la conca che immette nel meato e nel condotto uditivo (figg. 2 e 4).
Il connettivo sottocutaneo è lasso nella superficie prospiciente alla testa, mentre è più stipato e più aderente nella superficie laterale infossata, ragione per cui l'erisipela e gli ascessi si manifestano in modo particolarmente doloroso da questo lato. L'irrorazione sanguigna è molto vasta per la ricchezza delle anastomosi, per cui la nutrizione si effettua in modo uniforme e la guarigione delle ferite è abbastanza facile. Si conoscono casi di orecchie del tutto staccate che suturate sono rimaste aderenti.
Il padiglione è legato alla testa, oltre che dalla cartilagine che si continua con quella del condotto uditivo, anche da tre legamenti speciali che l'uniscono alle regioni vicine; le sue varie parti sono poi fra loro collegate da legamenti intrinseci.
Il padiglione è fornito inoltre anche di muscoli estrinseci e intrinseci, i primi rappresentati dall'auricolare superiore, dall'anteriore e dal posteriore, e i secondi dal grande e dal piccolo muscolo dell'elice, dal muscolo del trago, dal muscolo dell'antitrago, dal muscolo trasverso e dall'obliquo. Essi nell'animale hanno una grande importanza in quanto i primi servono a dirigere il padiglione nella direzione del suono, e i secondi per regolare l'intensità delle onde sonore. Nell'uomo hanno perduto la loro importanza essendo intervenuti degli altri mezzi più perfezionati per il disimpegno di tali funzioni e perciò si sono atrofizzati, in maggiore misura gli intrinseci. Tuttavia in taluni individui permane la facoltà di imprimere dei movimenti al padiglione auricolare, residuo atavico della predetta funzione, ma che nell'uomo, in ogni modo, non pare serva allo stesso scopo.
Numerose, infine, sono le varietà nella forma complessiva del padiglione, che dànno un aspetto speciale alla fisionomia dell'individuo e possono trasmettersi di padre in figlio.
Riguardo alla funzione del padiglione le opinioni sono molto controverse. È certo che negli animali deve avere una decisa influenza, sia nella percezione della direzione del suono sia nel dosare, a mezzo dei suoi muscoli intrinseci, la quantità e l'intensità del suono raccolta dal padiglione a guisa di una retina che restringe o allarga la sua pupilla a seconda dell'intensità luminosa esterna.
Secondo alcuni il padiglione avrebbe una facoltà orientatrice circa il punto di produzione del suono; secondo altri le eminenze e le depressioni della parte esterna del padiglione avrebbero il compito di riflettere le onde sonore; altri autori, infine, gli hanno attribuito la funzione di rinforzare i suoni con la sua convibrazione. Probabilmente tutte le proprietà rinforzatrici e di orientamento nei suoni riferibili al padiglione devono essere molto importanti presso gli animali; nell'uomo, se pure esistono, debbono essere notevolmente ridotte. Il padiglione è irrorato dall'arteria auricolare posteriore della carotide esterna e dai rami auricolari anteriori della temporale superficiale; è innervato dal grande auricolare del plesso cervicale, dall'auricolare posteriore del facciale, e da filamenti dell'auricolo-temporale del trigemino.
Il condotto uditivo esterno è un canale che va dal padiglione alla membrana timpanica; ha una lunghezza nell'adulto di circa 2⅓ cm. e consta di una porzione cartilaginea che forma il terzo esterno, e una porzione ossea che forma i due terzi interni. Esse sono unite fra loro da un tessuto fibroso lasso sotto un angolo ottuso aperto in avanti e in basso, in modo che per vedere la membrana timpanica bisogna raddrizzare il condotto tirando il padiglione indietro e in alto. La cartilagine, che forma l'impalcatura della prima parte del condotto, non è completa, ma presenta due incisure (Santorini) un po' oblique rispetto all'asse del condotto, di cui l'esterna si trova alla parete anteriore e l'interna in basso e indietro, colmate da tessuto fibroso e da alcune fibre muscolari, le quali facilitano l'estensibilità del condotto; attraverso di esse si fanno strada le suppurazioni provenienti dalla ghiandola parotide e dai tessuti che si trovano in avanti del condotto. Il lume del condotto ha calibro e forma diversa a seconda del punto che si considera. La parte più ristretta è in corrispondenza del punto in cui la parte cartilaginea si unisce a quella ossea (istmo); anzi a tale proposito per il calibro del lume il condotto può paragonarsi a due coni riuniti per il loro apice tronco.
Tale fatto è importante perché, quando nel condotto vi è un corpo estraneo, bisogna evitare che questo oltrepassi detto istmo (con manovre improprie), essendo in questa seconda parte di più difficile estrazione, tanto più che il corpo può scivolare nel recesso che si trova tra la membrana e la parete inferiore del condotto osseo appunto per la disposizione obliqua dell'attacco della membrana; in tale caso la sua estrazione può spesso richiedere l'apertura posteriore del condotto e a volte anche l'ampliamento della parete posteriore ossea.
La pelle è la stessa che ricopre il padiglione; in vicinanza del meato è fornita di peli più o meno abbondanti a seconda degl'individui, ed è ricca di ghiandole sebacee superficiali che sboccano nei follicoli piliferi o liberamente nella cute e nella parte cartilalaginea di ghiandole foggiate a gomitolo (ghiandole ceruminose), che secernono il cerume, addossate le une contro le altre, formanti tutto attorno al condotto uno strato continuo, una corona ghiandolare, e disposte immediatamente sotto la pelle. In corrispondenza della parete ossea la pelle si va sempre più assottigliando di modo che la sua parte più profonda funziona da periostio, onde la facilità con cui risente delle infiammazioni ossee e si ulcera dando luogo a fistola ossea. Il suo strato più superficiale, infine, si continua sulla membrana. Il condotto è bene irrorato di sangue e riccamente innervato, onde il dolore vivissimo provocato da lesioni anche lievi e dai foruncoli auricolari. È innervato da un filuzzo nervoso proveniente dallo pneumogastrico che è quello che dà lo stimolo della tosse, specie in taluni individui, allorché è titillato il condotto. È da ricordarsi infine a titolo di curiosità il titillamento dell'orecchio praticato presso i Cinesi, a scopo voluttuoso.
Importantissimi sono i rapporti che le pareti del condotto contraggono con gli organi e i tessuti circostanti. La parete anteriore è in rapporto con l'articolazione temporo-mascellare e più particolarmente col condilo del mascellare inferiore; questa sporgenza ossea corrisponde al condotto uditivo osseo per i suoi due terzi interni, al condotto uditivo cartilagineo per il suo terzo esterno. Tale rapporto ci spiega perché nelle infiammazioni del condotto riesce dolorosa la masticazione e le gravi complicazioni che sogliono intervenire a una caduta sul mento per la frattura di questa parete che è sottile in corrispondenza della cavità articolare e a volte anche congenitamente deiscente. La parete posteriore corrisponde alle cellule mastoidee e nella parte più alta all'antro, è costituita da una lamina ossea assai compatta, ma che nelle mastoidi pneumatiche è a volte molto sottile; tale rapporto spiega la tumefazione che si riscontra nelle mastoiditi in corrispondenza di detta parete e che spesso rappresenta un sicuro sintomo della mastoidite.
La parete superiore è in rapporto con le cellule soprameatiche e con la fossa cerebrale media; la parete inferiore, infine, corrisponde per tutta la sua estensione alla loggia parotidea ed è in rapporto immediato con la ghiandola parotide; negli ascessi di questa ghiandola non è raro che il pus si faccia strada verso il condotto attraverso le incisure del Santorini.
Il condotto uditivo esterno è irrorato da rami delle arterie auricolari posteriori, mascellare interna, e temporale. È innervato da rami dell'auricolo-temporale del trigemino e del ramo auricolare del vago.
Il condotto uditivo esterno serve a portare le onde sonore alla membrana timpanica e ad aumentarne il suono agendo da risonatore; tale risonanza, secondo G. Gradenigo, si accorda con il do4, ciò che, secondo questo autore, spiegherebbe il fatto che nelle sordità professionali i toni più frequentemente colpiti sono quelli della 4ª ottava. Il fatto poi che il condotto ha una leggiera curvatura a spira fa sì che le onde sonore non cadano direttamente sulla membrana ma vi siano riflesse. Negli otosclerotici è stato notato il fatto che il condotto uditivo è più largo e più diritto in modo che riesce facile vedere la membrana senza raddrizzare il condotto.
Una delle anomalie che più hanno attratto l'attenzione è costituita da una sporgenza più o meno accentuata che può essere presente sull'orlo libero dell'elice nella sua parte postero-superiore. Essa è detta tubercolo di Darwin, dal nome dello scienziato che per primo la descrisse. Negli Antropoidi è situata sull'orlo posteriore dell'elice, un poco al di sopra del ramo orizzontale dell'antelice; nell'uomo, quando l'orlo dell'elice non è accartocciato, questa punta è rivolta all'indietro come nel Macaco; quando invece l'accartocciatura è presente, la punta si rivolge in avanti; infine quando l'elice è accartocciato e ispessito, la punta si distingue difficilmente. Considerato come un carattere atavico da G. Schwalbe che, dopo Darwin, si sforzò di dimostrarne l'omologia con la punta presente negli animali a orecchie lunghe, il tubercolo di Darwin sarebbe invece per il Sera un semplice sostegno ehe rende più robusto l'orlo dell'orecchio e la sua formazione si spiegherebbe quindi con ragioni puramente meccaniche.
Antropologia dell'orecchio esterno. - L'orecchio esterno fornisce agli antropologi un importante riferimento antropometrico: il rilievo situato anteriormente al trago, è il punto da cui comincia l'altezza biauricolare.
La misura della larghezza e della lunghezza del padiglione ha permesso al Topinard il calcolo d'un indice fisionomico dell'orecchio:
larghezza dell'orecchio × 100 lunghezza dell'orecchio.
Dal punto di vista razziale, questo rapporto sembra avere importanza molto scarsa. Gl'indici più bassi, cioè le orecchie più allungate, sono stati trovati presso gli Ainu (52,8; Sakaki) e gli Eschimesi (53,0; Duckworth); gl'indici più alti, cioè le orecchie più larghe, presso i Negri (62,5; Karntz) e i Negrilli (66,2; Czekanowski).
Se si considera l'estensione dell'orecchio in tutte le sue dimensioni, l'orecchio della donna è generalmente più piccolo di quello dell'uomo e l'orecchio dei vecchi è più grande di quello degli adulti a causa dell'appiattimento del padiglione, dovuto al fatto che, con l'età, le fibre elastiche e le cartilagini perdono la loro rigidezza, producendo così un aumento nelle dimensioni. In genere, i Negri hanno le orecchie più piccole, i Mongoli le più grandi.
Il lobo è spesso perforato artificialmente per introdurvi oggetti d'ogni specie: fili di lana, festuche, dischetti di legno di dimensioni sempre maggiori. È il caso dei Banda e dei Sango dell'Africa equatoriale. Presso gli Yakoma, rivieraschi dell'Ubanghi, il lobo così disteso si allunga considerevolmente e può giungere fino quasi a toccare la spalla. Questa deformazione si ritrova presso i Daiaki di Borneo, nei quali il lobo sostiene anelli sempre più numerosi e pesanti, e presso gl'indigeni delle isole Marshall e delle Caroline. Talvolta anche l'orlo dell'elice è perforato e caricato di anellini.
Orecchio medio. - È costituito dalla cassa del timpano, dalla tromba di Eustachio, che mette in comunicazione la cassa stessa con la rinofaringe, e dalla mastoide, in rapporto con la cassa a mezzo dell'aditus ad antrum (figure 5-7).
Cassa del timpano. - La cassa timpanica è una cavità a forma di lente biconcava tutta chiusa da pareti ossee eccetto che la sua parete distale, costituita in gran parte da tessuto molle, cioè dalla membrana timpanica. In detta cavità sono da considerare sei pareti, che per i loro rapporti hanno ciascuna un'importanza speciale. La parete distale, come abbiamo detto, è costituita per la maggior parte dalla membrana, e si trova circoscritta in un quadro osseo che continua all'intorno la parete stessa, più estesa in basso. La membrana, circolare nei primi anni di vita, diventa poi ovale o ellittica con lo sviluppo dell'individuo; ha il diametro longitudinale di 9 mm. e trasversale di 8,5 mm. In essa si distingue una pars tensa e una pars flaccida, la prima, che è la membrana propriamente detta ed è la più estesa, si inserisce al solco timpanico, mentre l'altra, detta anche membrana di Shrapnell, separata dalla prima dalle pliche anteriore e posteriore, si attacca in alto in corrispondenza dell'incisura di Rivini della squama. La pars tensa è costituita da una membrana propria fatta di fibre raggiate e circolari, rivestita all'esterno dall'epidermide del condotto uditivo esterno, e all'interno dalla mucosa della cassa. La pars flaccida, invece, non ha membrana propria ed è formata dall'epidermide del condotto e dalla mucosa della cassa. La membrana vista dal condotto ha aspetto madreperlaceo, è disposta obliquamente dall'alto in basso, dall'esterno all'interno e dall'indietro in avanti. Sulla sua superficie si osserva in alto una piccola protuberanza biancastra più o meno sporgente; corta apofisi del manico del martello, essa si continua con un rilievo diretto verso il basso e all'indietro che corrisponde al manico del martello e che fa corpo con la membrana propria, la sua estremità inferiore, un po' allargata, rappresenta l'umbus situato quasi nel mezzo della membrana. Dall'umbus parte un riflesso luminoso a forma di un triangolo isoscele diretto verso il basso e il davanti. Essa presenta in fine una forma di imbuto con la parte più infossata in corrispondenza dell'umbus. La parete inferiore, o pavimento della cassa, ha maggiore o minore estensione a seconda dello sviluppo del bulbo della giugulare con cui tale parete ha rapporto; presenta spesso delle piccole cellule e delle deiscenze più o meno evidenti, attraverso le quali può insinuarsi la giugulare stessa ed essere talvolta ferita nella paracentesi della membrana. La parete posteriore lascia rilevare un po' più in basso del margine posteriore della finestra ovale il processo piramidale, dal quale per un sottile canalino fuoriesce il tendine del piccolo muscolo stapedio che va ad attaccarsi alla staffa; un po' più in avanti di esso si trova l'apertura attraverso la quale la corda del timpano vien fuori dal canale di Falloppia. In alto lo sbocco dell'aditus ad antrum. La parete superiore o vòlta della cassa (tegumen tympani) è costituita da due parti che si uniscono nella sutura petrosquamosa che talvolta può lasciare deiscenze più o meno evidenti. Essa è in rapporto con la fossa cranica media. La parete mediale è in rapporto con le cavità labirintiche; presenta nel mezzo una superficie liscia, sporgente di forma romboidale, detta promontorio, che corrisponde al primo giro basale della chiocciola. In alto e posteriormente al promontorio si rileva una nicchia in fondo alla quale trovasi la finestra ovale, chiusa dalla platina della staffa, mentre posteriormente e in basso vi è la finestra rotonda. Fra le pareti superiore e mediale si trova il semicanale per il tensore del timpano. Al di sopra e all'indietro della nicchia della finestra ovale si rileva una prominenza che contiene il canale di Falloppia, e che alle volte può presentare delle deiscenze.
Nell'interno della cassa del timpano sono contenuti degli ossicini e dei piccoli muscoli. Gli ossicini sono: il martello, l'incudine e la staffa; i muscoletti sono: il tensore del timpano e lo stapedio. Il martello, della lunghezza di 8 mm. circa, presenta un manico, un collo, e una testa. Il manico, che fa corpo con la membrana propria, si allarga a spatola nella sua estremità inferiore formando l'umbus della membrana timpanica, e porta alla sua estremità superiore la corta apofisi, che sospinge all'esterno la membrana stessa in modo da rendersi ben visibile all'esterno, come punto di ritrovo importantissimo. La testa, a forma allungata, è fornita all'indietro e all'interno di una superficie articolare a sella per il corpo dell'incudine. L'incudine presenta un capo, una superficie articolare corrispondente alla testa del martello, una branca corta orizzontale, diretta verso l'interno e appoggiata con la sua estremità libera allo spigolo inferiore dell'aditus, e la branca lunga protesa libera all'ingiù nella cassa del timpano. La staffa è costituita dalla testa, dalle due branche, e dalla platina che chiude la finestra ovale del vestibolo. Tali ossicini sono fra loro uniti da articolazioni, e fissati nell'epitimpano da legamenti.
Dei muscoli intrinseci del timpano, il tensore del timpano si origina dalla vòlta della tuba cartilaginea, il suo tendine si piega quindi ad angolo attorno al cosiddetto becco del cucchiaio, attraversa la cassa e va ad attaccarsi al manico del martello verso il collo. È innervato dal trigemino e serve a ritrarre all'interno il manico del martello, e quindi a tendere la membrana.
Lo stapedio si inizia da un canalicolo comunicante con quello di Falloppia, e fuoriesce con tendine sottile dalla eminenza piramidale; si dirige verso l'avanti e si attacca alla parte posteriore della testolina della staffa. È innervato da un ramo del facciale, e serve alla trazione verso l'esterno della staffa, agendo così in senso contrario al tensore del timpano. Così dall'armonica funzione dei due muscoli si riesce a ottenere una regolazione, una specie di accomodamento utile alla percezione dei varî suoni.
Tutta la cassa, gli ossicini e i legamenti sono rivestiti da una sottile mucosa. La cassa è irrorata da piccoli rami della carotide esterna e interna, e innervata dal plesso del trigemino.
Mastoide. - La mastoide (v.) situata dietro il condotto uditivo esterno ha forma piramidale ad apice in giù. Sulla sua superficie esterna presenta la fossa mastoidea all'altezza dell'angolo postero-superiore del condotto e che corrisponde alla zona di proiezione dell'antro; al di sopra di essa è la cresta temporale nel prolungamento verso l'indietro del processo zigomatico, e che segna all'esterno il limite inferiore della fossa cranica media; nella sua parte inferiore la superficie è rugosa, e serve all'attacco dei muscoli del collo. Alla superficie interna, e nella parte corrispondente alla fossetta mastoidea, si trova l'antro, a forma ovale o ellittica, di varia dimensione, in comunicazione con le cellule pneumatiche più o meno sviluppate a seconda degli individui. Fra queste ultime sono da ricordare, per la loro dimensione, le cellule della punta e quelle postero-superiori. Cellule pneumatiche, in comunicazione più o meno diretta con l'antro, si trovano alla punta della piramide della rocca, al di sopra della cassa timpanica, nel processo zigomatico, attorno alla tuba, ecc. Le cavità suddette sono rivestite dalla stessa mucosa della cassa.
Tuba di Eustachio. - È un piccolo condotto che mette in comunicazione la cassa con il cavo rinofaringeo. Si inizia dalla parte superiore della parete anteriore della cassa, e sbocca nel mezzo della parete laterale del cavo rinofaringeo. È costituita da una parte ossea e da una cartilaginea, ambedue a forma di cono tronco uniti dalla parte più stretta. Quella cartilaginea termina a imbuto più allargato, fornita nella sua parte terminale di un cercine in rapporto con muscoli che servono a dilatarne l'apertura. Essa è rivestita di mucosa di vario spessore, fornita di epitelio vibratile e di ghiandole sul pavimento, ove si trova anche un piccolo accumulo di tessuto adenoideo (tonsilla tubarica). La tuba è irrorata da ramuscoli del ramo faringeo della carotide esterna, dalla meningea media e dalla sfenopalatina; è innervata dal plesso timpanico e dai ramoscelli faringei del nervo vidiano.
Orecchio interno. - Il labirinto è l'insieme delle cavità scavate nello spessore della rocca petrosa, di configurazione molto complessa (labirinto osseo) e contenenti un insieme di parti molli (labirinto membranoso) ove sono contenuti gli organi di percezione uditiva (labirinto anteriore), e dell'equilibrio statico e dinamico (labirinto posteriore): v. figg. 8-10.
Il labirinto anteriore corrisponde alla chiocciola. La chiocciola ossea è eostituita da un nucleo, o modiolo intorno a cui si avvolge un tubo, detto lamina di contorno, per più giri di spira (tre nell'uomo) e da una lamina spirale contenuta nel tubo stesso, aderente per il suo margine interno al modiolo e avente l'altro margine libero che guarda la parete opposta. Quest'ultima divide incompletamente, nello scheletro, il tubo spirale in due rampe che si denominano rampa vestibolare la superiore, perché in rapporto col vestibolo labirintico, e rampa timpanica l'inferiore, che è in comunicazione con la finestra rotonda della cassa; esse sono comunicanti fra loro nella loro parte superiore.
Allorché le parti ossee sono rivestite di tessuto molle, la lamina spirale all'esterno si continua, sino alla parete opposta, con una lamina membranosa detta membrana basilare, di modo che le due rampe suddette vengono a essere completamente separate nei loro giri di spirale fino all'apice ove sono comunicanti a mezzo di un orifizio rotondo detto helicotrema. Dallo stesso margine libero della lamina spirale parte una membrana molto sottile (membrana del Reissner) che va ad attaccarsi alla parete concava della lamina di contorno, seguendo la membrana basilare nelle sue spire fino all'apice ove termina a cul di sacco, formando così un altro tubo spirale separato dalle due rampe (dotto cocleare), entro cui è l'organo del Corti e comunicante per mezzo dei canali riuniti con il sacculo e gli altri spazî endolinfatici.
L'organo del Corti è costituito da tanti piccoli organi addossati l'uno all'altro e che si continuano dalla base fino all'apice del dotto cocleare in modo da formare un piccolo tunnel spirale; ogni arco è alla sua volta costituito da due pilastri su cui si appoggiano tre cellule sensoriali ciliate all'esterno e una all'interno, protette da cellule di sostegno e ricoperte al di sopra da una lamina tectoria che è in rapporto di contatto con le ciglia delle cellule sensoriali. Da queste partono i nervi specifici, che, attraverso dei canalicoli scavati nella lamina spirale, vanno a finire al ganglio di Corti, le cui terminazioni raggiungono, per i canalicoli spirali, il condotto uditivo interno, l'8° paio dei nervi cranici e i centri cerebrali. La funzione uditiva si compie a mezzo di questi piccoli elementi di percezione.
Il labirinto posteriore osseo è costituito dal vestibolo e dai canali semicircolari. Il vestibolo, scavato nella rocca, immediatamente all'interno della finestra ovale, è una specie di quadrivio che comunica all'infuori per la finestra ovale con la cassa timpanica, all'indentro, a mezzo dei piccoli fori che dànno passaggio ai filuzzi del nervo vestibolare, con il condotto uditivo interno, in avanti e in basso con la chiocciola, indietro e in alto con i canali semicircolari.
Di detta cavità la parete esterna è rappresentata quasi tutta dalla finestra ovale chiusa dalla base della staffa; nella parete interna, all'unione del suo terzo superiore con i due terzi inferiori, v'è una piccola cresta a direzione anteroposteriore (cresta del vestibolo), che divide la cavità del vestibolo in due fossette, al di sopra la fossetta ellittica e al di sotto la fossetta emisferica e che, biforcandosi posteriormente, circoscrive un'altra piccola fossetta detta cocleare, in rapporto con l'estremità posteriore del canale cocleare della chiocciola. I canali semicircolari sboccano quasi tutti in corrispondenza della sua parete superiore, eccetto l'orifizio ampollare del canale semicircolare posteriore che sbocca nella parete posteriore.
La parte del labirinto membranoso corrispondente al vestibolo è costituito dall'utricolo, che occupa la fossetta ellittica, e dal sacculo, che occupa la fossetta emisferica, riuniti fra loro da un canalino, canale utricolo-sacculare, con cui è in comunicazione anche il condotto endolinfatico che attraverso una stretta fessura dell'osso (acquedotto del vestibolo), si porta alla faccia postero-esterna della rocca, a metà distanza tra il condotto uditivo interno e il seno sigmoideo, ove si trova una vescichetta, scavata in uno sdoppiamento della dura, che è il serbatoio del vestibolo (sacco endolinfatico). L'utricolo è in comunicazione con i canali semicircolari ossei e il sacculo, per mezzo dei canali riuniti, col dotto cocleare; entro queste cavità è un liquido, detto endolinfatico per differenziarlo dal perilinfatico che si trova tra il labirinto membranoso e quello osseo.
Gli elementi sensoriali del vestibolo sono rappresentati dalle macule otolitiche, al di sopra delle quali si trovano delle formazioni speciali dette otoliti. Le macule sono costituite da cellule di sostegno e da cellule sensoriali fornite ciascuna di un pelo sensoriale corto destinato a raccogliere la sensazione trasmessagli dall'otolite.
Gli otoliti sono gli organi di copertura delle macule del vestibolo: è chiamato lapillo l'otolite della macula dell'utricolo, sagitta quello della macula del sacculo. Negli animali inferiori esiste un terzo otolite per la macula della lagena, detto asterisco. Sono costituiti da un agglomerato di cristalli minuti, a forma prismatica, tenuti insieme da una ganga di varia consistenza a seconda delle varie classi di animali. La loro funzione pare sia quella dell'avvertimento della posizione della testa e del corpo, cioè dell'equilibrio statico, ed eccitano la macula per azione del loro peso che si esercita sui peli delle cellule sensoriali.
I canali semicircolari ossei in numero di tre sono in comunicazione con il vestibolo labirintico; nell'interno di essi sono contenuti i tre corrispondenti canali membranosi in rapporto alla loro volta con l'utricolo, fissati da appositi legamenti situati un po' eccentricamente al canale osseo. Sono separati fra di loro da un liquido, la perilinfa, che è la stessa che si trova negli spazî perilinfatici di tutto il labirinto, e contengono nell'interno l'endolinfa in rapporto con il liquido contenuto nel labirinto membranoso. Essi hanno forma semicircolare e nei punti di sbocco nell'utricolo ciascuno di essi lascia riconoscere un'estremità dilatata o ampolla e un'estremità liscia; due delle estremità lisce confluiscono in un'unica branca, per cui le aperture dei canali nell'utricolo, in luogo di sei, sono soltanto cinque. Nell'ampolla è situata la parte sensitiva, rappresentata dalla cresta ampollare e dalla cupola ampollare che la ricopre. Questa ha la forma di una vera cupola o di cappuccio che poggia sulla cresta stessa ed è a essa unita a mezzo di peli sensoriali lunghi, che sono la riunione di più ciglia di una cellula sensoriale. Tale apparecchio di percezione si trova nella parete esterna dell'ampolla e disposta trasversalmente al lume del canale, in modo da poter essere stimolata dalla corrente endolinfatica.
Detti canali, disposti secondo tre piani presso a poco perpendicolari fra loro, sono denominati: canale orizzontale, verticale-anteriore, e verticale-posteriore. Il canale orizzontale, detto anche esterno, ha a un dipresso una disposizione realmente orizzontale leggermente inclinata indietro, in basso e all'infuori, ha la dilatazione ampollare nell'estremità distale. Gli altri due canali nascono dal vestibolo con una branca comune che si dirige verso l'indietro, in alto e un po' all'esterno; biforcandosi poi in due branche di cui una, il canale verticale anteriore, si dirige in avanti, in alto e in fuori, l'altra, il canale verticale posteriore, indietro, in basso e in fuori, di modo che il piano del canale semicircolare verticale anteriore di un lato decorre parallelo a quello del canale semicircolare posteriore dell'altro lato e viceversa. Pare assodato che la funzione dei canali semicircolari sia quella dell'avvertimento dei movimenti angolari della testa e per essa del corpo dell'individuo.
Il labirinto è irrorato dall'arteria uditiva interna, ramo della basilare, che penetra nelle sue cavità attraverso il meato uditivo, e da ramoscelli anteriori dei vasi della dura madre e dell'arteria stilomastoidea, nonché dai vasi dell'orecchio medio.
Ottavo nervo. - Il nervo specifico dell'apparato uditivo è rappresentato dall'ottavo paio dei nervi cranici. Esso, che era prima denominato nervo acustico, risulta ora costituito dal nervo acustico propriamente detto, e dal nervo vestibolare. Penetrano riuniti assieme al facciale e all'intermediario (Wrisberg) nel labirinto attraverso il meato uditivo interno, dove si dividono in tre rami: il superiore e il medio vanno agli organi vestibolari, l'inferiore o cocleare alla chiocciola.
Fisiologia. - A differenza delle altre sensazioni specifiche, la sensazione uditiva, come anche quella visiva, rappresentano i sensi specifici, diremo così, superiori e che per ultimo si sono differenziati da quella sensibilità vaga, diffusa, degli esseri infimi della scala animale. Ma hanno tutti gli esseri viventi una sensazione uditiva? P. Bonnier afferma che gli animali sprovvisti di coclea sono nella impossibilità di raccogliere e percepire le onde sonore; pur tuttavia non si può disconoscere che sensazioni uditive esistano in animali sforniti di coclea, e anche in quelli inferiori. A parte l'osservazione dei pescatori sulla facoltà uditiva dei crostacei, per cui nella pesca di detti animali si richiede un grande silenzio, sono note le esperienze del Minasi sui granchi, del Hensen sui palemoni, del Dohl sui ragni, ove in modo evidente è stato dimostrato come detti animali percepiscano realmente i rumori fatti in loro vicinanza. Inoltre la facoltà che hanno molti insetti di emettere dei suoni fanno ben pensare che essi abbiano una funzione uditiva, poiché i suoni da essi prodotti, che con ogni probabilità non sono altro che richiami di amore, non possono rimanere inascoltati da loro stessi e dalle loro femmine, per le quali i suoni stessi sono emessi.
L'otocisti è certo un organo imperfetto per la percezione dei suoni, ma se si pensa che l'acqua è un mezzo di trasmissione delle vibrazioni sonore migliore dell'aria, si capisce come negli animali viventi in ambiente acqueo può ben essere utile per tale funzione anche un organo alquanto rudimentale.
Negli organi forniti di peli sensoriali sono stati studiati da M. A. Mayer gli effetti delle vibrazioni sonore su detti elementi di percezione, osservandoli sotto il microscopio. Così egli ha visto che sotto l'influenza di certi suoni alcuni di detti peli entravano in vibrazione e altri no, e così sotto l'azione di altri suoni altri peli erano messi in vibrazione.
Negli organi scolopali degl'Insetti (Berlese), con ogni probabilità, le vibrazioni sonore determinano vibrazioni nei tegumenti sovrastanti all'organo, che, attraverso l'allungamento della cellula glandolare, si trasmettono al corpo scolopale, il quale a sua volta, come campana mobile su battaglio fisso, comunica le vibrazioni stesse al fluido che contiene e al battaglio fisso, che in fondo non sarebbe altro che l'elemento sensoriale dell'organo.
Nei mammiferi è ormai dimostrato che le sensazioni sonore sono percepite dagli organi del Corti, contenuti nel canale cocleare della chiocciola, per quanto vi siano non pochi autori antichi (A. Scarpa, A. Comparetti) e autori moderni che attribuiscono tale funzione uditiva anche alle terminazioni sensoriali del sacculo e dell'utricolo, nonché a quelle dei canali semicircolari, i quali ultimi darebbero, secondo Tullio, la percezione della direzione dei suoni.
Le onde sonore raccolte dal padiglione e dal condotto vengono a contatto della membrana timpanica, che a mezzo dei suoi muscoli accomoda la sua tensione alla loro intensità e a mezzo della catena degli ossicini le trasmette agli organi di percezione, cioè agli organi del Corti contenuti nel canale cocleare. Circa il modo come avviene la percezione dei varî suoni sono state emesse molteplici e svariate teorie, ma tutte in fondo si riducono a due: a quella di Cotugno-Helmholtz, o del pianoforte, e a quella di J. R. Ewald. Secondo la prima la percezione dei varî toni è distribuita lungo i giri della chiocciola, cominciando dai toni più acuti nel giro della base, ai più bassi verso l'apice ed effettuata a mezzo di innumerevoli risuonatori costituiti appunto da ciascuno dei predetti organi del Corti. Secondo la teoria dell'Ewald, tutta la membrana basilare con l'organo del Corti vibrerebbe per ciascun suono in tutta la sua estensione in una serie di onde di determinata forma e che, nel loro complesso e per ogni tono, concreterebbero sui centri superiori un'immagine acustica. Queste due teorie hanno ciascuna i loro seguaci, ma dagli ultimi studî di G. Gradenigo, e altri autori, è stato provato che la teoria di Cotugno-Helmholtz è quella che maggiormente resiste a tutti gli attacchi, e che è sempre più confermata dai reperti anatomopatologici, a proposito delle lacune uditive in talune categorie di malattie dell'apparato cocleare, e dai risultati sperimentali.
La funzione dell'apparato vestibolare è quella dell'equilibrio del corpo; quella dei canali semicircolari dell'avvertimento dei movimenti circolari; quella delle macule otolitiche della posizione statica dell'individuo.
Patologia. - Padiglione auricolare. - Fra i vizî congeniti si ricorda la mancanza di parti più o meno vaste di padiglione; il padiglione può essere retratto o impicciolito (microzia); assai di rado manca completamente e in tale caso il più delle volte tale anomalia è associata anche a difetto del condotto uditivo e dell'orecchio medio; non si associa però con la mancanza del labirinto; può essere parzialmente o totalmente ingrossato, può essere raddoppiato.
I padiglioni soprannumerarî sono rarissimi nell'uomo e non devono essere confusi con le appendici preauricolari, le quali sono tumoretti di forma e dimensione variabili, situati al davanti e in vicinanza del padiglione auricolare. La fistola congenita rappresentata da un piccolo forellino che è l'ingresso di un sottile canale della lunghezza di pochi millimetri terminante a fondo cieco è situata di solito sul davanti del trago. Può segregare un liquido sieroso; essa però non sembra in rapporto con la formazione della prima tasca branchiale ma piuttosto con deviazioni in periodi ulteriori di sviluppo. Si osservano anche spesso delle cisti dermoidi con punto d'impianto sulla faccia posteriore del padiglione, più raramente sul lobulo e nella conca.
Tra le affezioni morbose del padiglione ricordiamo le lesioni traumatiche facili a verificarsi in tali appendici così esposte; i geloni che possono interessarlo sia parzialmente, sia totalmente, dalla semplice forma eritematosa a quella ulcerativa; le alterazioni del lobulo per l'uso, nelle donne, di portare gli orecchini, alterazioni che arrivano fino a una deformazione enorme di detta parte presso talune popolazioni primitive; per la stessa pratica sono anche stati segnalati casi di infezioni tra cui anche di tubercolosi e di sifilide. Da ricordare infine l'otoematoma (v.). Tra le affezioni infiammatorie ricordiamo: la erisipela, il lupus (in genere trasmesse dalle parti vicine), l'eczema acuto e cronico, specie associato a quello del condotto.
Condotto uditivo esterno. - Si è osservata l'atresia o la stenosi del condotto: essa può essere congenita ma il più delle volte è conseguente a traumi o ad affezioni infiammatorie croniche. Può mancare, specie quando è assente il padiglione; il condotto doppio è rarissimo: in tali casi il condotto è diviso in due da una membrana disposta obliquamente. Non è difficile riscontrarvi delle esostosi di varia forma e dimensione, uniche o multiple, che possono più o meno completamente occludere il condotto; possono essere congenite o acquisite, costituendo un ostacolo allo scolo del pus allorché vi è una otite media; difficilmente però disturbano gravemente l'udito.
Frequente è la presenza nel condotto di tamponi di cerume, la cui genesi può essere in rapporto con modificazioni patologiche della secrezione ceruminosa o con una difettosa conformazione del condotto uditivo, o con la speciale professione dell'individuo. Tra i varî tipi di tamponi è da ricordare quello a carattere epidermoidale (falso colesteatoma); alle volte essi induriscono e possono, comprimendo la membrana, dar luogo a una sintomatologia molto complessa con ipoacusia notevole, vertigini, nausee, ecc.
Infine è da ricordare la presenza nel condotto uditivo dei corpi estranei; essi possono essere animati e inanimati: e questi ultimi essere duri e molli, igroscopici (semi, legumi, ecc.) e non igroscopici. I corpi animati sono dati da pulci, cimici, larve di mosche, ecc.; a seconda della loro natura variano le pratiche di estrazione dei corpi stessi. Possono svilupparvisi anche parassiti vegetali (otomicosi); rarissimo è il calcolo autoctono del condotto uditivo.
Per l'estrazione dei corpi estranei si usa in genere il lavaggio del condotto con la siringa a tre anelli, dirigendo il getto della siringa verso la parete posteriore, pratica che è usata anche per l'estrazione del tappo di cerume. Allorché si tratta di corpi rigonfiabili, sarà utile far precedere qualche instillazione di soluzione alcoolica e procedere poi all'estrazione. Nel caso di corpi animati si instilla nel condotto dell'olio, o della glicerina o dell'acqua tiepida bollita e poi si asporteranno coi soliti lavacri. Quando il corpo estraneo è troppo voluminoso o ha oltrepassato l'istmo, e i tentativi per la via del condotto siano riusciti infruttuosi, occorrerà intervenire per la via esterna, cioè staccando posteriormente il padiglione auricolare e facendosi strada dalla parete posteriore del condotto.
Orecchio medio. - Le affezioni infiammatorie dell'orecchio medio si chiamano otiti (v.), le quali a seconda della natura della secrezione, si distinguono in catarrali o purulente, e a seconda del periodo evolutivo, in acute e croniche. Hanno un vario decorso ed esito. Le catarrali, se non curate o trascurate, portano, per alterazioni del contenuto della cassa, a una sordità più o meno rilevante. L'otosclerosi si distingue dalla forma catarrale cronica, per una spongiosi della capsula labirintica che porta secondariamente a un'anchilosi della staffa e a una sordità fatalmente progressiva, pur conservando inalterato l'aspetto normale della membrana timpanica.
L'otite media purulenta è caratterizzata da secrezione purulenta la quale a lungo andare, se trascurata, produce alterazioni varie della membrana timpanica, degli ossicini, delle varie pareti della cassa. Può dare come complicanza la mastoidite o acuta o cronica, e delle altre complicanze o esocraniche (ascessi cervicali) o endocraniche (ascesso estradurale, trombosi dei seni, ascesso cerebrale e cerebellare, meningite).
Orecchio interno. - Le alterazioni patologiche del labirinto si possono distinguere in infettive e in non infettive, e, a seconda della durata del processo, in acute o croniche.
Le infezioni labirintiche vi possono essere trasportate per via meningea (diffusione del processo purulento nel labirinto e conseguente sordità), per via timpanica, attraverso le finestre ovali o rotonde o per carie della sua parete, per via ematogena (parotite epidemica, sifilide ereditaria, ecc.).
Le labirintiti non infettive sono quelle che sono prodotte da alterazioni di vicinanza, come avviene nell'otosclerosi allorché si complica con alterazioni degenerative del labirinto membranoso. Rientrano in questo capitolo le labirintiti causate dai traumi in generale.
I disturbi determinati dalle alterazioni patologiche surriferite, dànno luogo a una sintomatologia diversa a seconda che sono più o meno interessati il segmento cocleare (disturbi dell'udito), o quello vestibolare (disturbi dell'equilibrio), o l'uno e l'altro insieme.
Ottavo nervo cranico (n. acustico). - Le affezioni del nervo acustico si denominano neuriti. Esse possono essere di natura infettiva e non infettiva. Le prime possono rappresentare complicanze di malattie infettive (tifo, scarlattina, difterite, sifilide, ecc.); quelle di natura non infettiva possono essere date da anomalia di costituzione (leucemia, diabete, gotta, arteriosclerosi, ecc.); da tossici (chinino, acido salicilico, alcool, tabacco, piombo, ecc.); e da traumi in genere (sordità professionali, traumi acustici, folgorazioni, ecc.). A seconda del tempo di evoluzione si dividono in neuriti acute e croniche. La sintomatologia varia a seconda del segmento colpito (ramo cocleare o vestibolare).
Bibl.: Per l'anatomia e la patologia dell'orecchio v. otorinolaringologia; per l'antropologia: R. B. Bean, Some ears and types of Men, in American Anthropologist, XVII (1915), pp. 529-33; Ch. Feré e J. Seglas, Contribution à l'étude de quelques variétés morphologiques du pavillon de l'oreille humaine, in Revue d'anthropologie, s. 3ª, I, Parigi 1886, pp. 226-40; O. Galet, Morphologie et mode d'insertion du lobule de l'oreille humaine, in Bull. de la Soc. d'anthropol. de Bruxelles, XXXVIII, Bruxelles 1923, pp. 24-34; id., La forme du pavillon et l'oreille, ibid., XXXVI (1921); G. Gradenigo, Zur Morphologie der Ohrmuschel bei gesunden und geisteskranken Menschen und bei Delinquenten, in Archiv für Ohrenheilkunde, XXX, Karlsruhe 1890, p. 230; J. Julia, De l'oreille au point de vue anthropologique et médico-légal (tesi), Lione 1889; Karntz, Ein Beitrag zur Anthropologie des Ohres, in Archiv für Anthropologie, XXVI, Brunswick 1900, pp. 733-764; L. Laloy, Malformation héréditaire du pavillon de l'oreille, in L'Anthropologie, I, Parigi 1890, pp. 580-590; G. Schwalbe, Das äussere Ohr, in Handbuch der Anatomie des Menschen di K. v. Bardeleben, V, Jena 1897; G. L. Sera, È la forma dell'orecchio antica o recente?, in Giornale per la morfologia dell'uomo e dei primati, I, Pavia 1917, p. 109.