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BEVILACQUA, Onofrio

di Gaspare De Caro - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 9 (1967)
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BEVILACQUA, Onofrio

Gaspare De Caro

Nacque a Ferrara nel 1598, da Luigi e da Eleonora di Annibale, conte di Collalto. Nel 1616 lo zio paterno Bonifazio Bevilacqua, nominato cardinale, indusse il B. a intraprendere la carriera ecclesiastica, ottenendogli poi da Gregorio XV la carica di cameriere d'onore. Nel 1624, tuttavia, il B. rinunziò al sacerdozio per rivolgersi alla carriera militare, approvato in questo dallo stesso Urbano VIII, che lo munì di una commendatizia a Isabella di Borbone, moglie di Filippo IV. Il B. si recò così alla corte spagnola, dalla quale fu poi inviato nell'esercito delle Fiandre agli ordini di Ambrogio Spinola. Per più di tre lustri il B. servì con onore, ottenendo alte cariche militari e partecipando ad alcuni dei maggiori episodi bellici, tra i quali il famoso assedio di Breda. In ricompensa dei suoi servigi fu nominato cavaliere dell'Ordine di Santiago. Ritornò in Italia intorno al 1640, ottenendo in quello stesso anno da,Urbano VIII la carica di governatore delle artiglierie pontificie.

Morì il 27 luglio 1680.

Il B. non mancava di qualche velleità letteraria. Nel 1630 pubblicò una traduzione dal francese di L'Elisa, ovvero l'innocenza colpevole di J. Pierre Camus (Venezia e Roma, 1632; Venezia 1635, 1654). L'opera maggiore è però il Ragionamento sopra il comando, maneggio, e uso dell'artiglieria,pubblicata a Bologna nel 1644.

Il B. afferma di aver scritto quest'opera con un fine puramente personale e che essa non era destinata al pubblico; ed è assai probabile che lo scritto, di piccola mole, avesse una circolazione assai limitata, o addirittura nessuna, come suggerisce lo stesso autore. Tuttavia, l'operetta costituisce una interessante testimonianza delle conoscenze di ingegneria militare e di artiglieria del tempo. Il B. non si limita, del resto, ai suoi propositi manualistici, ma teorizza con notevole consapevolezza l'importanza assunta dall'artiglieria nelle guerre del tempo: "Che il cannone sia la vera chiave delle piazze, o fortezze, l'invecchiata esperienza toglie ogni perplessità e ne risolve ogni dubbio". In un più limitato programma di difesa delle piazzeforti, "sin che possa giungere il soccorso", è invece la stessa artiglieria ad offrire la maggiore resistenza agli assalitori, sicché "il maggior studio che possa fare l'ingegniere sarà l'accomodare i fianchi, gli orecchioni, le alte e le basse piazze, disporre le false braghe, le strade coperte, i rivellini e le altre fortificazioni esteriori, che tutte armoniosamente col moschetto e cannone rispinghino o tenghino l'inimico lontano e lo necessitino a guadagnare gradatamente quel terren".

In queste considerazioni del B. traspare tutta una nuova concezione della guerra moderna che va faticosamente facendosi strada dopo la fondamentale esperienza bellica delle campagne di Fiandra e di Francia della fine del sec. XVI e del principio del successivo. Il B. si sforza, però, di fondare le sue affermazioni su tutta l'esperienza della guerra moderna dallinizio dell'uso tattico delle artiglierie, ed il trattatello si arricchisce così di esempi tratti dalle campagne italiane di Carlo VIII e Francesco I, dalla campagna nel Cadore di Bartolomeo dAlviano e dalla guerra di Siena oltre, naturalmente, al classico esempio della battaglia di Ravenna del 1512: tutti episodi che dimostrano come "nelle battaglie il cannone sia potissima, anzi spesso sola causa delle vittorie (mentre si possa alloggiare e situare qualche pezzo vantaggiosamente)". Soprattutto, però, il B. fa riferimento alle recenti guerre in Germania, in Francia e nelle Fiandre, per dimostrare che "pochi progressi può fare un esercito, se il cannone prima non gli fa giorno".

Di qui il B. deriva la grande impor che deve essere attribuita negli eserciti moderni al coniando dell'artiglieria, al quale fa risalire, secondo l'uso militare del tempo, anche la responsabilità dei più disparati lavori di ingegneria militare.

Dopo queste considerazioni generali il B. passa ad esaminare in dettaglio i vari problemi proposti dall'uso delle artiglierie in battaglia e durante gli assedi, capitolo particolarmente interessante, questo, anche per la ricchezza di notizie relative ad episodi nùlitari del tempo che egli come al solito utilizza. Nelle operazioni di assedio, cui partecipi un esercito di ventimila fanti e di cinquemila cavalli, la consistenza dell'artiglieria non deve superare i trenta pezzi "così per non gravare l'esercito di tanti carri, che consumano i foraggi e profondano le strade, marciando tutti in una volta, come per poterli ritirare facilmente in un necessitosa occasione". Il B. fa seguire l'elenco del materiale necessario all'artiglieria durante l'assedio e quello dei vari pezzi di artiglieria conosciuti al suo tempo, con dettagliate istruzioni sulle loro funzioni e sul modo di usarli, sulla gente necessaria per manovrare ciascun pezzo e così di seguito. Il Ragionamento risulta pertanto una fonte di notevole interesse per lo studio delle cognizioni e degli usi militari dei tempo.

Bibl.: L. Ughi, Diz. stor. degli uomini illustri ferraresi, Ferrara 1804, p. 62; P. Litta, Famiglie celebri ital., CXXXIV sub voce Bevilacqua, tav. VI.

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