AVELLINO, Onofrio
Nacque a Napoli probabilmente nel 1674. Il Roviglione (1733) e il De Dominici (1742-44) concordano nel riferire che l'A. fu, in un primo tempo, allievo di Luca Giordano e che la sua adesione alla maniera pittorica del maestro fu tale che alcune sue copie di composizioni giordanesche (battaglie, soprattutto, e un Giosuè che ferma il sole)vennero vendute come opere originali dello stesso Giordano. Partito questi per la Spagna nel 1692, l'A. passò alla scuola di F. Solimena e - sempre secondo il De Dominici - dipinse la Madonna in gloria con angeli e santi per la volta della navata della chiesa del Carmine a Sorrento, la Madonna con i ss. Ciro e Giovanni per la parrocchiale di S. Ciro a Vico Equense (circa 1715) e due tele, raffiguranti un'Apparizione della Vergine e un Miracolo di s. Domenico,per la chiesa del Rosariello delle Pigne a Napoli. Tali opere palesano invero caratteri stilistici strettamente connessi alle inclinazioni in senso accademico cui la pittura del Solimena aveva cominciato a volgere già dagli ultimi anni del sec. XVII. A Napoli l'A. aveva anche dipinto una paletta raffigurante S. Nicola da Bari,per uno degli altari di S. Carlo all'Arena (G. Sigismondo, III, p. 38), che però risulta dispersa.
Verso la fine del secondo decennio del secolo XVIII l'A. si trasferì a Roma, donde però mantenne assidui contatti con l'ambiente artistico napoletano: il 22 ott. 1720 il Solimena gli scrisse esprimendogli accese critiche sugli ordinamenti recentemente proposti per l'Accademia di S. Luca e nel 1729 fu l'A. a scrivere al De Dominici, elogiandone la "vita" di L. Giordano appena pubblicata e inviandogli anche alcuni disegni e bozzetti da sottoporre all'esame del Solimena.
Della lunga attività a Roma, ove pare che l'A. si sia prevalentemente dedicato al ritratto, resta però testimonianza solo per quanto riguarda la Gloria di s. Anna nel soffitto della chiesa di S. Francesco da Paola, un S. Giuseppe nella stessa chiesa (N. Roisecco, II, p. 475) e un S. Alberto che cura gli infermi in S. Maria di Montesanto (B. De Dominici, IV, p. 555).
Soltanto la prima di queste opere è pervenuta ai giorni nostri, essendosi perdute le altre in epoca imprecisabile: ed anche in quella è agevole riscontrare una perdurante fedeltà ai modi pittorici, perfino agli schemi compositivi e alla tipologia solimeneschi, pur se certe più luminose soluzioni chiaroscurali possano avvisare d'un cauto accostamento al marattismo dominante l'ambiente romano.
La rarità delle opere superstiti, e soprattutto la loro estrema modestia qualitativa, non consentono, in definitiva, di distinguere la personalità artistica dell'A. da quelle dei molti allievi del Solimena, più o meno legati alla fase accademica del maestro. L'A. morì a Roma il 17 apr. 1741.
Bibl.: P. A. Orlandi-N. Parrino-A. Roviglione, Abecedario Pittorico... di nuove notizie accresciuto,Napoli 1733, p. 467; B. De Dominici, Vite dei Pittori, Scultori ed Architetti Napoletani, IV, Napoli 1846, pp. 211 s., 553-555; N. Roisecco, Roma antica e moderna,Roma 1765, II, p. 475; G. Sigismondo, Descrizione della città di Napoli e suoi borghi,III, Napoli 1789, pp. 38, 85; S. Ticozzi, Dizionario dei pittori dal rinnovamento delle Belle Arti fino al 1801, Milano 1818, I, p. 22; G. Filangieri di Satriano, Documenti per la Storia, le Arti e le industrie delle provincie napolitane, V,Napoli 1891, p. 390; M. Loret, I pittori napoletani a Roma, in Capitolium, X(1934), p. 543; L. Grassi, Una lettera di Francesco Solimena a O. A. e gli statuti dell'Accademia di S. Luca, in L'Urbe, VI,6(1941), pp. 1-6; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, p. 274.