OMODAMOS (᾿Ωμόδαμος)
Démone di carattere malefico (ὅς τῇ δε τέχνῃ κακὰ πολλὰ πορίζοι) ricordato nell'epigramma pseudo-omerico contro i vasai (xiv, 10), insieme a una schiera di altri folletti distruggitori delle opere ceramiche: Syntrips, Smaragos, Asbetos, Sabaktes. Il suo nome accenna appunto all'attività guastatrice giacché gli ὠμά (cfr. anche Plinio, Nat. hist., xxxi, 130; xxxiv, 170) sono i recipienti di argilla cruda.
Nel repertorio iconografico, O. è rappresentato come gli altri démoni che compiono azioni nocive agli uomini, in aspetto itifallico, con sembianze deformi. Così un pìnax protocorinzio, trovato nel 1879 presso Pente Skouphia (Corinto) e ora al museo di Berlino, mostra l'officina di un vasaio, con un enorme forno a cupola κάμινος), sormontato da una fiamma; sul gradino esterno della fornace è una figura maschile nuda, di proporzioni assai minori dell'altro personaggio che lo osserva a destra, che tiene eretto con ambedue le mani il suo fallo; il nome, perduto, cominciava con La... (forse da λαικάζειν, per allusione al suo aspetto itifallico?). Altre scene vascolari mostrano degli ἀποτρόπαια in forma di mascherine, attaccate ai forni, per proteggere i vasai da questi spiriti malefici.
Bibl.: Stoll-Roscher, in Roscher, III, i, 1897-1909, c. 868, s. v.; E. Pernice, Ein Korinthischer Pinax, in Festschrift O. Benndorf, Vienna 1898, pp. 75-80 e fig.; M. C. van der Kolf, in Pauly-Wissowa, XVIII, 1939, c. 380, s. v.