omeopatia
Dottrina medica elaborata dal medico tedesco S. Hahnemann (1755-1843) agli inizi dell’Ottocento, in aperta contestazione della medicina tradizionale. Secondo l’o., la condizione di salute è dovuta a una ‘energia vitale immateriale’ che controlla armonicamente le interazioni tra le varie parti del corpo. Mentre la medicina tradizionale mira, in base al ‘principio dei contrari’ (contraria contrariis curantur), a combattere i fenomeni morbosi con rimedi rivolti a sopprimerli, l’o. si basa su una strategia opposta, basata sul ‘principio dei simili’: similia similibus curentur («le cose simili si curino con cose simili»). L’o. asserisce che i vari medicamenti in uso, somministrati a dosi elevate a persone sane, provocano i sintomi caratteristici di determinate malattie che possono essere curate con dosi infinitesimali della medesima sostanza.
Le sostanze utilizzate nella farmacologia omeopatica sono di origine vegetale (al 50%), animale o minerale; da queste sostanze vengono preparate le tinture madri (per macerazione in alcol), che sono la base di partenza dei farmaci omeopatici, ottenuti per successive diluizioni. Il materiale di base viene diluito, con operazioni successive, in un determinato veicolo, liquido o solido, in rapporto di 1:10 (diluizione decimale), oppure di 1:100 (diluizione centesimale). Il numero delle operazioni così effettuate definisce il grado di diluizione. Questo metodo di preparazione è in o. il più ortodosso, il più sperimentato, e consente la preparazione di diluizioni precise, linearmente crescenti. La diluizione 50 millesimale (LM o 50M) è data dalla diluizione molto elevata (pari a 1/50.000) a ogni passaggio; in breve tempo si possono preparare diluizioni fino alla centomillesima e alla milionesima. La diluizione korsakoviana (K) o metodo del flacone unico è effettuata in un unico recipiente mediante l’aggiunta, la succussione (dibattimento) e lo svuotamento del solvente, presupponendo che la quantità di soluzione aderente alle pareti del flacone rappresenti 1/100 del solvente immesso nel flacone (1:100); queste diluizioni sono escluse da molte farmacopee ufficiali.
La via di somministrazione per eccellenza dei rimedi omeopatici è la via sublinguale, in considerazione della notevole capacità di assorbimento che la mucosa linguale possiede per la sua ricca vascolarizzazione. Il farmaco omeopatico ha anche un buon assorbimento per via cutanea, modalità già descritta da Hahnemann e oggi utilizzata soprattutto per la somministrazione dei farmaci ai bambini.
La denominazione dei rimedi internazionalmente accettata è data in latino ed è di tipo binario, con un sostantivo generico e uno qualificativo; gli acidi si nominano invertiti. Accanto al nome del rimedio vi sono il grado e la modalità di diluizione (5CH, 200K, 6/50M). Il nome di ogni medicamento è indicato da una abbreviazione: se è formato da due parole, la prima si scrive maiuscola, la seconda minuscola. Le forme farmaceutiche più correntemente utilizzate sono: i granuli e i globuli, piccole sfere di saccarosio e lattosio, preparati per impregnazione della sostanza all’1% volume/peso; le gocce, costituite da una o più tinture madri, da una o più diluizioni o da una miscela di tinture madri e diluizioni; le fiale, soluzioni dispensate per via orale, preparate utilizzando alcol al 15% come veicolo per l’ultima diluizione; le supposte, preparate utilizzando come eccipiente i gliceridi semisintetici o il burro di cacao, alle quali viene incorporata la diluizione omeopatica nella percentuale del 10÷12,5%; le pomate, preparate utilizzando come eccipiente la vasellina o una miscela di vasellina-lanolina, in cui viene incorporata la diluizione omeopatica nella percentuale del 4% in peso.