ONURIS (egiziano in-ḥrt, greco Ὄνουρις, copto (a)nḥoure)
Divinità egiziana, il cui nome significa letteralmente «colui che porta la lontana» e fa riferimento a una leggenda legata al suo culto: l'occhio del sole, personificato da una dea, si era infuriato con gli Egiziani ed era fuggito in Nubia dopo aver preso le sembianze di una leonessa; O. era riuscito a catturare quest'ultima e a riportarla in Egitto. In ragione di questo mito, O. è talvolta rappresentato nell'atto di tirare una corda che scende dal cielo. Dal racconto deriva anche il suo carattere di dio cacciatore e guerriero. È normalmente rappresentato come un uomo con un copricapo formato da quattro alte piume. Il suo culto risulta attestato a Thinis a partire dall'Antico Regno. Durante il Nuovo Regno è rappresentato sui rilievi dei templi di Abido in coppia con la dea leonessa Mehit. In epoca tarda riceve adorazione anche a Sebennito nella forma di O.-Shu.
La leggenda di O. conobbe un'ampia diffusione, soprattutto durante l'ultimo periodo della storia egiziana, quando fu rielaborata in molti centri teologici, mutando l'identità dei personaggi, ma lasciando intatta la forma del racconto. Così O. fu assimilato a Thot oppure a Shu e la dea leonessa a Ḥatḥor o a Tefnut. L'identificazione di O. con varie forme del dio Horus condusse anche al diffondersi di un'iconografia di O. ieracocefalo. Il dio divenne il combattente del sovrano o di Ra, per il quale uccideva il serpente Apophis. Ieracocefalo è spesso rappresentato in piedi sulla prora della barca solare nell'atto di uccidere, con una lancia o un arpione, le varie personificazioni del male che tentano di ostacolarne la navigazione nell'aldilà. Questa raffigurazione di O. compare anche sui c.d. cippi di Horus sui coccodrilli, dove la sua immagine ha una chiara valenza apotropaica.
Bibl.: H. Junker, Die onurislegende (DenkschrWien, LIX, 1-2), Vienna 1917; A. Rusch, in RE, XVIII, 1939, ce. 531-534, s.v.; W. Shenkel, in LÄ, IV, 198o-1982, cc. 573-574, s.v.