ONCIA (lat. uncia; gr. οὐγκία, οὐγγία)
È la piccola unità del sistema monetale siculo-italioto e poi di quello romano; è il dodicesimo della litra = libra = as, che ne sono l'unità maggiore. È stata, nei due sistemi, coniata in bronzo e viene contrassegnata dal segno del globulo o punto. Se ne hanno serie monetali di Agrigento, Camarina, Gela, Lipara, Capua. Su un bronzetto di Siracusa si legge ογκι; su di un altro di Erice ογκια. Nel sistema romano dell'asse se ne hanno di fuse e di coniate, secondo che la rispettiva serie appartenga alla riduzione librale, semilibrale, sestantaria od onciale e lo stesso si dica per le serie pesanti italiche del bronzo monetato: serie umbra, etrusca, campana, dei Sabini, dei Piceni, dell'Apulia.
Nel sistema siculo-italico della litra si hanno i seguenti multipli dell'oncia, che riappaiono nelle suddivisioni dell'asse fuso e coniato, duodecimale e decimale: ?λιτρα = libra = 12 once = as; δεκώγκιον=. 10 once = deunx; ἡμίλιτρον = 6 once = semis; πεντώγχιον = 5 once = quincunx; τετρᾶς = 4 once = quatrunxtriens; τριᾶς = 3 once = teruncius = quadrans; ἑξάς = 2 once = biunx = sestans. Sottomultipli dell'oncia sono fra gli altri, la semuncia (1/24 dell'asse), il sicilicus (1/48 dell'asse); la sextula (1/72 dell'asse); e lo scriptulum (1/288 dell'asse). Presso gli altri popoli ellenici l'oncia è stata assimilata al χαλκοῦς, e nel sistema romano-campano si deve identificare con la libella.
Nell'alto Medioevo, fino ai secoli XI-XII, nell'enumerazione delle pene pecuniarie sancite dalle varie leggi e anche nei contratti, si trova la menzione delle oncie d'oro (peso) come misura di valore; allora infatti i metalli preziosi si contrattavano a peso e si hanno frequenti ricordi di libbre d'oro e d'argento. L'oncia d'oro rimase nell'uso come moneta di conto, specialmente in Sicilia con l'equivalenza di 30 tarì e, come tale, subì le variazioni prodotte dal mutare del rapporto fra l'oro e l'argento. Così avvenne che la moneta di conto diede il nome ma non il peso alla moneta effettiva. La prima che portasse il nome di oncia fu il pierreale d'oro coniato da Pietro d'Aragona re di Sicilia (1283-1285) che pesava soltanto un sesto dell'oncia. Da allora dobbiamo scendere al 1732 in cui se ne fece una d'argento con la significativa leggenda oblita ex auro argentea resurgit e nell'anno successivo uscì anche quella d'oro con la Fenice al rovescio (v. fenice). Queste monete si coniarono fino all'invasione francese. Si conservò il nome di oncia anche ai pezzi da sei ducati di Ferdinando IV e lo ebbero altre monete di Malta, di Spagna e dell'America spagnola.
L'oncia come misura di peso. - In varî paesi, e anche in Italia prima dell'adozione del sistema metrico decimale, l'oncia fu usata largamente come misura di peso, assumendo valori diversi, aggirantisi però, per lo più, intorno ai 30 grammi. Così: in Germania (Unze), g. 30; in Francia (once), g. 30,59; in Spagna e nei paesi di lingua spagnola (onza), gr. 28,75 (1/16 di libbra uguale a 16 adarmes di 3 tominas di 12 grani); in Portogallo (onca), g. 28,688; in Svizzera g. 31,25, e così in Olanda (ons: oggi però l'ons olandese equivale all'ettogramma). Un cenno particolare merita l'oncia inglese (ounce, abbreviato oz.), che si distingue a seconda che appartenga al sistema avoirdupois (437,5 grani = 16 drams = g. 28,349) o al sistema troy (480 grani = 20 pennyweights = g. 31, 1035). L'oncia inglese avoirdupois di g. 28,349 è quella internazionalmente adottata per i guanti da pugilato. In Italia i valori usati, prima dell'adozione del sistema metrico decimale, erano i seguenti: Bologna g. 30; Firenze g. 28,20; Milano g. 27, 17; Napoli g. 26,75; Roma g. 28,25; Torino g. 30,75; Venezia g. 39,75 (oncia grossa) o g. 25 (oncia sottile). Per l'oncia nel sistema metrologico musulmano, v. occa.
Bibl.: v. obolo; nummo. Per il Medioevo e l'età moderna v.: F. Martinori, La moneta, ecc., Roma 1915, s. v.; G. A. Zanetti, Nuova raccolta, ecc. II.