RETICOLATA, OPERA (opus reticulatum)
Questo tipo di muratura, molto usato dai Romani, trae il nome dall'aspetto che presentano nella facciata i piccoli blocchi di pietra disposti con i giunti inclinati a 45 gradi sul piano. I blocchetti, o tesserae, sono tagliati in forma di piramidi tronche e posti con la base all'esterno e la parte rastremata all'interno, in modo da aderire pienamente con l'opera a sacco del nucleo murario. Il principio è in sostanza lo stesso dell'opus incertum (v. incerta, opera), salvo che qui, a causa della regolarità del lavoro, si ha un effetto migliore: il trapasso da un sistema all'altro comincia nell'età sillana, e, dapprima meno regolare (casa detta di Livia sul Palatino), tanto da acquistare il nome di opus quasi-reticulatum, diviene nell'età di Augusto già perfetto (mausoleo di Augusto, auditorio di Mecenate). Manca tuttavia ancora allora nelle pareti un qualunque rafforzamento mediante piani di posa sistematici, e solo negli spigoli e negli archi si adoperano fasce di blocchetti parallelepipedi a strati orizzontali.
Sotto la dinastia dei Flavî si comincia a unire l'opera reticolata col mattone, alternando ogni 3, 4 o 5 piedi di altezza (metri 0,89, 1,10, 1,48) dei filari di mattoni per l'altezza di un piede (5 o 6 mattoni) e costruendo testate e archi anche di mattoni (villa Albana di Domiziano). È questo il sistema di muratura preferito nell'età di Adriano, che trova la sua più bella e razionale applicazione appunto nella Villa Adriana presso Tivoli. Dopo la metà del sec. II d. C. l'opera reticolata va decadendo rapidamente, sostituita sempre più dal mattone; e soltanto esempî sporadici si trovano sotto i Severi (castra Albana). Per alleggerire la costruzione laterizia, si torna più tardi a usare il tufo, ma tagliato in forma di pani e collocato orizzontalmente a fasce alternate (opus listatum) di tufelli e mattoni (ville dei Quintilî sulla via Appia e dei Settebassi sulla via Tuscolana). In generale, le tesserae del reticolato sono in origine più piccole (base di cm. 6-7 di lato), e poi aumentano fino a cm. 10 di lato; sono più regolari nel periodo fra Augusto e Adriano, più rozze e difformi prima e dopo tale periodo.
Bibl.: G. A. Guattani, Monumenti Sabini, II, Roma 1828, p. 74 segg.; J. H. Parker, Archaeology of Rome, I, Oxford 1874; Construction of Wall, tav. VI, 2; R. Lanciani, Ruins and Excavations, Boston 1897, p. 44 seg.; E. B. van Deman, Methods of determining the Date of Roman concrete Monuments, in Journal of the arch. Institute of America, XVI (1912), fasc. 2 e 3.