ONATA ('Ονατας, forma dorica)
Figlio di Micone: fu il più rinomato tra gli scultori di Egina. Si ricordano di lui opere in bronzo. Doveva essere famoso prima del 480 a. C., perché si trovò all'Acropoli di Atene una base con la sua firma tra i rottami della devastazione di Serse; lavorava ancora verso il 467, avendo eseguito la quadriga dedicata l'anno seguente in Olimpia da Dinomene, figlio di Gerone tiranno di Siracusa, per ricordare le vittorie ippiche del padre. Per lo stesso santuario fece una composizione di dieci statue, dono degli Achei: nove eroi della guerra di Ilio allineati sopra un basamento a emiciclo, e Nestore, davanti ad essi, in atto di deporre entro un elmo i nomi, per trarre a sorte lo sfidatore di Ettore. Nerone portò a Roma la figura di Ulisse. Anche in Olimpia v'era di O. un Eracle, dedicato dai Tasî, alto circa 4 m. e mezzo: teneva nella destra la clava e l'arco nell'altra mano. A Pergamo, in età romana, esisteva di O. un Apollo, anch'esso colossale. A Figalia, in Arcadia, si ricordava nel sec. II d. C. la Demetra Nera, con testa equina dalla quale sorgevano serpenti e altri animali, riproduzione d'un antichissimo idolo di legno: posta nel sacro speco della dea, era stata distrutta da un crollo circa ai tempi di Traiano.
In collaborazione con Callitele, suo figlio o scolaro, il maestro fece un Ermete, dedicato a Olimpia dagli Arcadi di Feneo; con Calinto, per Delfi un gruppo di combattenti a piedi e a cavallo, decima del bottino dei Tarentini in una guerra contro Peucezî e Iapigi: Opis, re di questi ultimi, abbattuto da Taras, l'eroe eponimo, e da Falanto Spartano.
Lo stile dell'artista si può intravvedere nelle statue meno antiche del tempio di Afaia in Egina.
Bibl.: M. Bieber, in Thieme-Becker, Künstler-Lex., XXVI, Lipsia 1932, p. 28, con bibliografia.