ONOMACRITO ('Ονομάκριτος, Onomacrĭtus)
Poeta e profeta orfico di Atene (seconda metà del sec. VI e primi decennî del sec. V a. C.). È il più noto rappresentante di quel momento religioso che al tempo di Pisistrato e dei Pisistratidi portò all'inserzione dell'orfismo nella religiosità ufficiale (v. orfismo). Fu redattore dei poemi e oracoli attribuiti a Orfeo e a Museo: del sistema con cui egli compì la redazione ci dà un'idea l'essere stato sorpreso in flagrante falsificazione di un oracolo di Museo e perciò cacciato dalla corte d'Ipparco; figlio di Pisistrato. Più tardi si riconciliò con i Pisistratidi, perché fu con loro alla corte di Persia intorno al 485 a. C. per sollecitare una nuova spedizione contro la Grecia: spedizione ch'egli da par suo incoraggiò con oracoli.
Sappiamo pure che compose con proprio nome oracoli, poemi, scritti misteriosofici (τελεταί). La tradizione più tarda lo fa uno dei quattro compilatori della redazione pisistratea di Omero: gli si attribuiva anche la falsificazione di un verso dell'Odissea (XI, 604). Sulle sue teorie sappiamo pochissimo. Una notizia c'informa che egli fu il primo a mettere in relazione i Tebani con Orfeo, nel che si è voluto vedere una delle manifestazioni del sincretismo dell'orfismo con la religione olimpica tradizionale. Rivela l'influenza del pensiero ionico il fatto che egli ponesse all'origine delle cose terra, acqua e fuoco. Nella forma e nella sostanza dei suoi versi è riconoscibile l'efficacia della Teogonia esiodea.
Frammenti e testimonianze in O. Kern, Orphicorum fragmenta, Berlino 1922, p. 53 segg. Cfr. anche G. Kinkel, Epicorum graecorum-fragmenta, I, Lipsia 1867, p. 240.
Bibl.: Ch. A. Lobeck, Aglaophamus, Königsberg 1829, I, p. 332 segg.; F. Ritschl, Onomakritos von Athen, in Opuscola philologica, I, Lipsia 1867, p. 238 segg.; E. Rohde, Psyche, 9ª-10ª ed., II, Lipsia 1925, p. 111 segg.; O. Kern, Orpheus, Berlino 1920, pp. 19-20; R. Pettazzoni, La religione nella Grecia antica, Bologna 1921, p. 133 segg.