open source
Locuzione utilizzata in informatica per indicare diverse fattispecie, a seconda del contesto in cui viene impiegata.
Il significato originario dell’espressione nasce nel campo dell’informatica ed è legato a una particolare tipologia di licenza d’uso con cui può essere distribuito un programma. Una licenza di tipo o. s. assegna una serie di diritti all’utilizzatore del software, che sono diversi da quelli tipicamente usati nel settore. Invece di limitare la possibilità di modificare e distribuire il software, infatti, una licenza o. s. permette a chiunque di usufruire del software a essa collegato, di modificarlo e ridistribuirlo. Per rendere possibile la modifica del programma, una licenza o. s. prevede che questo venga distribuito nella forma di codice sorgente. La semplice distribuzione del programma in forma di linguaggio macchina, infatti, permette l’esecuzione dello stesso alle macchine, ma non è intellegibile a un essere umano. Il codice sorgente, invece, riporta le stesse istruzioni, ma in una forma comprensibile a una persona, e dunque permette lo studio e il miglioramento del software. Esistono diverse licenze o. s. che modulano questi diritti in modo diverso e che includono ulteriori specificazioni. Uno dei più importanti discriminanti tra diversi tipi di licenze o. s. è dato dalla presenza di clausole cosiddette virali, vale a dire che richiedono l’applicazione, al software derivato, della stessa licenza con cui è stato rilasciato il software originario. La licenza più diffusa è la General public license, che include clausole virali.
In una seconda accezione, il termine o. s. identifica il peculiare processo produttivo che licenze di tipo o. s. rendono possibile. La possibilità di modificare e ridistribuire il codice sorgente permette infatti di realizzare e migliorare il relativo software, integrando i contributi dei diversi soggetti che nel tempo accederanno liberamente al semilavorato per apportarvi le loro modifiche, collaborando quindi all’avanzamento del programma. Per estensione, o. s. viene anche utilizzato – con meno precisione – per caratterizzare altri processi di produzione di tipo collaborativo, in cui il bene o servizio prodotto è accessibile liberamente e può essere modificato dai partecipanti (per es. i prodotti distribuiti con licenze creative commons oppure testi prodotti collettivamente come Wikipedia).
Il terzo utilizzo di o. s. identifica un particolare punto di vista sullo sviluppo di software o. s., in contrapposizione con il punto di vista rappresentato invece dai sostenitori del cosiddetto software libero. Questi ultimi si distinguono da coloro che sostengono il software o. s. perché si fanno promotori non solo del modello produttivo o. s., già prima specificato, ma in aggiunta pongono l’accento sull’affermazione e l’estensione dei diritti contenuti nelle licenze o. s., concepiti come le libertà fondamentali. La produzione e distribuzione di software o. s. è dunque un mezzo per l’affermazione di tali diritti, non un fine in sè. Gli estensori della denominazione o. s. ritengono invece che questo accento (e il richiamo fortuito alla gratuità che il termine ‘free’ software genera nei Paesi anglosassoni) possa ostacolare l’adozione di processi di produzione o. s. da parte di imprese e altri soggetti economici, e dunque adoperano la denominazione o. s. per segnalare il proprio differente punto di vista.