OPS
Originariamente O. era una antica divinità delle messi: ops consiva e veniva venerata quale protettrice di Roma in culti segreti.
Le fu dedicato nel 186 a. C. un sacrario sul Campidoglio, nel 114 un altro nel Foro, ove veniva chiamata opifera. Nell'anno 7 a. C. insieme con Ceres mater, viene a trovarsi in più intimi contatti con la casa imperiale, sotto la denominazione di Ops augusta. Antonino, il pio rinnovatore degli antichi culti, per primo la fa rappresentare con la leggenda Opi Augusti negli anni 140-44 sulle monete; viene presentata sotto le sembianze di una donna troneggiante con scettro, che poggia il capo sul braccio sinistro; sopra un'altra analoga rappresentazione, essa tocca una sfera. Essa viene qui rappresentata quale Ops opifera, soccorritrice e protettrice. Il fiore che talvolta si crede di scorgere sotto il trono, è un attributo della speranza. O. compare nuovamente sulle monete di Pertinace: seduta, O. tiene in mano due spighe, che sembrano voler accennare al suo significato originario: l'iscrizione però Opi divin(ae) esclude questa interpretazione, una dea non può venir chiamata divina. Anche in questo caso bisogna considerare O. protettrice, le spighe indicano generalmente la benedizione rappresentata dal governo dell'imperatore; egli chiama divina la forza soprannaturale, che dirige la sua attività. O. veglia su di lui, allo stesso modo che in altri coni delle sue monete la Providentia deorum (v.).
Bibl.: G. Wissowa, Religion und Kult, 2 ed., Monaco 1912, pp. 203, 302, 338; M. Grant, Roman Imperial Money, Londra 1954, pp. 151, 215, 220, 263.