BEVILACQUA (de Bivilacquis, Beacqua), Onofrio
Terzogenito di Galeotto, condottiero e consigliere dei Visconti, nacque nel 1401 nel castello di Maccastorna, nel Lodigiano. Come i fratelli maggiori Emesto e Cristin Francesco, fu educato alla scuola dell'umanista Guarino Veronese; e a Verona, dove il padre ebbe una posizione di primo piano dopo la morte di Gian Galeazzo Visconti, soggiornò a più riprese tra il 1419 e il 1429.
Datosi molto presto al mestiere delle armi, combatté sotto vari condottieri, tra cui Pandolfa Malatesta e, poi, Francesco Sforza. Dopo la morte del padre, nel 1441, ebbe, assieme con i fratelli, da Filippo Maria Visconti la conferma del feudo e del castello di Maccastorna (8 marzo 1441) col titolo comitale (7 ott. 1441).
Il castello sorgeva presso il confine tra il ducato di Milano e la Repubblica di S. Marco, in posizione strategica sulla riva destra dell'Adda, a poca distanza dalla sua conflueunza col Po. I fratelli Bevilacqua, sebbene avessero proceduto, il 17 sett. 1443, alla divisione dei beni paterni, si dedicarono insieme allo sfruttamento agricolo delle terre e alla fortificazione della rocca, cosa questa che era stata invece trascurata dal padre.
Quando, dopo la morte di Filippo Maria Visconti, Francesco Sforza mosse alla conquista dello Stato di Milano, riuscì a ottenere il pieno appoggio del B., il che gli permise il 22 ott. 1448 di gettare due ponti sull'Adda nei pressi del castello, di trasportare le sue truppe sull'altra sponda e di marciare su Milano con una rapidità maggiore di quanto avessero previsto i Veneziani, i cui capitani, all'oscuro della manovra, avevano dislocato i loro eserciti presso Lodi. Cronisti dell'epoca e storici riconoscono concordemente che in questa occasione l'atteggiamento del B. fu decisivo per il successo dello Sforza, il quale, il 25 marzo 1450, "in reimmeratione fidei et devotionis" confermò il B. e i fratelli nel possesso della contea di Maccastorna (verbalmente già conferito nel 1448) e il 5 giugno negli altri loro possedimenti e beni. Il vescovo di Lodi, A. Bernerio, inoltre, in quello stesso anno investiva il B. delle decime di Lardera.
Sempre nel 1450 il B. fu nominato da Francesco Sforza consigliere ducale; negli anni seguenti compare spesso tra i suoi assistenti e consiglieri militari: sappiamo che aveva addirittura reclutato e addestrato una compagnia di soldati tra i suoi dipendenti, mettendola a disposizione del duca per la guerra contro Venezia.
Il B., che non era sposato e non aveva figli, si fece notare per generose elargizioni benefiche ai parenti, ai poveri, alle chiese. Nel 1468 egli adottò come figlio e nominò suo erede il nipote Galeotto Bevilacqua, dopo che ebbe ottenuto da Galeazzo Maria Sforza di poter devolvere a lui tutti i suoi beni e i suoi diritti sul Teudo di Maccastorna.Il 31 ottobre di quell'anno fece testamento. Morì, per malattia, il 4 genn. 1469, appena due (o tre) giorni dopo esser stato nominato membro del Consiglio segreto; fu sepolto a Milano nella chiesa di S. Angelo dei minori osservanti.
Per lungo tempo gli storici hanno creduto, basandosi anche su Cicco Simonetta (I diari, pp. 91 s.), che il B., non si sa bene per quale motivo, fosse caduto verso la fine della vita in disgrazia presso gli Sforza e che fosse stato decapitato nel castello di Binasco il 25 febbr. 1474. Ma prima il Ghinzoni e poi il Lazzeroni (p. 135) hanno dimostrato che il decapitato di Binasco non era il B., ma un Onofrio Anguissola, cui il duca Galeazzo Maria Sforza fece dare un cognome diverso - Bevilacqua era abbastanza frequente nel Milanese - per far perdere le sue tracce.
Ad ulteriore conferma dell'infondatezza del suo preteso dissidio con gli Sforza va ricordato il fatto che, dopo la sua morte, gli eredi ebbero da Galeazzo Maria Sforza ulteriori concessioni e benefici, come il feudo di Cavacurta (diploma del 22 febbr. 1469), il castello e il territorio di Maleo, nei pressi di Maccastorna, e, nel Milanese, le terre di Casenuove e Gerra (diploma del 3 maggio 1475), espressamente "per riconoscenza dei suoi meriti e servigi resi al duca Francesco Sforza, suo padre".
Fonti e Bibl.: Documenti sul B. possono vedersi nell'Archivio storico civico di Milano (Regestri Ducali, n. 190, ff. 702 ss.; Feudi Camerali, Maccastorna). Cfr. inoltre: I registri viscontei, a cura di Cesare Manaresi, Milano 1915, p. 89; C. Santoro, Gli Uffici del dominio sforzesco, Milano 1947, p. 10; Cicco Simonetta, I diari, a cura di A. R. Natale. I. Milano 1962, pp. 91 s.; Iohannis Simonetae Rerum gesta, Francisci Sfortiae… commentarii, in Rerum Italic. Scritt., 2 ediz., XXI, 1, a cura di G. Soranzo. p. 252; B. Corio, Storia di Milano, III, Milano 1857, pp. 68 ss. Vedi ancora: G. Pereti Totius Bevilaquae familiae leritima exactaque sexus utriusque descriptio…, Veronae 1584; V. Seta, Compendio historico dell'origine, discendenza attioni et accasamenti della fiamiglia Bevilacqua, Ferrara 1606; A. Superbi, Genealogia della famiglia Bevilacqua, Ferrara 1627; A. Frizzi, Mem. stor. della nobile famiglia Bevilacqua, Parma 1779, pp. 40 ss.; L. Tettoni-F. Saladini, Teatro araldico, VI, Lodi 1846 (sub voce Bevilacqua); P. Ghinzoni, O. B. e Onofrio Anguissola, in Arch. stor. lombardo, VII (1880), pp. 613-624; G. Boni, La Rocca di Maccastorna, in Arch. stor. per la città e i comuni del circondario di Lodi, XXVII(1908), pp. 97 ss.; G. Agnelli, Lodi e il suo territorio, Lodi 1917, pp. 200, 942, 946 s., 972, 986 ss.; G. P. Bognetti, Per la storia dello stato visconteo, in Arch. stor. lombardo,LIV (1927), p. 318; F. Fossati. F. Sforza e la "sorpresa" del 16 maggio 1452, ibid., LXI (1934), pp. 330 ss.; C. Santoro, Ruolo dei salariati dei 1466 nello Stato milanese, ibid., n.s:, IV(1939), pp. 27 ss.; E. Lazzeroni, Il Consiglio Segreto o Senato Sforzesco, in Atti e Mem. del III Congresso storico lombardo, Milano 1939, p. 135; F. Cognasso, IlDucato visconteo da Gian Galeazzo a Filippo Maria, in Storia di Milano, VI, Milano 1955, p. 428 e n. 2; P. Litta, Famiglie celebri ital. CXXXIV, sub voce Bevilacqua, tav. III; V. Spreti, Encicl. storico nobil. ital., App. I, p. 357.