Stone, Oliver
Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, nato a New York il 15 settembre 1946. Dopo una solida esperienza come sceneggiatore, che gli ha consentito di conquistare un Oscar nel 1979 con Midnight express (1978; Fuga di mezza-notte) di Alan Parker, si è definitivamente imposto come regista con Platoon (1986) che, oltre a valergli un Oscar per la regia, lo ha proiettato nel novero degli autori più influenti della sua generazione, come confermato dal secondo Oscar per la regia ottenuto nel 1990 con Born on the fourth of July (1989; Nato il quattro luglio). Nella sua controversa opera cinematografica, elementi quali il confronto tra personalità al limite della patologia, i dialoghi gridati e sovrapposti, uno stile via via più frenetico, caratterizzato da violenti stacchi di montaggio che portano a consistenti ellissi temporali, si coniugano frequentemente con una critica dura nei confronti del modello capitalista americano, della guerra e del razzismo.
Figlio di un agente di Wall Street e di una diplomatica, dopo aver frequentato la Yale University e la New York University, dove ha seguito i corsi di filmmaking tenuti da Martin Scorsese, ha svolto il servizio militare in Vietnam, esperienza che ha ispirato numerosi suoi film. Ha esordito dietro la macchina da presa con film horror a basso costo, Seizure (1974), che mostra (come anche il successivo The hand, 1981, La mano) i segni di una messa in scena aggressiva e di un'idea di cinema conflittuale. Ma è stata l'attività di sceneggiatore a offrire a S. la possibilità di compiere un'importante formazione artistica lavorando ad alcuni cult movie degli anni Settanta e Ottanta come Conan the barbarian (1982; Conan il barbaro) di John Milius, Scarface (1983) di Brian De Palma, Year of the dragon (1985; L'anno del dragone) di Michael Cimino e Eight million ways to die (1986; Otto milioni di modi per morire) di Hal Ashby, nei quali ha messo a punto alcuni elementi che sarebbero tornati poi nelle sue regie. Nel 1986 ha ottenuto una notevole affermazione come regista con Salvador (per la cui sceneggiatura ha avuto una nomination all'Oscar) e il grande successo con Platoon, opera che ha suscitato notevole clamore e che ha inaugurato la trilogia del Vietnam proseguita da Born on the fourth of July e Heaven and Earth (1993; Tra cielo e Terra). Questi tre film rappresentano un feroce atto d'accusa rispettivamente contro l'occupazione americana nel Sud-Est asiatico, le ingiustizie nei confronti dei reduci e la sorte dei civili orientali. In opere più intimiste come Wall Street (1987) e Talk radio (1988) S. non ha rinunciato in ogni caso alla critica alle istituzioni. Dagli anni Novanta, con The Doors (1991), ha messo a punto uno stile ispirato in parte al videoclip e in parte all'antica lezione surrealista. Nel 1992 ha ottenuto due nominations come regista e sceneggiatore per JFK (1991; JFK ‒ Un caso ancora aperto), monumentale ricostruzione dell'omicidio di J.F. Kennedy, che rappresenta uno dei prodotti più estremi mai usciti dagli studios, dal momento che il regista vi accusa ‒ senza mezzi termini ‒ l'intera classe politica di complotto e omicidio. L'apice di questo atteggiamento, definito da parte della critica paranoico e delirante, si è avuto con Natural born killers (1994; Assassini nati), basato su un soggetto di Quentin Tarantino: il racconto di due assassini seriali, messo in scena in maniera quasi sperimentale e con un atteggiamento di simpatia verso i protagonisti, ha scosso l'America e causato una crisi del regista, accusato da più parti di avere, più o meno direttamente, ispirato le gesta emulative di giovani sbandati. Il successivo film Nixon (1995; Gli intrighi del potere ‒ Nixon), imprevedibilmente comprensivo verso il presidente americano, ritratto come in una tragedia elisabettiana, ha ridotto lo spazio espressivo di S., ormai temuto dai produttori. U-Turn (1997; U-Turn ‒ Inversione di marcia) ha costituito invece una specie di rigenerazione nel genere noir, mentre in Any given Sunday (1999; Ogni maledetta domenica) viene presa di mira la corruzione nello sport americano. Annunciato l'addio al cinema, S. ha poi ammesso di voler riprendere la carriera di regista.
Nella sua attività di produttore, ha sostenuto giovani registi come Kathryn Bigelow (Blue steel, 1990, Blue steel ‒ Bersaglio mortale) o Wayne Wang (The joy luck club, 1993, Il circolo della fortuna e della felicità), e supervisionato serie televisive (Wild palms, 1993), affrontando anche in questa veste momenti scottanti della storia del suo Paese (The people vs. Larry Flint, 1996, Larry Flint ‒ Oltre lo scandalo, di Milos Forman).
M. Cieutat, V. Thill, Oliver Stone, Paris 1996.
A. Morsiani, Oliver Stone, Milano 1998.
M. Moretti, Oliver Stone, in Hollywood 2000. Panorama del cinema americano contemporaneo, a cura di L. Gandini, R. Menarini, 2° vol., Autori, Genova 2001, pp. 272-83.