OPERETTA
. In senso letterale indica una piccola opera, per lo più in un solo atto, di carattere tragico o comico. H. Riemann denomina operetta i primi saggi dell'opéra-comique francese del sec. XVIII, i cui più rappresentativi esponenti furono F. A. Damican-Philidor (1726-95), P. A. Monsigny (1729-1817) e M. Grétry (1741-1813); analogamente il Riemann chiama operetta il Singspiel tedesco, creato in Germania da J. A. Hiller (1728-1804), che fece uso della canzone di stile popolare, e sviluppato in Austria da K. Ditters von Dittersdorf (1739-97), di cui rimase a lungo in voga il Doktor und Apotheker, da J. Schenk (1753-1836), noto per il suo Dorfbarbier, e da J. Weigl, di cui si ricorda la Schweizerfamilie; anche Il ratto del serraglio di W. A. Mozart è da noverare tra i saggi più importanti di Singspiel.
In un altro senso, divenuto proprio e definitivo durante il sec. XIX, operetta designa uno spettacolo di musica (orchestra, soli, duetti, concertati, coro, danze) intercalato da dialoghi in prosa, il quale, prescindendo da ogni severa stilizzazione e da ogni profondità di pathos, per il suo carattere leggiero in contrapposto con l'opera seria e la grande opera comica, trova nella frivola gaiezza talvolta lasciva, nelle esplosioni di rumorosa buffoneria e nella capricciosa fantasia della sua vicenda scenica, motivo di divertimento per lo spettatore. Coefficiente importantissimo ne è inoltre lo sfarzo dell'allestimento scenico.
L'operetta sorse nell'800 come una filiazione dell'opera buffa e precisamente dell'opéra-comique francese, confondendo con il decadere di questo genere le sue origini. Il Fra Diavolo di D. Auber, apparso nel 1830, e per il suo stile musicale semplicetto e superficiale, e per le innocue piccanterie della sua trama, tenue fatica di E. Scribe, si può considerare come il punto di sbocco dell'opéra-comique nell'operetta, la quale nella novità della sua forma di spettacolo, sebbene non ancora con quel nome, ebbe i suoi più celebri esponenti in F. Rouger detto Hervé (1825-92), considerato come il suo vero creatore, J. Offenbach (1819-80), che la portò a un alto grado di sbrigliatezza e di originalità, e Ch. Lecocq (1832-1918), che le conferì un'eleganza sobria insieme con una vivacità più discreta.
I caratteri dell'operetta francese si manifestano nel senso della parodia e della satira più intemperante, senza escludere il grazioso e il sentimentale e accentuando l'elemento piccante: i miti e gli eroi dell'antichità, i re, i ministri, le dee, le regine, gli aristocratici, personaggi esotici o leggendarî oppure presi dalla vita reale nel loro aspetto più pittoresco, offrono vasta materia di deformazione caricaturale agli autori dei libretti. Un'influenza preponderante vi ha il dialogo parlato, intessuto di spiritosi aforismi e d'inezie salaci, destinate a suscitare l'ilarità; scopo questo che non si riprometteva il recitativo dell'opera buffa.
Orphée aux Enfers (1858), La belle Hélène (1865), La Grande-Duchesse de Gerolstein (1867), Les Brigands (1869), La fille du Tambour-Major (1879) sono i titoli di alcune fra le più celebri operette di Offenbach; di Hervé si ricordano; L'Øil crevé (1867), Le petit Faust (1869), Mamzelle Nitouche ("Santarellina"; 1883); e di Lecocq: La fille de Madame Angot (1873), Giroflé-Girofla (1874), Ali Baba (1888), La trahison de Pan (1910). Sono ancora da menzionare: Mascotte (1880) di E. Audran (1842-1901), Les cloches de Corneville (1877) di R. Planquette (1848-1903) e Les travaux d'Hercule (1901) di Cl. Terrasse (1867-1923) oltre a varî lavori di A. Messager.
Accanto all'operetta francese fiorì in Austria l'operetta di J. Strauss junior (1825-99), di cui è tuttora nota Die Fledermaus (1874), di F. Suppé (1819-95), famoso per il suo Boccaccio (1879), e di K. Millöcker (1842-99), sviluppandosi con caratteri proprî in virtù specialmente del valzer viennese che ne forma la risonanza principale. Accanto a questi compositori vanno ricordati anche K. M. Ziehrer (1843-1922) e K. Zeller (1842-98), autore del Venditore d'uccelli.
L'operetta viennese differisce da quella di Parigi per la maggiore importanza conferita all'elemento sentimentale a discapito di quello parodistico, affidato qui per lo più a un solo personaggio che acquista via via sempre maggiore evidenza: il basso comico, detto senz'altro "il buffo", sul quale viene a concentrarsi l'interesse comico dell'azione.
Fra i moderni compositori d'operette nello stile viennese occupa un posto preminente Franz Léhar (1878), del quale La vedova allegra (Die lustige Witwe), dopo la sua apparizione viennese nel 1905, ebbe una risonanza mondiale e, assumendo aspetto dell'operetta tipo, servì di modello a quasi tutti i successivi compositori di operette di ogni paese. Con il Léhar, autore di moltissime operette divenute popolari, vanno ricordati: O. Strauss (1870), L. Fall (1873-1925), E. Eysler (1874) ed E. Kálmán (1882).
In Inghilterra fra i cultori del genere operettistico sono da annoverare sir Arthur S. Sullivan (1842-1900), autore di The Rose of Persia, e S. Jones (1869-1914), famoso specialmente per The Geisha. La Gran Via dello spagnuolo F. Chueca (1848-1908), scritta in collaborazione con J. Valverde, appartiene al genere della zarzuela, caratteristico spettacolo di origine madrilena, molto affine all'operetta.
Sul modello viennese si formò l'operetta italiana, che con R. Leoncavallo (1858-1919) assunse un carattere d'italianità non scevro di una nobile impronta, come appare ad es. in La reginetta delle rose (1912). Fra le operette italiane moderne emergono per dignità ed eleganza quelle di M. Costa (1858-1933): Il re di Chez Maxim, Scugnizza, A. Cuscinà (nato nel 1881): Stenterello, E. Carabella (nato nel 1891): Don Gil dalle calze verdi, e principalmente di G. Pietri (nato nel 1886): Addio giovinezza, Acqua cheta, Primarosa.
Il nuovo orientamento del gusto popolare verso la "rivista", il "jazz" e il cinema sonoro ha contribuito notevolmente al decadimento dell'operetta, la quale senza perdere il suo carattere fondamentale e convenzionale, si è spostata talora verso la farsa e le buffonate anche volgari o (F. Lehar, Wo die Lerche singt) verso l'opera. L'operetta si può dire ormai quasi finita, se se ne eccettui qua e là qualche segno di vita molto stentata e qualche tentativo di rinnovarla secondo il nuovo spirito del jazz, come ad es. Funny Face dell'americano G. Gershwin (1899), o di adattarla alla moderna tecnica cinematografica.
Negli ultimi anni qualche regista di genio, come il Reinhardt e il Tairov, ha tentato di far rivivere sulle scene moderne la vecchia operetta di Offenbach o di Lecocq e di J. Strauss junior, ricavandone efficaci contrasti con il gusto contemporaneo. Così pure in Germania e in Austria le operette considerate classiche sono entrate qualche volta, con sfoggio d'interpretazione scenica, nei grandi teatri lirici; e recentemente all'Opera di Vienna, che ha tradizioni di severa intransigenza nella scelta del repertorio, è stato rappresentato un nuovo lavoro del Léhar, Giuditta, sotto l'appellativo di "commedia musicale", sebbene tutto, dalla musica melodicamente patetica o brillante, sia pure espressa con buona tecnica teatrale, al testo del libretto, faccia pensare piuttosto all'operetta
È da rilevare infine che non pochi compositori di opere serie si sono cimentati con il genere operettistico: in Italia, oltre il Leoncavallo già citato, P. Mascagni, con il Sì, e in Francia C. Saint-Saëns con Gabrielle de Vergy, J. Massenet con l'Adorable Bel-Boul e Ch. Chabrier con Vaucochard et Fils fer, Fish-Ton-Khan, L'Éoile, e oggi il franco-svizzero A. Honegger con Le roi Pausole.
Bibl.: H. Riemann, Handbuch der Musik-Gesch., Berlino 1922; C. Preiss, Beiträge zur Gesch. der Operette, 1908; E. Rieger, Offenbach und seine Wiener Schule, Vienna 1920; A. Neisser, Vom Wesen und Wert der Oper., 1923; O. Keller, Die Oper in ihrer geschichtl. Entwicklung, 1925; P. Souday, L'opérette, in Rev. enciclopédique, 1901; L. Schneider, Les maîtres de l'op., Parigi 1923; E. Decsey, J. Strauss, 1922; L. Bethléem e collaboratori, Les opéras, les opéras-comiques, les opérettes, Parigi 1926; L. Solvay, L'évolution théâtrale, Bruxelles e Parigi 1922; L. Melitz, Führer durch die Operetten, Berlino 1934.