PELLE, Onorato
PELLÉ, Onorato (Honoré). – Nacque nel 1641 a Gap (Belloni, 1988, p. 151; Fabbri, 2004c, p. 194 n. 14), nel sud della Francia, da Alessandro. Si stabilì a Genova, verosimilmente, tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio del decennio successivo. Non è per ora supportata da documenti l’affermazione avanzata da Belloni (1988, p. 145) in merito a un approdo genovese nel 1662.
Nel primo documento riguardante Pellé, datato 18 giugno 1672, è menzionato come scultore in legno impegnato a decorare la nave del capitano Pietro Bianco, in costruzione sulla spiaggia di Savona (Alfonso, 1985, p. 8); un lavoro in merito alla bontà del quale il nobile Francesco Maria Sauli – forse in veste di armatore – avrebbe dovuto esprimersi. Il contatto con Sauli, principale committente a Genova dello scultore marsigliese Pierre Puget, rivela il progressivo inserimento di Pellé nel milieu degli artisti francesi presenti in città (Fabbri, 2003, p. 184). Proprio Puget è stato considerato maestro di Pellé e suo tramite per l’arrivo a Genova (Belloni, 1988, p. 145; Boccardo, 1988, p. 207); in assenza di documenti che certifichino un discepolato, è da accogliere, più semplicemente, un indirizzo di scelta, dato che negli anni immediatamente successivi al rientro di Puget in Francia, Pellé impiantò a Genova una bottega nella quale era possibile lavorare marmo e legno, fondere metalli, commerciare marmo e gestire cave (Fabbri, 2004a, p. 83).
Il 19 settembre 1674 accolse come discepolo Luciano Firpo, figlio di Nicola, al quale si obbligava di insegnare «artem scultoris» (p. 87 n. 5).
Nel 1675 prese parte alla fornitura, insieme a un nutrito gruppo di scultori attivi a Genova (Bernardo Falcone, Daniele Solaro, Francesco Macetti, Domenico Molciano, Giuseppe Gaggini), di ottanta statue in marmo mischio, ora disperse, destinate alla Galleria del palazzo reale di Madrid: l’ordine regio risale al 21 marzo, mentre l’11 aprile dell’anno successivo fu emesso il pagamento (Alfonso, 1985, p. 237; Silva Maroto, 1995).
Gode di una tradizionale attribuzione a Pellé (Belloni, 1988, p. 147), rifiutata da Fabbri (2003, p. 190, n. 19), ma che invece si accoglie pur dubitativamente (Sanguineti, 2012, p. 43), il grandioso gruppo ligneo con l’Apparizione di Gesù Bambino a s. Antonio da Padova, messo in opera nel 1676 nella cappella del transetto destro della chiesa della Ss. Annunziata del Vastato (Genova, Archivio storico del Comune, Memorie della Chiesa e Parochia della SS.ma Annunciata, 1783, c. 4rv).
Il 25 giugno 1677 accettò, con la qualifica di «scultore o sia intagliatore», di realizzare il gruppo processionale, in legno policromo, raffigurante Cristo appare ai ss. Giacomo e Leonardo per i confratelli dell’oratorio dedicato ai due santi nel quartiere di Prè, i quali, nel maggio 1681, dovevano ancora terminarne il pagamento (Belloni, 1988, pp. 146 s.). L’opera, dall’innovativo schema impostato sull’apparizione divina che sovrasta i santi, è stata identificata in quella attualmente conservata presso l’oratorio di S. Giacomo della Marina (Sanguineti, 1996). Esemplato sullo stesso personaggio presente nel gruppo processionale citato (Fabbri, 2001, p. 71; Ead., 2003, p. 186; Franchini Guelfi, 2003) è il Cristo risorto in marmo, custodito nella cattedrale di Aix-en-Provence e commissionato a Pellé da Gerolamo Grimaldi prima del 1680.
Tra il 1679 e il 1681 (Parma Armani, 1990), realizzò la statua in marmo raffigurante Filippo Ferretto, posta nell’antichiesa dell’Albergo dei Poveri (Alizeri, 1875, p. 517; Boccardo, 1988, p. 207). Agli stessi anni è databile il S. Antonio da Padova, conservato nella chiesa dei Minimi a La Ciotat nel sud della Francia (Fabbri, 2004a, p. 87, n. 7; Ead., 2004c, p. 187) mentre le tre statue lignee portareliquie (S. Filippo Neri, S. Nicola di Bari e S. Erasmo) pagate a «Monsù Onorato» nel 1679 dalla parrocchiale dei Ss. Nicolò ed Erasmo di Genova Voltri, rivelano piuttosto l’intervento di un aiuto di bottega (Cabella, 1908). La sigla dell’artista, tendente a volumi vigorosi, si riscontra nella Madonna del Rosario, in legno policromo, della chiesa di S. Ambrogio presso Zoagli, pagata nel 1680 al «signor Onorato» (Sanguineti, 2012, pp. 43 s.). Nello stesso anno, come indicava una firma incisa su una porzione perduta – «Honoré Pellé ma faict 1680» –, realizzò in marmo, per l’ospedale degli Incurabili, il ritratto a figura intera di Giuseppe Saluzzo, ora nel palazzo di Giustizia di Genova (Alizeri, 1846; Id., 1875, p. 293; Lagrange, 1857-1858, p. 188). Il 23 dicembre 1680 fu pagato da Giuseppe Maria Durazzo per il Cristo alla colonna, approdato in seguito nel convento di Nostra Signora del Rifugio delle suore Brignoline (Puncuh, 1984; Boccardo, 1988, p. 207). Il 22 novembre 1682 entrò contrattualmente nell’elaborato cantiere della cappella Franzone, nella chiesa di S. Carlo, per fornire ad Agostino Franzone il rivestimento in marmo bardiglio della porzione delle pareti accanto alle colonne dell’altare, da decorare con i simboli della Passione entro festonature (Bruno, 2004-2010, pp. 96 s.; Ead., 2013). Tra il 1684 e il 1686 (Fabbri, 2004a, pp. 85, 88 n. 20), realizzò la Madonna in gloria per l’altare maggiore della chiesa della Madre di Dio, ricordata da Carlo Giuseppe Ratti (1769) e oggi dispersa. Disperso è anche il gruppo processionale raffigurante l’Incredulità di s. Tommaso, citato sempre da Ratti (1762, 1997, p. 230) nell’oratorio genovese dedicato al santo.
In parallelo a una produzione più corsiva in legno policromo – a cui potrebbero aggregarsi per questioni linguistiche (nonostante le ridipinture) le Madonne del Rosario di Genova Pegli (oratorio di S. Martino), di Cogoleto (chiesa di S. Maria) e di Arenzano (oratorio di S. Chiara), oltre all’Assunta dell’omonimo oratorio di Genova Prà (Sanguineti, 2013, pp. 181-185) – lo scultore si impose tramite raffinate sculture in marmo che dimostrano un personale connubio tra il versante più sensibile dell’ambiente berniniano, a Genova impostato sull’esaltazione di un pittoricismo scultoreo, e la propensione «a un senso classico della forma e del ritmo compositivo» (Fabbri, 2003, p. 184).
La fama di Pellé si diffuse oltre i confini della Repubblica, come dimostra la commissione di un busto di Carlo II Stuart, noto tramite due raffinati esemplari, entrambi firmati e datati (Stamford, Burghley House, 1682; Londra, Victoria and Albert Museum, 1684; cfr. Williamson, 1996).
Il 1° ottobre 1693 sottoscrisse il contratto per l’esecuzione dell’altare, in marmi policromi, destinato alla chiesa di S. Giovanni Battista a Bastia, concluso l’anno successivo e caratterizzato da forme plastiche nel paliotto bombato e nelle spesse cartouches su cui poggiano gli angeli ai lati (Alfonso, 1991; Fabbri, 2003, p. 192 n. 45; Franchini Guelfi, 2005b). Nel 1694 fu incaricato di fornire un basamento di nuvole e angeli (Ratti, 1780, p. 159; Belloni, 1988, p. 149) per innalzare la statua raffigurante S. Filippo Neri in gloria, giunta da Roma l’anno precedente e ordinata dal padre oratoriano Davide Vaccà allo scultore Domenico Guidi (Giometti, 2010); il piedistallo fu consegnato solo nel 1703. Sempre nel 1694, Maria Vittoria Spinola Grillo si rivolse a Pellé per l’altare e la statua della Madonna Immacolata con Gesù Bambino, conclusi nel 1696 e destinati all’oratorio del suo confessore, Pietro Magelli, a Mediana nei pressi di Montecuccolo. Attualmente conservata nella sacrestia del duomo di Modena, la scultura rende omaggio, nella struttura compositiva, alla Madonna Carrega di Puget (Righi Guerzoni, 1999; Fabbri, 2004b).
Il 10 dicembre 1696 prese parte, in qualità di consigliere, a una riunione della Corporazione dei Marmorari (Belloni, 1988, p. 146). Il fatto che Pellé, già alla fine del secolo, avesse ormai abbandonato progressivamente l’intaglio ligneo a vantaggio della scultura in marmo, potrebbe essere suggerito dalla notizia che, nel contesto della commissione dell’altare marmoreo (15 giugno 1696) per la chiesa di S. Francesco a Santa Lucia di Tallano in Corsica (Alfonso, 1991; Franchini Guelfi, 2005b), egli s’impegnava a «far fare» un Crocifisso in tiglio per l’altare (Fabbri, 2004a, p. 88 n. 19): l’utilizzo dell’ausiliare potrebbe significare il ricorso, per questo genere di lavori, a collaboratori di bottega specializzati.
Assegnabile al 1700, anno indicato da una lapide, è il grande S. Rocco in marmo nella chiesa genovese di S. Rocco di Granarolo, dove è evidente il recupero del berniniano Daniele della cappella Chigi in S. Maria del Popolo a Roma (Fabbri, 2004a, p. 85). Agli anni iniziali del Settecento, in occasione dell’intero rinnovamento della chiesa (p. 88 n. 23), è collocabile la Madonna del Rosario nella chiesa dell’Assunta a Genova Palmaro (Belloni, 1988, p. 148). Sempre all’inizio del secolo è databile la fornitura da parte dello scultore di un modello progettuale per la statuetta di S. Giovanni Battista, fusa in argento da Gerolamo Borgo, oggi conservata nel Museo del Tesoro della cattedrale di Genova (Boggero - Simonetti, 2007). Databili in un momento successivo al 1706 sono i due grandi angeli in marmo che lo scultore collocò sul fastigio dell’altare entro la cappella dei Francesi nella chiesa della Ss. Annunziata del Vastato (Ratti, 1780, p. 171; Boccardo, 1988, p. 208; Franchini Guelfi, 2005a).
Su incarico del re di Francia, nel 1716, verificò un ingente carico di blocchi di marmo, depositati nel porto di Genova, provenienti da Carrara e destinati a Parigi (Franchini Guelfi, 2005a, p. 66 n. 55; Ead., 2013, pp. 180 s.): un ruolo di intermediario, già registrato nel 1687 e nel 1699 (Bresc-Bautier, 1995; Fabbri, 2004a, p. 88 n. 24), che giustifica il riscontro internazionale goduto da Pellé.
Nel 1716 fece dono al santuario di Notre Dame du Laus a Gap, sua città natale, di un gruppo mariano, accompagnato da una lapide dedicatoria «Honore Pela de Gap a Genes 1716» (Roman, 1884; Fabbri, 2003, p. 156; Fabbri, 2004c, pp. 187 s.).
Il 9 marzo 1717 fece testamento nella propria abitazione situata in via Balbi a Genova.
Tale dato contraddice Ratti (1769), il quale indica nell’anno 1700 una sua definitiva partenza per la Francia. Dal documento si ricava la qualifica («scultore da marmi»), il luogo prescelto per la sepoltura (la cappella della «natione francese» nella chiesa della Ss. Annunziata del Vastato) e il nome della moglie, Maria Benedetta Basso (Belloni, 1988, p. 150).
Morì a Genova il 18 dicembre 1718 e trovò sepoltura, nonostante la volontà testamentaria, nell’attigua parrocchiale di S. Vittore (Belloni, 1988, p. 151).
Un’interessante testimonianza rilasciata il 27 dicembre 1723 dal discepolo Francesco Saporiti ricorda la consuetudine di Pellé di sotterrare i blocchi di marmo nelle spiagge per evitare che successivamente le statue «non patischino il clima del sole e della luna», ossia per conservarne il candore (Belloni, 1988, p. 149).
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