ORA MARITIMA
Nome dato dal Robert alla figura femminile che appare su un bassorilievo del III sec. d. C., probabilmente un fronte di sarcofago, conservato nei Musei Vaticani.
La scena è stata identificata con l'allegoria del commercio marittimo; in primo piano è il porto con le navi e dietro una folla di componenti, personaggi, statue, soprattutto templi ed edifici non tutti definibili appieno. Nel mezzo, senza apparente riferimento al soggetto illustrato, sono tre figure di proporzioni maggiori: una maschile, nuda, con clamide sulla spalla, sorreggente un viticcio su cui si arrampicano degli eroti; le altre due femminili, con lunghe vesti strette sotto il seno, mantelli, e acconciature a bande di capelli lisci, spartiti sulla fronte; la donna che supera di statura la sua compagna, ha la spalla e un seno scoperti, il mantello che si gonfia per la brezza marina dietro il suo capo, immerge un piede nell'acqua, appoggia l'altro su un edificio diruto. Ha una conchiglia nella mano sinistra e circonda con l'altra le spalle della seconda fanciulla, assisa su uno dei suoi ginocchi.
Assolutamente fantastica l'ipotesi del Visconti, che si trattasse rispettivamente di Enea, Didone e Anna, giacché la figura con i pampini è probabilmente Dioniso; e a una ierogamia di Dioniso e Afrodite, celebrante il ritorno della primavera pensava l'Amelung, che identificava l'altra donna con Ariadne. Il Robert, che per primo da alcuni particolari architettonici ha ambientato la scena nel porto di Ostia, vede il Portus Traiani nella figura maschile, mentre O. M. sarebbe la donna con la conchiglia, che sostiene sulle ginocchia Ostia medesima. Anche se così vanno intese queste personificazioni, la simbolica unione, di cui non esistono altre testimonianze, rimane assai oscura.
Bibl.: W. Amelung, Die Sculpturen des Vaticanischen Museums, II, Berlino 1908, pp. 49-62, n. 20, tav. V; C. Robert, Ostia und Portus, in Hermes, XLVI, 1911, pp. 249-53, e fig.; R. Hinks, Myth and Allegory in Ancient Art, Londra 1939, pp. 72-3, tav. XI.