CAPRA, Orazio Claudio
Nato a Vicenza nel 1723 da Gaetano e da Teresa Sale, è detto, dall'amico concittadino Arnaldo Arnaldi Tornieri, "angelo di costumi e letterato di merito" (Rumor, 1905, p. 369). Il lungo elenco dei suoi componimenti, raccolto già dal Da Schio e ripreso dal Rumor, indica però soltanto rime ed elogi occasionali, frammezzo a lettere istruttive, esortazioni morali e perfino discorsi filosofico-edificanti rivolti in genere ai fedeli, ai preti o, specificamente, ad una figlia monaca domenicana (suor Maria Bernardina). Senza dubbio più importante l'interesse rivolto dal C. agli studi di architettura, dove si procurò fama di buon dilettante alla moda, sulla logica scia degli illustri conterranei della sua stessa generazione, D. Cerato, E. Arnaldi, O. Bertotti. L'Alverà ed il Magrini ricordano in proposito un fascicolo di "studi architettonici" del C., da loro esaminato presso la vicentina Biblioteca Bertoliana. Divenuto irreperibile il fascicolo, rimane l'accuratissima descrizione di Leonardo Trissino relativa ai due disegni più notevoli della raccolta.
Uno è il progetto - steso intorno al 1750 in corrispondenza a proposte dell'Arnaldi e di G. Massari sull'identico tema - per il palazzo del giureconsulto Angelo della Vecchia in contra' Cantarane di Vicenza. Qui, su "uno zoccolo gentilmente bugnato" dovevano alzarsi 3 colonne tuscaniche; a queste succedere altrettante ioniche che, "doppie agli angoli", erano previste divise "nelle due ali in dieci uguali intercolurani, ed in cinque nell'avancorpo", a cui accedere per gradini. Il prospetto veniva coronato da statue. All'idea, farraginosa e pesante, venne opportunamente preferita quella più disinvolta e "moderna" del Massari. L'altro disegno presentava una villa di strana pianta rettangolare, circondata da una peschiera con cinque ponti levatoi: qualcosa di mezzo tra la residenza agricola settecentesca e l'antico castello.
Il C. lascia ben poco di realizzato. Nel palazzo di sua proprietà, in piazzetta S. Stefano, gli è attribuita per accettata tradizione la fredda ed asciutta facciata, eseguita in luogo della più brillante proposta formulata a suo tempo (1736) da F. Muttoni con la supervisione del Massari.
Il compassato prospetto presenta ora, comunque, un caratteristico brano di "architecture moralisée", dove par davvero visivamente tradursi il rigorismo accademico espresso dal C. letterato; ma va tenuto conto degli interventi piuttosto pesanti subiti dall'edificio durante i radicali restauri del 1910 (Bortolan-Rumor).
Nella villa familiare di Sarcedo, del 1764, il C. mostra invece di saper valorizzare, pur nell'inevitabile ispirazione cinquecentesca, soprattutto l'esempio offerto qualche decennio prima (1735 circa) dal Massari in villa Cordellina a Montecchio Maggiore; ritocca, ad ogni modo, i rapporti distributivi delle ali per esaltare "palladianamente" il piano nobile in rapporto agli ammezzati e ritorna, con la loggia mediana, a più castigato e classicheggiante purismo. Significativo anche il motivo pesantemente enfatico dei poggi sormontati da statue ai lati della scalinata, in opposizione alle fluide balaustre inclinate realizzate alla Cordellina. Strana la pianta, dove il salone, contrariamente all'antico uso veneto, si sviluppa lungo l'asse trasversale al prospetto, creando una distribuzione spaziale magari più scenografica, ma non del tutto coordinata. Nell'assieme, una tappa convincente dell'illuminismo veneto, ormai influenzato dal clima dell'incalzante "neopalladianesimo" di Ottone Calderari.
Il C. morì a Vicenza il 20 genn. 1799, ultimo del suo ramo familiare.
Fonti e Bibl.: Per le fonti mss. tutte presso la Biblioteca Bertoliana di Vicenza, si vedano: Libreria Gonzati, 26.9.12: A. Alverà, Notizie biogr. degli architettivicentini; 27.4.40: Id., Piccolabiografia degli architetti vicentini; G. 5.9.5-26; G. Da Schio, I Memorabili,sub voce; 26.4.1, 26.4.6, 26.6.26; 27-4-17, 34: L. Trissino, Miscellanee di appunti su varii artisti vicentini; A. Magrini, Dell'architettura in Vicenza..., Padova 1845, pp. 32, 59; S. Rumor, Gli scrittori vicentini dei secoli XVIII e XIX, I, Venezia 1905, pp. 369 s.; D. Bortolan-S. Rumor, Guida diVicenza, Vicenza 1919, p. 98; G. Fasolo, Leville del Vicentino, Vicenza 1929, pp. 50, 125; F. Barbieri, Per il catalogo di F. Muttoni, in Il Giornale di Vicenza, 16 giugno 1951; R. Cevese, Le ville vicentine, Treviso 1953, p. 85; F. Barbieri, I precursori del "neoclassicismo" vicentino, in Bollettino del Centro internazionaledi studi di architettura Andrea Palladio, V(1963), p. 123; R. Cevese, Ville della provincia di Vicenza II, Milano 1971, pp. 579-581 (rettifica la data 1768, fin qui erroneamente tramandata, per la villa di Sarcedo e segnala all'interno di essa un ritratto del C., preziosa testimonianza iconografica attribuibile ad Antonio Rossi o a Francesco Boldrini).