olografia ottica
olografìa òttica locuz. sost. f. – Tecnica che consente la registrazione completa di una distribuzione di campo ottico (ampiezza e fase) su un mezzo fotosensibile sotto forma di una figura di interferenza. Nelle memorie olografiche l’informazione è codificata in pagine, o matrici bidimensionali di bit. In fase di registrazione, un fascio laser modulato mediante un modulatore spaziale bidimensionale (tipicamente a cristalli liquidi), interferisce nel mezzo olografico con un secondo fascio laser, detto di riferimento, generando una figura di interferenza che contiene l’informazione dell’intera pagina. Con una tecnica di multiplazione angolare, variando l’angolo di inclinazione del fascio di riferimento, è possibile registrare migliaia di ologrammi in un volume ridottissimo. In fase di lettura la memoria olografica è illuminata con lo stesso fascio laser di riferimento e la luce diffratta riproduce sul fotorivelatore a matrice di CCD (Charge coupled device, dispositivo a trasferimento di carica) la configurazione di bit corrispondente alla pagina originariamente impressa dal modulatore sul fascio laser di scrittura; al variare dell’angolo di incidenza del fascio di riferimento si possono visualizzare le diverse pagine. Alcuni sistemi prototipali di registrazione olografica sono già disponibili, anche se estremamente costosi; a partire dai primi dischi olografici aventi diametro di 130 mm (simili quindi ai DVD), una capacità di 300 GB e una velocità di lettura di 160 Mbit/s, in grado di contenere ben 26 ore di video ad alta risoluzione, la generazione successiva, da 1,6 TB (terabyte), è caratterizzata da un contenuto di 128 ore di video, ovvero 60 volte il contenuto di un DVD. La potenzialità applicativa delle memorie olografiche è elevatissima, dall’archiviazione di massa alla sostituzione dei dischi rigidi del computer.