Pittore (Pisa 1563 - Londra 1639). Allievo del fratello Aurelio, a diciassette anni si stabilì a Roma presso uno zio, del quale assunse il cognome. Operò a Roma, a Farfa e nelle Marche fino al 1621, quando si recò a Genova e poi a Torino. Fu quindi chiamato in Francia da Maria de' Medici e infine in Inghilterra da Carlo I. Dipinse affreschi nelle chiese romane di S. Giovanni in Laterano, S. Silvestro in capite e nel casino delle Muse, eretto nel 1603 dal cardinale Scipione Borghese presso il palazzo Rospigliosi; a Sampierdarena decorò il casino di Marcantonio Colonna. Dipinse numerosi quadri d'altare per chiese di Roma, delle Marche, di Genova, ecc. Formatosi in ambiente manierista toscano, sensibile ai modi di A. Elsheimer, a Roma fu subito attratto dalla novità stilistica del Caravaggio. Del luminismo caravaggesco, tuttavia, il G. si valse per affinare la sua ricerca formale e coloristica caratteristica per la nitidezza del segno ed i freddi accordi del colore. Tra le opere più importanti: per il periodo romano, Loth e le figlie (Londra, coll. Spencer-Churchill); per il periodo genovese, l'Annunciazione nella chiesa di S. Siro e il Sacrificio d'Isacco (coll. Durazzo Adorno); per il periodo francese il Riposo in Egitto (Louvre); per il periodo inglese Giuseppe e la moglie di Putifarre (Hampton Court). Quasi dimenticato dalla critica dei suoi tempi, il G. è oggi considerato una delle più singolari personalità artistiche del Seicento italiano.