open publishing
<ë'upën pḁ'blišiṅ> locuz. sost. ingl., usata in it. al masch. – Processo di produzione e pubblicazione di notizie e contenuti con un nullo o ridotto controllo editoriale. L'o. p. utilizza piattaforme tecnologiche gestite collettivamente che spesso non richiedono la registrazione e l'identificazione degli utenti, ed è alla base della produzione di informazione indipendente nel e nel civic journalism. Tra le prime esperienze di o. p. si considera quella dell’agenzia Indymedia, che sin dagli inizi del progetto ha consentito la pubblicazione di contenuti non filtrati da parte degli utenti, realizzando uno dei primi esperimenti di giornalismo collaborativo e mediattivismo. L'o. p. non deve confondersi con l', che si riferisce alla possibilità di distribuire e/o modificare liberamente materiali pubblicati da altri in base a una specifica licenza di utilizzo, né con il , che va invece riferito alla pubblicazione personale di materiali propri o altrui attraverso uno strumento di pubblicazione personale come un blog. Nell’ambito dell’o. p. è possibile pubblicare propri contenuti o editare materiali pubblicati da altri senza che sia esclusa la possibilità di un intervento successivo su tali contenuti da parte di altri utenti; in quest'accezione di pubblicazione , Wikipedia è l’esempio più noto. Dalla pratica dell'o. p. sono emersi molti progetti di comunicazione indipendente da parte di associazioni non lucrative. In Italia alcuni collettivi, come Ippolita, hanno utilizzato strumenti ad hoc di o. p. per la scrittura collettiva di saggi poi pubblicati e distribuiti in formato cartaceo. Sebbene l’o. p. sia storicamente collegato alla pratica di produzione del software libero, non è in alcun modo accostabile al concetto di copyleft (libera riproduzione e distribuzione); gli utilizzi dell'opera risultante sono sempre definiti dalla licenza associata al progetto per la piattaforma di pubblicazione utilizzata e dalle norme vigenti nel Paese dove risiede il server di pubblicazione online.