ONESTI, Onesto degli
ONESTI, Onesto degli (Onesto da Bologna). – Nacque a Bologna intorno al 1240 dal notaio Bonacosa di Pietro degli Onesti e da una certa domina Albachara. Rimasto orfano di padre, nel 1251 risulta affidato insieme alla sorella Giuliana e al fratello Pietro alla tutela dello zio paterno Pellegrino.
Abbandonata, a differenza del fratello, la tradizionale propensione della famiglia alla professione notarile (notaio, oltre al padre, fu lo zio Guglielmo), si dedicò alla redditizia arte del prestito e del cambio. Da un atto del 7 ottobre 1271 sappiamo che, colpito da grave malattia, dalla quale con tutta evidenza si ristabilì, fece stendere il proprio testamento, al quale presiedette, in qualità di notaio, Matteo de’ Libri. Negli anni Settanta e Ottanta risiedette a Bologna nel quartiere di Porta Procola nella cappella di S. Maria dei Bulgari, mentre un’«insolita instabilità insediativa» (Antonelli, 2007, p. 14) caratterizzò gli ultimi anni della sua vita fino alla residenza, probabilmente ultima, nella parrocchia dei Ss. Gervasio e Protasio.
Appartenne al partito guelfo e fu in contatto, tra gli altri, con Venedico Caccianemici. Una traccia della sua appartenenza politica si legge in una tenzone che lo coinvolse con Tommaso da Faenza e Cino da Pistoia, collocata da Sandro Orlando (Le Rime…, 1974, p. 57) nel quadro dei drammatici eventi succeduti in Toscana nel 1300-01: in questo caso, il bianco Onesto «pare quasi avere il compito di avallare con la propria autorità la tesi del compagno di parte» (ibid.) Tommaso, contro le posizioni del nero Cino.
Nella pur cospicua documentazione d’archivio che lo riguarda è ravvisabile un «inspiegabile vuoto documentario relativo agli anni 1286 e 1290» (Antonelli, 2007, p. 12), colmato grazie alle carte di un «fascicolo processuale istruito dal giudice del podestà in seguito all’omicidio di un notaio» (ibid.) dal quale risulta che, nel giugno 1285, fu condannato in contumacia alla pena di morte: sarebbe proprio in occasione di questa disavventura giudiziaria che Guittone d’Arezzo gli avrebbe inviato il sonetto Credo savete ben, messer Onesto, nel quale l’accusava di non accordare il comportamento al proprio nome (cioè, di essere disonesto), al quale Onesto replicò adducendo la speranza di «trovar perdon del mio peccato» (ibid., p. 13). Dopo una probabile residenza in Romagna, risulta nuovamente a Bologna nel 1291, motivo per il quale è ipotizzabile che abbia raggiunto una qualche composizione della controversia con la famiglia dell’ucciso.
Nel 1296 (in data 27 agosto) fu nuovamente coinvolto in una rissa: l’episodio rientra forse negli scontri tra le famiglie rivali dei guelfi Galluzzi e dei ghibellini Carbonesi (un tal Maio di Bartolomeo Carbonesi risulta in effetti tra i partecipanti alla zuffa: Frati, 1887, p. 357). Nella sua denuncia Onesto affermava di essere stato ingiuriato e percosso da un gruppo di uomini capeggiati dai fratelli Piero e Guido di Daniele; a questa versione dei fatti si contrapponeva quella degli altri protagonisti dell’episodio, tendenti invece a spostare proprio su Onesto la responsabilità dell’accaduto (ibid., pp. 357-361). Dal momento che i testimoni favorevoli a Onesto nel processo sembrano tutti riferibili alla fazione dei Geremei, mentre i Carbonesi, avversari nella rissa, erano vicini ai Lambertazzi, Cavazza (1934, p. 102) ipotizzò che Onesto potesse essere stato, nelle lotte che dividevano le due famiglie bolognesi, vicino ai Geremei, come d’altronde la sua appartenenza al partito guelfo rende probabile. Tra le notevoli personalità che intervennero nel processo a suo favore si segnala Picciolo de’ Segatari (probabilmente il Picciolo bolognese dello scambio con Cino); i rapporti tra i due sarebbero confermati da una probabile corrispondenza in canzoni, nella quale Onesto rispose alla missiva di Picciolo (Prego ch’audir ve piaza me Pizòlo) con la canzone Se co lo vostro val mio dire e solo (Giunta, 1995).
Nel 1297 risulta eletto per la Società dei quartieri in qualità di sapiente (Antonelli, 2007, p. 14).
Morì probabilmente nei primi mesi del 1303.
Il corpus poetico di Onesto consta di 23 componimenti (20 sonetti, 2 canzoni, 1 ballata) e un frammento di canzone, cui si aggiungono altri 4 sonetti di dubbia attribuzione. Dante (De vulgari eloquentia: I, XV, 6) gli ascrive inoltre la canzone Più non attendo il tuo soccorso, della quale non v’è però traccia nella tradizione testuale.
Dalla produzione poetica rimasta emerge un rimatore vicino al formalismo siculo-toscano, anche se, rispetto agli altri poeti legati alla ‘vecchia maniera’, Onesto pare comunque caratterizzato, «perlomeno nelle canzoni», da un «intenerimento che è giusto chiamare stilnovistico» (Contini, 1960, p. 655); a patto di limitare, come per altri poeti «imputati di (pre) stilnovismo», la portata di questi fermenti innovatori più a talune opzioni lessicali che a fattori incidenti sull’‘ideologia’ poetica di fondo (cfr. Marti, 1972, p. 36). Con un profilo rilevato rispetto ai poeti della vecchia maniera Onesto è del resto presente – in De vulgari eloquentia: I, XV – nell’onorevole compagnia di «Guido Guinizelli, Guido Ghisilerius, Fabrutius», tra i «doctores illustres et vulgarium discretione repleti» bolognesi. Come era prevedibile, Petrarca (Triumphus Cupidinis, IV, 35-36) lo relega, invece, in una dimensione ormai superata, tra coloro che «fur già primi» e ora «da sezzo».
Nei testi di corrispondenza risulta in contatto con letterati toscani (Cino da Pistoia, Guittone d’Arezzo, Terino da Castelfiorentino) oltre che romagnoli (Tomaso da Faenza, Ugolino Buzzuola). Di particolare interesse proprio la corrispondenza con Cino, dove è solitamente il bolognese a provocare il pistoiese (V-XI dell’ed. Orlando; in IX sia Onesto che Cino ricorrono alla mediazione di Bernardo da Bologna), mentre in un caso (XII), la già ricordata tenzone tra Tommaso da Faenza e Cino, Onesto interviene in una tenzone già avviata. Gli scambi con Cino, risalenti con ogni probabilità al soggiorno bolognese del pistoiese nel 1292, restituiscono l’immagine di un poeta inserito nel dibattito letterario contemporaneo, come nel celebre Mente ed umile e più di mille sporte, nel quale Onesti «attacca a fondo, nella persona di Cino, lo schieramento stilnovistico» (De Robertis, 1951, p. 279). In questo sonetto, come del resto, in maniera più scorciata o allusiva, in altri suoi testi, il bolognese rinfaccia al pistoiese alcune tendenze della nuova maniera poetica; la polemica potrebbe però in parte configurarsi come lotta di retroguardia, oltre che come «esplosione umorale di un poeta che si sente superato e invecchiato di fronte all’irrompere della nuova generazione e al pieno maturarsi della nuova poetica, della quale almeno qualche aspetto egli aveva remotamente intravisto» (Marti, 1972, pp. 35 s.).
Opere: Le rime di Onesto si leggono nell’ed. a cura di S. Orlando, Le Rime di Onesto da Bologna, Firenze 1974, alla quale si rimanda per ulteriore bibliografia.
Fonti e Bibl.: Per le notizie biografiche cfr. G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna 1786, VI, pp. 181-183; L. Frati, Notizie biografiche di rimatori italiani dei secoli XIII e XIV, III, Onesto da Bologna, in Giorn. stor. della letteratura italiana, X (1887), 30, pp. 356-362; G. Zaccagnini, Poetie prosatori delle origini. Spigolature d’archivio, in Giorn. dantesco, XXVIII (1925), p. 175; A. Antonelli, Nuove su Onesto da Bologna, in I Quaderni del m. æ. s., X (2007), pp. 9-20. Ulteriore bibliografia: G.M. Crescimbeni, L’Istoria della volgar poesia, Venezia 1731, passim; G. Zaccagnini, Guido Guinizelli e le origini bolognesi del ‘Dolce Stil Novo’, in Documenti e studi pubbl. per la cura della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, IV (1922), pp. 13-61; L. Mascetta-Caracci, Onesto bolognese e Cino testimoni alla nascita della Divina Commedia, in L’Archiginnasio, XXVI (1931), pp. 105-119; I rimatori bolognesi del sec. XIII, a cura di G. Zaccagnini, Milano 1933, pp. 23-28; L. Cavazza, O. d. O. e le sue rime, in L’Archiginnasio, XXIX (1934), pp. 101-114; D. De Robertis, Cino e i poeti bolognesi, in Giorn. stor. della letteratura italiana, CXXVIII (1951), pp. 273-312; G. Contini, Poeti del Duecento, Milano-Napoli 1960, ad ind.; M. Marti, Onesto da Bologna, lo Stil novo e Dante, in Con Dante fra i poeti del suo tempo, Lecce 1966, pp. 45-68; Poeti del Dolce stil nuovo, a cura di M. Marti, Firenze 1969, pp. 748-767; M. Marti, Storia dello Stil nuovo, Lecce 1972, passim; Id., O., O.degli, in Enc. dantesca, IV, Roma 1973, pp. 153 s.; G. Favati, Inchiesta sul Dolce Stil Novo, Firenze 1975, pp. 106-120; F. Brugnolo, Cino (e Onesto) dentro e fuori la Commedia, in Omaggio a Gianfranco Folena, Padova 1993, pp. 369-386 (in partic., pp. 381-386); C. Giunta, Corrispondenze in canzoni (per il restauro di Onesto da Bologna, «Se co lo vostro val mio dir e solo»), in Studi mediolatini e volgari, XLI (1995), pp. 51-76; S. Orlando, Dall’Ossequio nei confronti di Guittone all’‘intenerimento’ stilnovista: i casi di Onesto da Bologna e di Guido Orlandi, in Guittone d’Arezzo nel VII centenario della morte, a cura di M. Picone, Firenze 1995, pp. 295-306.