CAPPONI, Orazio
Nacque a Firenze nel 1552 da Gino di Lodovico e da Maddalena di Amerigo Benci, secondo di sedici figli. Scarse le prime notizie biografiche che possediamo. Dopo avere svolto una certa attività letteraria, entrò in prelatura e fece carriera al servizio pontificio: governatore di Macerata sotto Sisto V, durante il secondo anno di pontificato di Clemente VIII fu nominato referendario delle Due Segnature, e quindi successe a Francesco Sadoleto, morto il 23 giugno 1956, sulla cattedra episcopale di Carpentras. Preconizzato il 23 sett. 1596 ed ordinato prete il 29 dello stesso mese, fu consacrato a Roma il 28 ott. 1596 nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini dal cardinale Ottavio Bandini, arcivescovo di Fermo (Bibl. Apost. Vat., Urb. lat. 1064. ff. 636 e707v). Il 21giugno 1957 fece il suo ingresso nella sede episcopale. Il successivo 17 dicembre fu nominato rettore del Contado Venassino, carica in cui successe a Girolamo Leopardi. Il suo breve di nomina fu reso pubblico il 2marzo 1598 davanti agli stati del Contado Venassino.
L'11 genn. 1600 fece pubblicare una raccolta di Ordonnances, statuts et règlements concernant l'administration de la justice.., che è stata più volte ristampata.
Il 9 sett. 1600 partì per Roma e fu sostituito nella carica di rettore del Contado Venassino da Jean de Tulles, vescovo di Orange. Durante il soggiorno romano partecipò come coconsacratore a numerose ordinazioni episcopali, ed in particolare a quelle del 24 febbraio e 7 ott. 1601, 5 maggio e 15 sett. 1602. Ritornato alla sua diocesi il C. aprì una severa inchiesta contro degli ebrei che, il venerdì santo, avevano parodiato i misteri della Passione. I colpevoli furono condannati a pagare il costo di una grande croce di marino grigio che il C. fece porre l'11 febbr. 1603 davanti alla porta della cattedrale di St.-Siffrein. La croce fu poi distrutta dagli ebrei il 16 febbr. 1793 e sostituita con un albero della libertà. Nel 1606 il C. autorizzò gli statuti del suo capitolo.
Durante il nuovo soggiorno a Roma il C. assisté, insieme con numerosi altri vescovi, il 7 maggio 1607, all'apertura da parte di Paolo V della tomba del papa s. Leone I. Lo stesso anno pubblicò un'opera di 188 pagine in difesa della S. Sede nella questione dell'interdetto contro Venezia (Avvisoalla nobiltà venetiana di salde ragioni e certe verità per la salute e vera gloria di quella serenissima Repubblica intorno alle presenti loro attioni verso la santità di PaoloQuinto).Il 6 ott. 1607 fu nominato per la seconda volta rettore del Contado Venassino, al posto di Jacques Raccamador, e prese possesso della sua carica il 16 novembre. In questo periodo ottenne da Paolo V l'estensione di un privilegio accordato da Clemente VIII il 29 ott. 1602 ai penitenti neri di Carpentras e consistente nella possibilità di graziare un criminale della città il venerdì santo di ogni anno: Paolo V estese la concessione di questo privilegio ai criminali di tutto il Contado Venassino ed ai giorni di Pentecoste, Ognissanti e Natale. Il 24 marzo 1608 il C. concluse un accordo con il vicelegato di Avignone sulla definizione dei rapporti giurisdizionali tra legazione e rettoria.
Durante il suo secondo rettorato il C. ebbe delle divergenze con la città di Carpentras a proposito dei diritti di fiera da lui reclamati e delle pretese sull'elezione dei consoli avanzate dal C. nella sua qualità di rettore. In seguito a questi contrasti il C. dovette rinunciare alla carica. Il suo successore, Baldassarre Gaddi, fu nominato il 21 ag. 1609 e prese possesso del rettorato il successivo 10 novembre. Gli ultimi anni della permanenza del C. nella dignità episcopale furono contraddistinti da nuovi contrasti con gli ebrei di Carpentras.
All'inizio del 1616 egli rinunciò al vescovato per ragioni di salute in favore di Cosmo Bardi, la cui sorella Lucrezia aveva sposato nel 1604 suo fratello Amerigo. Il Bardi fu preconizzato il 27 genn. 1616, mentre al suo predecessore venne riservata unapensione di 7.700 lire sulle entrate del vescovato. Dopo le dimissioni il C. si ritirò a Roma, dove passò i suoi ultimi anni di vita e prese parte in qualità di coconsacratore a numerose ordinazioni episcopali (in particolare il 31 genn. 1616, 17 sett. 1617, 18 ag. 1619). Fece testamento il 18 marzo 1622 davanti al notaio Lorenzo Bonincontri e morì a Roma il 30 dello stesso mese.
Durante il suo vescovato a Carpentras il C. effettuò personalmente, confermò e incoraggiò numerose donazioni e fondazioni pie. In particolare arricchì nel 1597 le proprietà del seminario diocesano ed inaugurò i corsi del collegio dei gesuiti istituito nel 1607. Nel 1598 ratificò una donazione che era stata fatta da Antoine de Seguins con testamento del 27 ag. 1598 in favore dell'ospedale della città, a condizione che vi fossero ammessi i francesi poveri di passaggio. Nel 1600 fece restaurare la cappella di Notre-Dame de Vie a Venasque e vi stabilì poco dopo un convento di minimi. Nel nov. 1612 fondò il Monte di pietà di Carpentras sul modello di quello di Macerata. Fece porre un pulpito (1600) e dei fonti battesimali nella cattedrale di St-Siffrein, di cui fece anche abbellire la facciata orientale. Al C. si debbono inoltre diverse fondazioni in Italia, in particolar modo a Firenze, sua città natale. A Roma fondò, nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini, una cappella dedicata a s. Maddalena, di cui lasciò i diritti di patronato alla sua famiglia e nella quale fu sepolto nel 1688 suo nipote Gino Angelo Capponi, marchese di Pescia.
Il suo epistolario è conservato nella Biblioteca Riccardiana di Firenze (cod. R, II, n. 4).
Il C. ebbe rapporti col Tasso che nel 1576, prima della pubblicazione, gli chiese un parere sulla Gerusalemme liberata. Egli lo mise in contatto con l'erudito fiorentino Leonardo Salviati e in seguito ricevette più volte la visita del poeta, in particolare a Macerata nel novembre del 1587.
Il C. ebbe una certa parte nella polemica che si accese nell'ultimo trentennio del sec. XVI intorno al carattere e al valore poetico della Commedia dantesca. Fu lui anzi che fornì in certo modo l'occasione d'intervenire a uno dei più accaniti protagonisti della disputa, il senese Bellisario Bulgarini. Nel 1576 il C. inviò al Bulgarini una copia del Discorso in difesa di Dante di Iacopo Mazzoni (edito nel 1573), una delle più autorevoli repliche al Discorso che nel 1572 era stato diffuso manoscritto sotto il nome di Ridolfo Castravilla, richiedendone un parere. Il Bulgarini, fattevi sopra alcune Considerazioni a difesa delle tesi del Castravilla, le sottopose al giudizio del C. il quale, non persuaso delle sue argomentazioni, controbatté con una Risposta alle cinque prime particelle delle Considerazioni, cui ilBulgarini rispose con delle Repliche.
L'operetta del C., contrariamente alle Considerazioni e alle Repliche del Bulgarini, non fu mai data alle stampe. Di essa restano due copie manoscritte: una presso la Biblioteca comunale di Siena (ms. G, IX, 54), che è la stessa menzionata da P. Serassi (La vita di Iacopo Mazzoni, Roma 1970, p. 72 n. 4) come posseduta dall'abate Giuseppe Ciaccheri; un'altra, datata dalla villa di Vignale in Valdarno a dì 25 genn. 1577, nel Fondo Capponi (ms. 107 XIV) della Biblioteca Apostolica Vaticana. Gli argomenti del C. furono condivisi e ripresi da un altro oppositore del Bulgarini, il senese Lelio Marretti, nei suoi Avvertimenti dati a B. Bulgarini circa i suoi scritti contra l'opera diDante, rimasti anch'essi inediti (Biblioteca comunale di Siena, ms. H, VII, 19, cc. 437r-454v).
F. Agostini
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B. Barbiche-F. Agostini