SILVESTRI, Orazio.
– Nacque a Firenze il 7 febbraio 1835, da Giovanni Battista, docente di architettura, e da Giuditta Orengo, pittrice.
Compì gli studi interamente a Pisa, dove si laureò in lettere e filologia nel 1854 con il massimo dei voti e con l’assegnazione di una medaglia d’oro da parte del granduca Leopoldo II. Subito dopo si iscrisse alla Scuola normale, laureandosi nel 1856 in scienze fisico-matematiche e avendo come docenti Raffaele Piria per la chimica, Ottaviano Fabrizio Mossotti per la fisica e la matematica, Carlo Matteucci per la fisiologia, Paolo Savi per l’anatomia comparata e la zoologia. Più di tutti gli altri lo influenzò però Giuseppe Meneghini, docente di geologia e paleontologia nella Scuola.
A Pisa ottenne l’insegnamento di ruolo di chimica in un liceo, ma nel 1862 lo lasciò per passare all’Università di Napoli, dove fu nominato assistente di chimica. Nel 1863 si trasferì all’Università di Catania (dove nel 1840 era stata istituita la facoltà di scienze matematiche fisiche e naturali) come titolare della cattedra di chimica generale, e cominciò a costruirvi un suo laboratorio. A Catania fu affascinato dall’Etna, che entrò in eruzione nel 1865, e per la prima volta pensò di costruirvi un osservatorio vulcanologico, assieme a un museo di mineralogia, a imitazione di quello di Pisa, ma con una precisa vocazione per i minerali e le rocce etnei. Fu durante l’eruzione del 1865 che conobbe il chimico e vulcanologo francese Ferdinand André Fouqué (1828-1904), dal quale apprese i moderni metodi di indagine vulcanologica, stabilendo con lui una duratura amicizia. Fouqué stava allora scrivendo, con Auguste Michel-Lévy, un testo di microscopia dei minerali delle rocce che fu fondamentale per lo sviluppo della petrografia di fine Ottocento.
Nel 1866 Silvestri sposò la senese Erminia Bizzarri che gli diede un figlio, Alfredo. Morta drammaticamente la moglie durante l’epidemia di colera del 1867, fece ritorno a Firenze recandosi poi a Parigi, ospite dell’amico Fouqué. Esauriti i due mesi di congedo straordinari, fece ritorno a Catania riprendendo il lavoro nel suo ruolo universitario. Nel 1869 si risposò con Angelina Biego, vicentina, dalla quale ebbe sei figli, riacquistando con questa unione la perduta serenità familiare.
Nel 1874 ottenne la cattedra al Museo di chimica industriale a Torino (l’attuale Politecnico) e la tenne fino al 1877, quando tornò di nuovo a Catania, vincitore per concorso della cattedra di mineralogia e geologia, cui aggiunse quella speciale di vulcanologia, istituita appositamente per lui dal consorzio universitario locale. A questo già gravoso incarico presto si aggiunse anche la direzione di un gabinetto di fisico-chimica terrestre appena istituito. Un primo risultato scientifico nella sua sede definitiva fu la scoperta del siderazoto (azoturo di ferro, Fe5N2), nuovo minerale rinvenuto in croste minute sulla lava dell’eruzione etnea dell’agosto del 1874. Si batté per l’istituzione dell’osservatorio vulcanologico sull’Etna ma, essendo stato istituito mentre lui era a Torino un osservatorio astronomico e meteorologico, dovette attendere perché alcuni locali fossero destinati alla vulcanologia.
Nel 1879 l’Etna fu scosso da una doppia eruzione che provocò la fuoriuscita di abbondante lava sia a nord, verso Castiglione di Sicilia, sia a sud-est, verso Bronte. La relazione che egli ne diede (La doppia eruzione dell’Etna scoppiata il 26 maggio 1879, Catania 1879), tradotta anche in tedesco, fu tanto apprezzata che il ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio, Salvatore Majorana Caltabiano (1828-1897), lo nominò membro della commissione universitaria presieduta da Pietro Blaserna di Roma, insieme a Gaetano Giorgio Gemmellaro di Palermo, per definire le modalità di intervento atte a prevenire altre conseguenze del fenomeno. Il mattino del 17 giugno 1879, inoltre, si verificò un violento terremoto con centro a Bongiardo, in comune di Santa Venerina, che Silvestri documentò con salite effettuate quasi ogni giorno, accompagnato dal fotografo Tommaso Tagliarini. Ne risultò una precisa documentazione, corredata da significative immagini fotografiche (Etna: eruzione e terremoti del maggio-giugno 1879; fotografie fatte per incarico del R. governo italiano sotto la direzione del prof. Orazio Silvestri, 1879, 25 tavole 50×67).
Il 22 marzo 1883, una nuova eruzione interessò il versante meridionale dell’Etna con una breve quanto violenta manifestazione, efficacemente descritta da Silvestri in un volume edito nel 1883 dall’Accademia Gioenia di Catania (Sulla esplosione etnea del 22 marzo 1883 in relazione ai fenomeni vulcanici presentati dall’Etna durante il quadriennio compreso dal gennaio 1880 al decembre 1883). In tale occasione furono importanti i dati segnalati dalla rete di sismografi collocati da Silvestri nel territorio etneo, utilizzando i fondi messi a disposizione dal governo. Quanto osservato gli fece preconizzare un nuovo evento vulcanico negli stessi luoghi a causa di un indebolimento della crosta lavica, fenomeno che si verificò puntualmente il 19 maggio 1886, quando negli stessi luoghi si sviluppò una nuova imponente eruzione. Il governo nominò Silvestri a capo della commissione incaricata di seguire l’andamento degli eventi, ma nel frattempo una grave patologia colpì il professore all’occhio sinistro rendendogli difficile la presenza sui luoghi dell’eruzione e rallentando la stesura della relazione dell’eruzione. Questa pertanto fu pubblicata postuma, in base ai suoi appunti, dal figlio Alfredo il quale, non essendo cultore della materia, dovette chiedere aiuto a un collaboratore del padre (A. Silvestri, L’eruzione dell’Etna del 1886, in Atti dell’Accademia Gioenia di scienze naturali in Catania, s. 4, 1893, vol. 6, Memoria XL, pp. 1-36 con tavole; Id., L’eruzione dell’Etna del 1886, studio del materiale eruttivo, ibid., Memoria XX, pp. 1-44, con illustrazioni; S. Arcidiacono, Fenomeni geodinamici che precedettero, accompagnarono e seguirono l’eruzione etnea del maggio-giugno 1886, ibid., Memoria XI, pp. 1-44, con illustrazione).
La ridotta funzionalità dell’occhio sinistro non impedì a Silvestri di seguire l’eruzione di Vulcano del 1888 tramite prolungati soggiorni nell’isola e compiendo numerose ascensioni al cratere. Quale direttore dell’osservatorio geodinamico di Catania inviò relazioni al governo, che lo mise a capo di una commissione appositamente creata per riferire sull’andamento dei fenomeni. Delle osservazioni fatte diede relazione anche all’Accademia Gioenia (Etna, Sicilia ed isole vulcaniche adiacenti sotto il punto di vista dei fenomeni eruttivi e geodinamici avvenuti durante l’anno 1889, ibid., s. 4, 1889, vol. 2, Memoria, pp. 1-41).
La morte, giunta improvvisa per una emorragia cerebrale il 17 agosto del 1890, a soli 55 anni, gli impedì di completare il documento finale della relazione della commissione.
Il figlio Alfredo, che negli ultimi anni gli faceva da assistente, donò all’Accademia degli Zelanti di Acireale tutta la raccolta di libri e opuscoli di argomento geo-vulcanologico del padre e lasciò in deposito permanente al Museo di geologia e mineralogia dell’Università di Catania la collezione geologica, ricca di campioni di lave e minerali (tra cui splendidi zolfi, il siderazoto dell’Etna e la rara hauerite di Raddusa), e anche di reperti paleontologici.
In vita Orazio Silvestri dovette lottare duramente per affermare l’importanza della vulcanologia, soprattutto per l’Italia, ma ebbe anche parecchie soddisfazioni, tra cui quella di essere chiamato a far parte del R. Comitato geologico d’Italia, che organizzò il rilevamento e la stampa dei fogli geologici 1:100.000 della Sicilia orientale, incluso l’Etna. Nel 1892 fu onorato dal Club alpino italiano, sezione di Catania, con la dedica al suo nome dei due crateri (superiore e inferiore), ormai spenti, che si formarono in quello stesso anno a 2000 metri di quota sul versante meridionale dell’Etna, non lontano da Nicolosi.
Fonti e Bibl.: La maggior parte dei lavori vulcanologici di Silvestri è in forma di relazioni inedite depositate presso la Biblioteca del ministero delle Politiche Agricole. Le vicende della carriera universitaria si possono ricostruire tramite quanto è presente a Roma nell’Archivio centrale dello Stato, IV Versamento, b. 797, posiz. 90, f. 9, s.f. 11.
Necrologi: O. S., Necrologia, in Bollettino del R. Comitato geologico d’Italia, 1890, vol. 21, pp. 544 s.; A. Bartoli, Il prof. O. S. Cenni biografici, in Bullettino mensile delle sedute dell’Accademia Gioenia di scienze naturali in Catania, n.s., 1891, vol. 22, pp. 15-18. Per ulteriori riferimenti bibliografici si vedano: A. Patanè, L’attività scientifico-operativa del prof. O. S. a Catania dal 1865 al 1887, in Memorie e rendiconti. Accademia di scienze, lettere e belle arti degli Zelanti e dei Dafnici, s. 5, 2003, vol. 2, pp. 179-191; L.M. Patanè - R. Cristofolini, Ritrovamento di raccolte mineralogico-petrografiche d’interesse storico nel dipartimento di scienze geologiche dell’Università degli studi di Catania, in Naturalista siciliano, s. 4, 2004, vol. 28, n. 2, pp. 931-946; A. Musumarra, Una vita per l’Etna. O. S. (1835-1890) vulcanologo fiorentino, Palermo 2018. Fotografie originali in: T. Abate - S. Branca - C. Monaco, Les éruptions de l’Etna dans l’œuvre d’O. S. (1835-1890), Mémoire thématique de LAVE, 2015, n. 11, numero monografico (in partic. T. Abate, Le dessin comme instrument de l’observation scientifique, pp. 13-21).