Vedi OLBIA. - 3 dell'anno: 1963 - 1996
OLBIA (᾿Ολβία, Olbia)
3°. - Città della Sardegna, sulla costa N-E, nel profondo Golfo degli Aranci (l'᾿Ολβιανὸς λιμήν di Tolomeo, iii, 3, 4). È incerto se fosse stata fondata da Greci (Focei?) o da Cartaginesi. L'ipotesi di un'origine greca non è confortata né dalla tradizione letteraria né da dati archeologici e il nome potrebbe essere la forma ellenizzata di un ignoto nome fenicio. Incerta è pure la data di fondazione, considerato che i più antichi monumenti rinvenuti non risalgono a prima del IV sec. a. C. Nel III sec. a. C. la città appare come baluardo della potenza cartaginese nel N dell'isola. Attaccata nell'estate del 259 a. C. da L. Cornelio Scipione, fu difesa dal cartaginese Annone che vi lasciò la vita. Occupata dai Romani nel 238 a. C., e assalita nel 210 dalla flotta punica comandata da Amilcare. Dopo la definitiva occupazione romana il suo porto acquistò notevole importanza.
La presenza di molti liberti della Gens Claudia fra cui Atte ex concubina di Nerone - documentata da bolli di embrici e da iscrizioni funerarie, fa dedurre che esistettero latifondi imperiali nell'agro olbiano. I numerosi miliari relativi a riattamenti di arterie stradali facenti capo ad O. attestano ancora nel III e IV sec. intensità di vita. O. è ricordata nell'opera geografica di Tolomeo, nell'Itinerario di Antonino e nella Tabula Peutingeriana. Claudiano (De bello Gildonico, xv, 319) è l'ultima voce antica che, nel 398, la canta come cinta di mura litoranee. La vita dovette subire un violento arresto per opera dei Vandali nel V secolo. Dopo di allora la città si riduce ad un castello-borgo che, sul declinare del VI sec., è chiamato Fausiana. Verso il 1000 la borgata appare col nome di Civita (che rimarrà fino al 1846 legato al titolo del vescovo locale). Capitale del Giudicato di Gallura oltre che diocesi, O. rifiorisce più tardi sotto il nome di Terranova (poi Terranova Pausania).
Eccettuato uno scavo sistematico fatto da D. Levi negli anni 1936-38, le altre scoperte furono sempre fortuite o dovute ad assaggi più o meno ampi. La città sorgeva probabilmente in quello stesso quadrilatero, nel quale poi si ridusse il borgo fortificato medievale di Terranova al centro della corta lingua di terra protesa sul mare. In questa zona, sotto la chiesa di S. Paolo Apostolo, furono trovati avanzi ritenuti di un tempio punico, datati al III-II sec. a. C., un'importante iscrizione del IV sec. a. C. con i nomi Annibale e Maarbale e un frammento d'iscrizione neopunica. La necropoli punica estendevasi sotto alla vasta area a N-O, ad O e a S-O del suddetto quadrilatero, dove ora passano il corso Vittorio Veneto e tutte le strade adiacenti. Vi erano rappresentati i tre tipi caratteristici di sepolcri a pozzo, a fossa e a cassone, nei quali gl'inumati, avvolti in lenzuolo, erano adagiati su stuoie o barelle o in bare lignee. Suppellettile, in generale, povera e consistente di fittili. Eccezionalmente strigili in bronzo e in ferro, due specchi in bronzo, una bella collana di pasta vitrea, una mascherina gorgonica su foglia d'oro. Monete puniche presenti da per tutto. Il circuito delle mura romane era più ampio ed occupava per intero l'area trapezoidale, che forma la base del triangolo scaleno del Golfo di Olbia. Ne rimane un tratto con una torre quadrangolare e il vano di una porta nell'orto Lupacciolo in via Regina Elena: opus quadratum di grandi blocchi di granito bene squadrati. Al decumano massimo corrisponde forse il corso Umberto e al cardine massimo la via Regina Elena. Un vasto complesso termale datato fra il I e il II sec. d. C., occupava un quadrilatero irregolare oggi delimitato dal corso Umberto, da via delle Terme, dai giardini Pintus e Putzu. Insieme con le terme e forse per servire precipuamente a queste, dovette essere costruito l'acquedotto il cui percorso, che s'è potuto ricostruire per intero, cominciava raccordandosi in regione "Sa Rughittula" a più canali collettori, convoglianti l'acqua da varie scaturigini alle falde dei monti di Cabu Abbas, correva parallelo alla strada ferrata Olbia-Golfo Aranci e tagliava la via d'Annunzio e la linea ferroviaria Olbia-Isola Bianca. Il porto occupava lo specchio d'acqua dell'Idroscalo più quel tratto ad O del suddetto, da cinquant'anni trasformato in pianura dalla bonifica. La necropoli romana, dove sono state poste in luce duemila tombe, circondava la lingua di terra su cui sorgeva la città: 1313 tombe ad inumazione, 234 ad ustione, 163 incerte.
Nel V sec. si seppellì entro la cinta urbana a "Su Cuguttu" e a via Genova. La necropoli cristiana, con sarcofagi marmorei lavorati a Roma e ad Ostia, pare localizzata esclusivamente intorno alla chiesa di S. Simplicio.
Bibl.: E. Pais, Storia della Sardegna e della Corsica, Vardecchia-Roma 1923; R. Hanslik, in Pauly-Wissowa, XVII, 1936, c. 2423, s. v., n. 5; C. Panedda, Olbia (Forma Italiae), Roma 1952.