SCASSI, Onofrio
– Nacque a Cogoleto il 2 settembre 1768, primogenito del medico Agostino e di Francesca Agnese.
Studiò nel seminario arcivescovile per poi avviarsi alla medicina laureandosi a Genova nel 1788. Passò quindi all’Università di Pavia, dove seguì i corsi di Johann Peter Frank e di Antonio Scarpa per poi portarsi – probabilmente su suggerimento del medico inglese William Batt, residente a Genova – prima in Inghilterra e poi in Scozia.
A Edimburgo venne iscritto alla Royal Medical Society e, agli inizi del 1792, vi pubblicò De foetu humano, un’opera improntata alle teorie di John Hunter che ebbe una qualche fortuna negli ambienti della medicina del tempo. Tornato a Genova nel 1794, la notorietà acquisita gli permise di essere subito iscritto al Collegio dei medici e in quelle vesti venne incaricato di tenere il tradizionale discorso che accompagnava il rinnovo annuale delle autorità di governo. Le sue parole di aperta lode del sistema oligarchico genovese gli valsero l’incarico, da parte del magistrato di Sanità, di recarsi a Ponente per contenere un’epidemia divampata tra Savona e Ventimiglia. La sua relazione venne pubblicamente lodata ed egli ebbe il privilegio di tenere nel 1795 un altro discorso ancora davanti alle autorità, dove gli accenni a una nuova sensibilità culturale sono evidenti, ma ancora non contrastano con la rinnovata adesione all’ordine oligarchico.
Il crollo della Repubblica di Genova non lo vide d’altronde tra i protagonisti, anche se l’adesione alla Repubblica Ligure fu rapida, perché sin dal luglio 1797 accettò il comando di una compagnia della guardia nazionale, mentre alla fine dell’anno, in occasione delle elezioni legislative seguite all’approvazione della nuova costituzione, venne scelto a comporre il corpo degli elettori di secondo grado.
Nell’aprile del 1798, quando era ormai titolare della cattedra di medicina teoretica nell’ospedale Pammatone, i suoi studenti, in una missiva data alle stampe, lo ringraziarono per gli orizzonti di studio dischiusi loro e lo contrapposero a Nicolò Olivari, un cattedratico ostile al sistema di John Brown, del quale chiesero la destituzione. Lo scontro – solo parzialmente scientifico, perché neppure Scassi era un browniano – assunse presto un profilo politico. Scassi venne favorito dal nuovo esecutivo che lo volle prima presidente del Collegio dei medici e quindi nel mese di ottobre 1798 nell’Instituto nazionale, appena creato per guidare il rinnovamento culturale della società ligure.
Sin dalla fine dell’anno, in quelle vesti presentò al governo un progetto di riforma scolastica ispirato al modello rivoluzionario francese che rimase però lettera morta per i drammatici avvenimenti dei mesi successivi, quando la Repubblica Ligure, tra conflitti intestini e tentativi controrivoluzionari, finì nel 1799 per essere investita dall’offensiva austro-russa. Seguì l’assedio di Genova, dove divampò presto un’epidemia di febbre petecchiale: il morbo durò sino alla conclusione del blocco, quando nel 1800 la città tornò ai francesi dopo una breve parentesi austriaca. Lungo tutto questo tempo, Scassi, alla guida della Commissione di sanità, svolse attività meritoria nel contenimento della febbre che gli riuscì di debellare alla fine dell’anno. Nel frattempo, venuto a conoscenza sin dal 1798 del trattato di Edward Jenner (An inquiry into the causes and effects of the variolae vaccinae), fu probabilmente il primo a sperimentare in Italia la vaccinazione antivaiolosa. Nell’aprile del 1801, lesse all’Instituto alcune riflessioni al riguardo, che dette subito dopo alle stampe: in quelle pagine sono trattate le avvertenze e le istruzioni per procedere all’inoculazione e viene dato un resoconto delle relative difficoltà nella pratica della vaccinazione. Nel mese di luglio, continuando il proprio impegno scientifico, fu tra i fondatori della Società medica di emulazione.
Anziché tornare all’insegnamento soltanto, Scassi fu presto chiamato dalla seconda Repubblica Ligure a importanti incarichi di governo: nel 1803, lasciata la Commissione di sanità, fu nominato presidente di quella per la riforma degli studi universitari e divenne, nel mese di aprile, provveditore alla circoscrizione amministrativa dell’Entella per subito passare, in giugno, a quella del Centro. Per la circostanza, non mancò di tessere gli elogi del ministro di Francia Antonio Cristoforo Saliceti e avviò una stretta collaborazione politica, destinata a protrarsi, con un patriota genovese della prima ora, Antonio Maghella.
Nel luglio del 1804 venne eletto alla presidenza della Società medica di emulazione e lasciò l’incarico di provveditore perché, presidente dell’Università, venne nominato senatore. In quelle vesti si recò nel maggio del 1805 a Milano per assistere all’incoronazione di Napoleone re d’Italia: tornato a Genova, vi accolse Napoleone in visita e dette alle stampe il saluto che gli rivolse a nome del corpo accademico, dove sono grandi lodi alla sua opera di rinnovamento della penisola. Si schierò, di conseguenza, con Maghella per l’immediata annessione della Repubblica Ligure all’Impero dei francesi nel plebiscito organizzato nel giugno del 1805.
Per l’occasione entrò anche a far parte della municipalità genovese, ma il lavoro amministrativo non lo distolse dagli studi e nel 1809 pubblicò uno scritto sull’uso del muriato di barite, dedicato al re Gioacchino Murat che gli valse – per iniziativa di Saliceti, nel frattempo divenuto ministro di polizia a Napoli – il riconoscimento di cavaliere dell’Ordine delle Due Sicilie. Nel 1811 divenne componente del consiglio dipartimentale del Centro e continuò a intrattenere rapporti politici con Maghella, nel frattempo divenuto ministro di polizia a Napoli in sostituzione di Saliceti. Al crollo delle armi napoleoniche, nel 1814, non mancarono pertanto le accuse nei suoi confronti di essere un sostenitore delle idee francesi e di appartenere al partito degli indipendenti che era guidato, tra gli altri, da Maghella.
La Restaurazione non lo disturbò più di tanto: già nel settembre 1815, al momento dell’annessione di Genova al Piemonte, venne nominato medico onorario della Real Casa di Savoia e il titolo gli tornò poi utile per riprendere una carriera accademica che lo portò nel 1822 a ricoprire la cattedra di clinica interna e nosologia. Nel 1825, già tornato a far parte della Deputazione degli studi, ottenne il titolo di conte dal re Carlo Felice. Il riconoscimento illustrava l’impegno scientifico, ma anche la rinuncia a ogni dimensione politica (come testimonia il suo silenzio in occasione della rivoluzione costituzionale del 1821) a tutto vantaggio dell’azione amministrativa. Scassi, nominato decurione, venne infatti chiamato alle funzioni di provveditore nel 1828 per divenire poi sindaco di Genova dal 1830 sino al 1834. Nel 1831, come riconoscimento per i molti servigi prestati, il nuovo sovrano Carlo Alberto gli consegnò le insegne dell’ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
Morì a Genova il 9 agosto 1836 al termine di una lunga malattia che lo aveva costretto a ritirarsi dalla vita pubblica.
Opere. De foetu humano dissertatio anatomico-physiologica. Auctore Onuphrio Agnese Scassi, Genuensi, philosophiae et medicinae doctore [...] et praeside, Edinburgi 1792; Discorso del Cittadino O. S. dei membri componenti la Deputazione Dell’Instituto Nazionale, pronunciato nell’atto di presentare al Corpo Legislativo il Piano di Pubblica Istruzione, Genova 1798; Riflessioni sulla vaccina lette all’Instituto Nazionale, Genova 1801; All’imperatore de’ francesi e re d’Italia Napoleone I. L’Università di Genova onorata dalla presenza di S.S.M.I.R., Genova 1805; Dissertazione su l’uso del muriato di barite, Genova 1809.
Fonti e Bibl.: V. Vitale, O. S. e la vita genovese del suo tempo (1768-1836): con appendice su Raffaele Scassi, Genova 1932; Processi verbali dell’Instituto nazionale, 1798-1806, a cura di A.F. Bellezza - S. Medini Damonte, Genova 2004; G. Armocida et al., I pionieri italiani del metodo jenneriano O. S. e Luigi Sacco, in L’Idomeneo, 2014, n. 17, pp. 175-186.