OLBIA ('Ολβία)
La più antica e importante delle colonie milesie sulla costa nord-occidentale del Mar Nero, fondata nel 646-45 a. C. I Greci la chiamarono Borysthenes, sebbene essa fosse situata non alla foce del Dnepr (Borysthenes), ma sulla riva destra del Bug, circa 4 km. a monte della confluenza di questo fiume nell'estuario del Dnepr. Molto probabilmente Olbia fu in origine uno stanziamento di pescatori che occupava sia l'isola di Berezan, sia la località dove poi sorse Olbia. Fra i trovamenti fatti a Olbia e nell'isola di Berezan, i più antichi appartengono al sec. VII a. C. In questo secolo e nel VI Olbia fu una città fiorente che si sviluppò presto in un centro commerciale di grande importanza. Dapprima essa fu il porto principale della regione; più tardi, dopo la fondazione delle colonie ioniche nella Crimea e alla foce del Kuban′, Olbia divenne uno dei porti per lo scambio dei prodotti che gli Sciti vendevano ai Greci, ricevendo da questi i manufatti delle grandi città ioniche dell'Asia Minore.
Per tutta la seconda metà del sec. VI e nel sec. V, quando fu visitata da Erodoto, Olbia rimase una città commerciale di questo tipo. L'influsso predominante di Mileto fu gradatamente sostituito da quello sempre crescente di Atene, finché nel sec. V Olbia può essere considerata una delle città dell'impero ateniese. Le relazioni tra gli abitanti della città e i loro dominatori, i re sciti, rimasero costantemente amichevoli. I mutamenti nella vita politica della Grecia alla fine del sec. V e nella prima metà del sec. IV non ebbero influsso nocivo sulla prosperità di Olbia; il sec. IV fu anzi il periodo di massimo splendore per la vita della città, i cui commerci crebbero rapidamente. Con la fine del sec. IV cominciò la decadenza. I tentativi tanto di Filippo quanto di Zopirione, generale d'Alessandro e governatore della Tracia (331 a. C.), per stabilire la sovranità della Macedonia sulla Scizia occidentale e su Olbia, fallirono. Durante la guerra di Zopirione con la Scizia, la città rimase fedele a quest'ultima. Ma la disgregazione cominciò con l'invasione celtica della Penisola Balcanica e con l'inizio della pressione esercitata dai Sarmati sulla Scizia. Nelle steppe occidentali della Russia meridionale regnava l'anarchia, e fu questo un periodo difficile per Olbia, oppressa dalle estorsioni dei dominatori Sciti e continuamente in pericolo di venire presa dalle orde predatrici dei Celti.
Della storia di Olbia durante il periodo ellenistico si sa pochissimo. Nel sec. II a. C. essa era ancora sotto la sovranità dei re sciti e i mercanti della città esercitavano ancora un commercio importante con i prodotti del regno di Scizia, il quale era ormai ridotto quasi soltanto alla Crimea. Sotto Sciluro e i suoi figli, il regno scita della Crimea fu conquistato da Mitridate il Grande e Olbia venne a trovarsi sotto l'influsso e la protezione del conquistatore. Ma, dopo la morte di Mitridate, Olbia fu presa e distrutta dai Geti intorno al 50 a. C. La rovina della città fu tuttavia di breve durata. Dione Crisostomo, che la visitò verso l'83 d. C., dice che essa era stata ricostruita per volontà degli Sciti. Nella nuova Olbia, la vita ebbe però un carattere notevolmente diverso. A somiglianza di Tomi descritta da Ovidio, e di Panticapeo, la città era fortemente iranizzata, sebbene conservasse ancora aspetto e lingua grec;. Olbia dovette alla protezione dei Romani se poté conservare la propria indipendenza e il proprio carattere greco. Sotto Antonino vi fu stabilita una guarnigione romana e nell'epoca dei Severi Olbia fu una tra le città della provincia della Mesia inferiore. Sono state trovate poche monete posteriori all'epoca di Alessandro Severo e ciò può significare che poco dopo questo imperatore la città fu conquistata dai nuovi padroni delle steppe, i Goti, e che assai scarsi abitanti continuarono a vivere tra le rovine della città.
La costituzione di Olbia presenta pochissime peculiarità. Teoricamente, essa era una democrazia, ma in pratica chi governava era un piccolo gruppo di ricchi mercanti. Divinità principale della città era Apollo, adorato sotto varî nomi (Prostates, Ietros, ecc.). Parte importante aveva Achille Pontarches, forse in origine un dio locale, il cui principale tempio sorgeva sull'Isola Bianca (Leuke, la moderna Fidonisi).
Le importanti rovine di Olbia hanno fornito un numero considerevole d'iscrizioni, statue, terrecotte, monete, ecc. Più ricche ancora si sono rivelate le tombe, specie per quanto riguarda vasellame e gioielli. Nel sec. XIX erano stati eseguiti scavi saltuarî; un'esplorazione sistematica delle rovine venne iniziata nel 1901 da B. Farmakovskij. Questa esplorazione è tuttora in corso (con un'interruzione di parecchi anni durante la guerra mondiale e la rivoluzione) sotto la sorveglianza dell'Accademia ucraina delle scienze.
Bibl.: Per la storia: B. Latyshev, Studî sulla storia e sulla costituzione della città di Olbia (in russo), Pietroburgo 1887; id., Inscriptiones Orae Sept. Ponti Euxini, I, 2a ed., Pietrogrado 1916; Lindisch, De Rebus Olbiopolitanorum, 1888; E. H. Minns, Scythians and Greeks, Cambridge 1913, p. 451 segg., con eccellente bibliografia; E. V. Stern, Die politische und soziale Struktur der griechischen Kolonien am Nordufer des Schwarzmeergebietes, in Hermes, L (1915), p. 161 segg.; F. Bilabel, Die ionische Kolonisation, Lipsia 1920; M. Ebert, Südrussland im Altertum, Lipsia 1921, p. 186 segg.; H. Schwitz, Ein Gesetz der Stadt Olbia zum Schutze ihres Silbergeldes, Friburgo 1925; S. Jebelev, Mileto e Olbia, in Bull. dell'Accademia delle scienze dell'U. R. S. S., 1929, p. 427 segg. (in russo); id., Le origini dello stato di Bosporo, ibid., 1930, p. 799 segg. (in russo); M. Rostovzev, Iranians and Greeks in South Russia, Oxford 1922; id., in Cambridge Ancient History, VIII, Cambridge 1930; A. N. Zograph, Monete romane in Olbia, in Bullett. dell'Accad. di civ. mat., VI, iv (1930), p. 5 segg. (in russo). Sugli scavi: E. H. Minns, op. cit.; B. Farmakovskij, Olbia, Pietrogrado 1915 (in russo); id., Olbia 1901-1908, Fouilles et trouvailles, in Bollettino della Commissione archeologica imperiale, XXXIII, p. 103 segg.; id., in Bollett. dell'Accad. di civiltà materiale, pp. 143 segg., 171 segg. (in russo); id., Olbia, Ausgrabungen di J. 1926, Odessa 1929 (in ucraino, con riassunto in tedesco); id., Due stele di marmo di Olbia, in Bollett. della Commiss. archeol., LVIII (in russo); id., Curo arcaico di Olbia, in Rapp. d. Accad. di civil. mat., I (in russo); id., Testina di marmo di Dioniso, ibid. (in russo); M. Rostowzew, Skythien und der Bosporus, Berlino 1931.