OLLA
. Nome latino che designa una specie di vasi grezzi e di uso comunissimo. La forma più frequente è quella di un vaso a grossa pancia, per lo più privo di piede, con o senza manici, munito di coperchio. Da passi degli scrittori romani e dalle iscrizioni risulta che le olle erano adoperate per cuocere le vivande, per conservare l'olio, l'uva, le noci e altri alimenti: l'olla podrida, il famoso piatto ibero-americano, perpetua sino a oggi l'uso di questa accezione. Un graffito pompeiano attesta in un distico l'uso dell'olla in cucina: secondo il poeta, leccare le pareti dell'olla che ha servito a cucinare un prosciutto è gusto preferibile a quello di mangiare il prosciutto stesso. Nelle olle si conservava anche il danaro: la pignatta col tesoro ha dato il titolo alla commedia plautina dell'Aulularia (da aulula, diminuitivo di aula, forma arcaica di olla) e quest'abitudine viene confermata dai gruzzoli di monete antiche che si rinvengono spesso entro pentole più o meno grandi. Ma in archeologia le olle che si rinvengono e si studiano più comunemente sono quelle funerarie, che si distribuiscono nel maggior numero fra il sec. I a. C. e il sec. I d. C., per diminuire poi via via che il rito dell'incinerazione è sostituito da quello dell'inumazione e il sarcofago prende il sopravvento. Le olle più antiche sono in travertino, più tardi in terracotta grezza, generalmente incastrate nell'apposito loculo (v. colombario); rare, ma non eccessivamente, quelle in vetro; rarissime quelle in alabastro o anche in marmo, adorne queste ultime di bassorilievi. Le olle in pietra portano generalmente il nome del defunto inciso sulla pancia; quelle in terracotta, invece, lo portano dipinto sul coperchio.
Bibl.: E. Pottier, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiquités, s. v. Olla; Corp. Inscr. Lat., IV, 1896.