ONORIO detto di Autun (Honorius Augustodunensis)
Scrittore medievale, vissuto nella prima metà del sec. XII e al quale sono attribuite nei manoscritti, un gran numero di opere storiche, esegetiche, teologiche, liturgiche, ascetiche e persino enciclopediche (raccolta più completa in Migne, Patrol. Lat., CLXXII) che rivelano, nella grande maggioranza, unità d'autore. Sulla personalità di O., peraltro, regna assoluto mistero.
Nel De luminaribus ecclesiae (una specie di inventario degli scrittori ecclesiastici redatto sul modello di quelli di S. Girolamo e di Gennadio) l'autore dice di sé: "Honorius Augustodunensis ecclesiae presbyter et scolasticus... sub quinto Henrico floruit", volendo significare, secondo l'interpretazione più ovvia del passo, che egli apparteneva alla chiesa di Autun in Francia. In realtà l'esame degli scritti (un lungo elenco dei quali è inserito da O. stesso nella citata notizia autobiografica) porta a concludere per la sua origine tedesca: precisamente, secondo la chiara dimostrazione data da J. A. Endres, egli appartenne alla chiesa di Ratisbona. Le ipotesi per conciliare questo dato di fatto con la notizia del De Luminaribus ecclesiae, sono state moltissime (non sono mancate quelle radicalmente negative), ma tutte destinate a rimanere solo ipotesi. È probabile che viaggiasse molto, specialmente nella regione danubiana; probabilmente fu anche a Canterbury; non sembra conoscesse la Francia. Nei manoscritti delle sue opere è spesso qualificato come solitarius o inclusus. Per quanto le sue opere siano state largamente sfruttate, nessuno scrittore posteriore parla di lui. O. nei suoi scritti (si ricordano: Elucidarius, sive dialogus de summa totius christianae teologiae; De libero arbitrio; Speculum ecclesiae, raccolta di sermoni per tutto l'anno liturgico; Summa totius, seu de omnimoda historia; Imago mundi, de dispositione orbis) non rivela grande originalità, e piuttosto una stretta dipendenza da S. Anselmo e Scoto Eriugena nelle opere teologico-filosofiche; da San Girolamo, Gennadio, Beda, Isidoro di Siviglia, S. Ambrogio, S. Agostino, Gregorio Magno, nelle opere esegetiche, enciclopediche e nei sermoni. Ma sta in questo appunto la sua importanza. Mentalità ingenua, ma dotata di un'immensa curiosità di sapere, egli sembra avere assorbito perfettamente tutto il patrimonio della cultura ecclesiastica precedente e se ne è reso abilissimo volgarizzatore, soprattutto ad uso degli strati più bassi del clero. La grandissima influenza da lui esercitata sulla media cultura ecclesiastica posteriore è attestata dall'enorme diffusione dei suoi scritti e dal gran numero di traduzioni che se ne fecero (l'Elucidarius fu tradotto in francese, provenzale, italiano, islandese, svedese, gaelico, inglese, alto e basso tedesco).
Bibl.: Amplissima e frammentaria, è diligentemente registrata da E. Amann, in Dictionnaire de théologie catholique, VII, coll. 139-158 e da M. Manitius, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, III, Monaco 1931, pp. 364-376 (ivi anche per le edizioni parziali posteriori al Migne).