CASTELLI, Onofrio
Figlio del marchese Giovanni Battista e di Vittoria Podiani signora di Piediluco, fratello minore di Gaudio, nacque con ogni probabilità a Terni verso il 1580.
Studiò matematica a Padova, dove fu allievo di Galilei; in seguito si dedicò soprattutto a ricerche e studi di carattere idrologico e più specificamente fluviale, raggiungendo una notevole notorietà presso i contemporanei come il fondatore di una nuova disciplina avente per oggetto l’”architettura dei fiumi”, della quale ricavò leggi e teorie dall’osservazioni diretta, viaggiando in tutt’Europa – dall’Italia alla Francia, dalla Germania alla Polonia – per esplorare e studiare i principali corsi d’acqua.
Nel 1607 il C. è a Roma per la presentazione a Paolo V di un suo opuscolo dedicato al problema degli straripamenti del Tevere (Inondatione di Roma). Non si sa quanto duri questo suo primo soggiomo romano; un decennio più tardi, comunque, forse a più riprese, trascorre un periodo di tre anni circa (1618-1621) a Milano, visitando e studiando il territorio circostante per preparare un progetto, che- illustrerà al governatore, di collegamento e navigazione fluviale fra la capitale e il lago di Como. Nel 1621 si reca in Francia e, dopo averne esplorato i principali fiumi, sottopone a Luigi XIII diverse relazioni sul modo di incrementame la navigabilità, ma il riaprirsi della questione religiosa, che chiama urgentemente il sovrano a La Rochelle (2 maggio), e soprattutto la morte improvvisa del suo protettore, il barnabita Baransana, lettore di matematica a Chambéry, interrompono l’opera intrapresa. Tornato a Roma, dove frequenta l’Accademia degli Umoristi, con la quale aveva già avuto rapporti per lo meno a partire dal 1616, presenta a Gregorio XV, poi a Urbano VIII, progetti per la navigazione dell’alto Tevere e dei suoi affluenti; qui, nel 1624, presta la sua consulenza ai legati di Bologna sui possibili rimedi ai danni causati all’agricoltura emiliana dalle alluvioni. Per incarico della Repubblica genovese nel 1628 visita la Corsica, sulle cui risorse idriche, nello stesso anno, tiene a Genova una relazione. Due anni dopo si trova a Milano, nella Biblioteca Ambrosiana, a studiare e a raccogliere materiali per quello che sarebbe dovuto essere il suo scritto più impegnativo e di maggiore respiro (Dell’architettura de’ fiumi et delle altre acque), del quale, essendosi ammalato di peste nella terribile epidemia allora diffusasi, dà alle stampe subito un sommario (agosto 1631), dedicandolo al cardinale Federico Borromeo, che ha protetto i suoi studi ed ha dato disposizione di raccogliere le sue carte in caso di decesso perché l’opera sia comunque pubblicata nella sua integrità (sarà invece il cardinale a morire, un mese dopo). Scampato alla malattia, rimane a Milano, continuando a studiare e a lavorare all’Ambrosiana e scrivendo diverse opere; ma non pubblicherà né queste né il grande trattato intrapreso: curerà invece alcune ristampe del sommario e darà alla luce un’operetta sulle risorse che hanno permesso alla città di Milano di riprendersi dalle catastrofiche distruzioni della sua storia (Considerationi..., 1635). Si ignora la data della sua morte, ma si sa che nel 1647 era ancora attivo nella biblioteca milanese, mentre nel 1658 risulta già scomparso.
Alle opere del C. pervenuteci occorre aggiungere una nutrita schiera di scritti segnalati dai suoi biografi ed elencati nel catalogo accluso alla prima edizione della Distributione, di argomento storico, economico e geografico; tra questi merita menzione una ingegnosa tavola sinottica, leggibile sia orizzontalmente che verticalmente, delle guerre dell’antica Roma. Una sua lettera, datata Napoli, 6 giugno 1617, è alla Biblioteca Oliveriana di Pesaro.
Rendono interessanti le opere del C. alcune caratteristiche di metodo e di indagine scientifica che mostrano come all’erudita conoscenza dei classici, che forniscono gli schemi fondamentali di distribuzione e organizzazione della materia, si unisca continuamente il riferimento all’esperienza diretta della realtà conseguita mediante lunghe e scrupolose osservazioni. Convinto dell’opportunità economica della navigazione fluviale, il C. prospetta una politica di rimboschimento che, rimediando alla progressiva, preoccupante spoliazione dei versantì montuosi, contenga il fenomeno dell’eccessiva presenza di materiale terroso alluvionale che limita la transitabilità navale dei corsi d’acqua rendendone più facile lo straripamento. Le sue Osservationi (in cui la prima delle doti di Milano rilevate, e cioè la ricchezza delle risorse agricole della circostante campagna, è all’origine della seconda, la capacità di risorgere sempre grande dalle calamità patite, dai Goti al Barbarossa e alla recente peste, e dipende a sua volta soprattutto dalla abbondanza di acque naturali della zona), oltre a confermare una notevole capacità di collegare i fattori economici a quelli sociali, costituiscono una testimonianza importante della ripresa della città lombarda dopo la grande epidemia.
Opere: Inondatione di Roma. Parte prima col disegno de’ paesi tutti l’acque de’ quali d Roma vengono, “all’Ill.mo et R.mo Sig.re il Sig. Card. Montalto”, Roma 1607 (ristampata l’anno dopo con il titolo Della inondatione del Tevere, ancora a Roma – il cardinale dedicatario fu colui che presentò l’operetta al pontefice –); Distributione universale dell’architettura de’ fiumi et delle altre acque del Sig. Conte Onofrio Castelli umbro, “all’Eminentissimo et Reverendissimo Signor Card. Federico Borromeo”, Milano 1631 (ristampato ivi nel ’32 e nel ’33); Considerationi del conte Onofrio Castelli sopra due delle singolari doti della città di Milano, Milano 1635.
Bibl.: F. Angeloni, Historia di Terni, Roma 1646, p. 192; G. Ghilini, Theatro d’huomini letterati, II, Venezia 1647, p. 203; L. Iacobilli, Bibliotheca Umbriae, sive de scriptoribus provinciae Umbriae, Fulginiae 1658, pp. 139-40; F. Novati, Milano prima e dopo la peste del 1630 secondo nuove testimonianze, in Arch. stor. lombardo, s. 4, XVIII (1912), pp. 13-19, 45-46; A. Saba, La Biblioteca Ambrosiàna (1609-1632), in Aevum, VI (1932), p. 590.