OLANDA (XXV, p. 207; App. I, p. 903)
Estensione (XXV, p. 207). - Nel 1941 fu compiuto il prosciugamento del polder Nord-Est (v. zuiderzee, in questa App.), che aumentò il territorio nazionale di 475 kmq.
Popolazione (XXV, p. 213; App. I, p. 903). - Al 1° gennaio 1948 la popolazione complessiva era stimata 9.714.000 ab.; i dati dello specchio a p. 441 si riferiscono al 1° dicembre 1947.
Con la sua densità di 291,1 ab. per kmq. l'Olanda è il paese più densamente abitato dell'Europa, avendo sorpassato il Belgio. Il movimento demografico nell'ultimo decennio è stato quanto mai irregolare. La guerra ha fatto vittime, più ne hanno fatto i campi di concentramento e la denutrizione. Le principali cifre sono riassunte nello specchio a p. 441.
Assai notevole la ripresa demografica del dopoguerra, causata dal ritorno di quasi un milione di uomini e dal ristabilirsi di un indice di mortalità, che di nuovo è il più basso d'Europa.
Le città con più di 100.000 abitanti erano nel 1945 nove: Amsterdam (769.000; popolazione diminuita per la quasi totale scomparsa degli Ebrei olandesi); Rotterdam (616); L'Aia (476; diminuzioni per la demolizione di molti quartieri); Utrecht (175); Haarlem (150); Eindhoven (129); Groninga (128); Tilburg (110); Nimega (103). Nel 1947 Enschede arrivò a centomila e nel 1948 anche Arnhem.
Danni di guerra. - L'Olanda ha perduto circa 225.000 vite umane: 105.000 Ebrei, 25.000 vittime della fame, 19.000 civili uccisi durante azioni belliche; 8000 fucilati o morti in campi di concentramento; 3000 militari, 3000 marinai, 31.000 prigionieri politici morti in Germania, 1.000 dispersi in Germania e altrove.
Secondo gli accertamenti governativi per le riparazioni da chiedersi alla Germania, il totale dei danni di guerra subìti dall'Olanda ammonta a 24.900 milioni di fiorini 1939; di questi 10.600 rappresentano le perdite materiali del patrimonio nazionale che, al 1° settembre 1939, era di 28.150 milioni di fiorini (non compresi 7.500 milioni d'investimenti e divise nelle Indie e all'estero).
Su 2.200.000 abitazioni, ne sono state distrutte 92.065 con un massimo nell'Olanda Meridionale (Rotterdam e L'Aia) e in Gheldria (Arnhem e Nimega). Del territorio coltivabile sono stati inondati 88.030 ha. nel 1944 e 228.620 ha. (cioè il 9,7% del totale) nel 1945. Un terzo di queste terre era coperto di acqua salata. Nel 1945, inoltre, 99.000 ha. erano evacuati, 18.000 minati e 15.000 usati per campi provvisorî di atterraggio o per altri scopi della difesa tedesca. L'agricoltura, prendendo come base (100) l'anno 1938, produceva nel 1939 ben 110, poi diminuì ogni anno fino all'indice 51 del 1944; e ciò non solo per le inondazioni, ma assai più per la mancanza di fertilizzanti. Diminuì di molto il patrimonio zootecnico, specialmente il pollame (35 milioni di capi nel 1940, 8 milioni nel 1941, 3 milioni nel 1945).
Nelle industrie, dato al 1938 l'indice 100, si ha 110 nel 1939, ma 88 nel 1941 e sempre più giù fino al 1944 (= 43) e alla primavera del 1945. Le ferrovie hanno perduto il 61% delle locomotive, il 90% delle carrozze per trazione a vapore (da 1847 a 189), il 98% di quelle per trazione elettrica (da 704 a 15) e il 72% dei carri-merci (da 28.421 a 8000). La rete di elettrificazione nel 1945 non esisteva più; i binarî doppi erano stati asportati per l'80%, quelli singoli per il 60%. Il numero di automobili, motociclette, ecc. fu ridotto a meno di un terzo.
Condizioni economiche (XXV, p. 217; App. I, p. 903). - La guerra ha portato a cambiamenti nell'uso del suolo; le terre arabili sono aumentate a spese delle praterie artificiali. In parte questo cambiamento persisterà nel futuro. Si hanno ora 1.192.523 ha. di prati contro 1.109.674 di terre arabili. Orti, giardini e campi di fiori coprono 77.817 ha., i boschi 242.695 ha.
Per tutti i prodotti la resa media per ettaro durante la guerra diminuì a causa della scarsezza dei fertilizzanti. Per i cereali vi è stata una buona ripresa nel 1946; il frumento, con una media di 29,3 q. per ha., è vicino alla media del periodo 1931-40. È aumentata di molto l'estensione del terreno coltivato ad orzo, da 27.000 a 62.000 ha. (1.763.250 q.). Incremento ha pure avuto la coltivazione di patate per il consumo diretto (1947: 146.814 ha.; oltre 30 milioni di q., pari a 205 q. per ha.) e per la fecola (1947 54.715 ha.; quasi 16 milioni di q.; 292 q. per ha.). Tra le piante industriali durante la guerra si è dato enorme incremento alla colza: da 338 ha. nel 1939 essa è salita a 49.458 ha. nel 1944; nel 1947 era tornata a 698 ha.
La produzione ortofrutticola diminuì molto durante la guerra, ma ora raggiunge di nuovo le cifre prebelliche. Anche la coltura dei bulbi da fiore, assai ridotta durante l'occupazione tedesca, ha pressoché raggiunto di nuovo l'antica importanza. Le condizioni dei mercati esteri, e specialmente la chiusura quasi completa del mercato tedesco, rendono difficile l'esportazione di verdure, legumi, frutta e bulbi. Le forti oscillazioni del patrimonio zootecnico sono riassunte dai seguenti dati:
Mentre la produzione del latte e dei latticinî da 5.328.450 t. nel 1939 scese a 2.548.000 nel 1945, per risalire a 3.600.000 nel 1947, si nota un cambiamento nell'uso. La scarsità di altri cibi e le difficoltà incontrate nell'esportazione di burro e di formaggio, specialmente in Germania, hanno fatto aumentare il consumo di latte fresco da 10 milioni di ettolitri nel 1939 a 18 milioni nel 1946 (oltre 200 litri a testa all'anno). La produzione del burro (1938 = 100) sta riprendendo bene (fine 1945 = 38; fine 1946 = 70). Per il formaggio le cifre sono anche più confortanti.
Rimasta completamente sfornita di scorte di qualsiasi genere, l'Olanda ha avuto grandi difficoltà a ricostruire le proplie industrie. In principio si fece sentire specialmente la mancanza di carbone, ferro, materiali da costruzione. Poi venne la ripresa, spesso in modo accentuato. L'indice generale delle iudustrie, che, fatta la situazione del 1938 - 100, nella primavera del 1945 era sceso a meno di 20, salì alla fine del 1945 a 56, alla fine del 1946 a 83, alla fine del 1947 a 105 e si mantiene ora sopra 100.
Nelle industrie tessili, nel maggio 1945 si era discesi a 6, per salire nel luglio 1945 a 27, nel luglio 1946 a 88, nel luglio 1947 a 101. La lavorazione del cuoio, scesa a zero, nel luglio 1946 era a 83, nel luglio 1947 a 127. La produzione di ferro e acciaio è salita a oltre il doppio del 1938. Non hanno ancora raggiunto il livello prebellico le industrie di lusso, di commestibili, della carta e quelle chimiche, ad eccezione della produzione di concimi fosfatici. Le miniere di carbone, che fino al 1943 continuavano a produrre la normale media (1942 = 12.497.000 t.), per scioperi, sabotaggio e denutrizione degli operai decaddero nel 1944 a 8.313.000 t. e nel 1945 a 5.085.000 t. È seguìta poi la ripresa e nel 1947 si sono superati i 10 milioni di t. Nello stesso anno le miniere di sale con 240.000 t., di cui 150.000 esportate, hanno segnato una produzione mai prima raggiunta. La produzione di forza elettrica nel luglio 1947 era pari al 123% di quella del 1938. Nel giugno 1945 si è iniziato lo sfruttamento di pozzi petroliferi a Schoonebeek (Drente) che dànno una produzione di 1300 tonnellate al giorno (pari al 25% del fabbisogno nazionale).
La disoccupazione, che nell'ottobre 1945 era di 97.081 operai, nel luglio 1947 era scesa a 18.800.
Comunicazioni e commercio (XXV, p. 220). - La ricostruzione dei grandi ponti fluviali e di oltre mille ponti minori era urgente quanto il prosciugamento dei territorî inondati. I due immani compiti sono finiti: dighe e ponti ricostruiti significano rete stradale in gran parte rifatta. Le ferrovie, anche quelle elettrificate, sono state ripristinate.
La flotta mercantile, che nel 1940 si è messa al servizio della causa alleata, ha perduto, durante la guerra, la metà del proprio tonnellaggio. La ricostruzione è in atto e già la flotta conta di nuovo 2.522.165 t. lorde, quasi tutte date da navi di recente costruzione e per il 49% motonavi (percentuale più alta di tutte le flotte del mondo). Nel 1947 sono state approntate 36 navi per 87.801 t. e alla fine dell'anno erano in costruzione navi per altre 255.159 t., cifra superata solo dall'Inghilterra e dalla Francia.
Uno sviluppo sempre maggiore sta prendendo il traffico aereo. Dall'aeroporto di Schiphol (Amsterdam) partono 78 aeroplani al giorno: per il 75% apparecchi olandesi della KLM.
Due problemi intralciano gravemente la ripresa olandese: 1° la distruzione del retroterra tedesco; 2° la questione indonesiana. In Olanda, paese che vive di traffici, in anni normali l'importo complessivo delle importazioni ed esportazioni era uguale al 53% del totale delle entrate nazionali (37% in Inghilterra, 27% in Francia, 9% negli S. U.). Tanto per le importazioni quanto per le esportazioni il commercio con la Germania teneva il primo posto, e viceversa l'Olanda occupava il primo posto nelle statistiche del commercio tedesco. Per ora quel commercio è spento e l'Olanda più di qualsiasi altro paese è interessata alle sorti del suo vicino. Per quanto riguarda l'Indonesia, gli ultimi avvenimenti fanno sperare che le industrie e i commerci olandesi potranno nuovamente avvantaggiarsi dai rapporti con l'Indonesia.
Le statistiche sul commercio estero non si prestano a confronti coll'anteguerra per le profonde alterazioni del mercato mondiale.
Il movimento nei porti maggiori sta aumentando. Nel 1947 entrarono nel Waterweg (porti di Rotterdam e Schiedam) 6610 navi per 10.810.154 t. contro 4773 navi e 6.479.783 t. nel 1946; nel 1946 Amsterdam vide 1706 navi per 642.375 t. e, nel 1947, 2443 navi per 943.272 t. Il traffico fluviale, si sta adesso avvicinando al 50% delle cifre prebelliche.
Il deficit della bilancia commerciale è tuttora maggiore che non prima della guerra. Per coprirlo vi sono i noli del naviglio mercantile, delle linee aeree e il turismo. Gran parte dei capitali investiti all'estero si deve considerare perduta; gl'investimenti in Indonesia per il momento non rendono. Il commercio di transito (Rotterdam) è pressoché nullo. Avendo rinunciato tanto agli aiuti UNRRA quanto a quelli AUSA, l'Olanda intende risolvere nei limiti del possibile, le proprie difficoltà da sé; perciò il governo, per supplire alla mancanza di dollari, ha dovuto ricorrere in parte ai proventi dei prestiti che l'Olanda ha ricevuto da varî paesi (in specie Stati Uniti, Canada e Svezia) e dalla Banca mondiale (195 milioni di dollari nell'agosto 1947), in parte alle riserve auree e alla vendita parziale, prima volontaria poi spesso forzata, di titoli americani di proprietà dei cittadini olandesi. Per risolvere la difficile situazione si spera molto negli accordi Benelux, nel piano Marshall e in un piano quindicennale di più intensa industrializzazione.
Finanze (XXV, p. 225, App. I, p. 904). - Le ripercussioni dei danni subìti dall'Olanda durante la guerra (v. sopra) sulla situazione monetaria, valutaria e finanziaria del paese sono state particolarmente gravi: tra il dicembre 1939 e il maggio 1945 la circolazione monetaria e bancaria è passata da 2,6 a 10,2 miliardi, la riserva aurea (parte della quale ha potuto essere salvata perché depositata all'estero) si è più che dimezzata, il bilancio statale ha accusato un disavanzo complessivo di oltre 1z miliardi, il debito pubblico è passato da quasi 4 ad oltre 12 miliardi con un onere di interessi a carico del bilancio dello stato che ammonta ad oltre 600 milioni di fiorini all'anno.
Subito dopo la liberazione il governo ha posto mano alla riforma monetaria, che è stata effettuata in due tempi: nel periodo compreso tra il 9 e il 13 luglio 1945 ha avuto luogo il ritiro di tutti i biglietti da 100 fiorini, con parziale conversione in biglietti di taglio inferiore in alcuni casi speciali, e accreditamento in conto bloccato della parte rimanente; nell'ultima settimana di settembre è stato effettuato il cambio dei restanti biglietti, sia nazionali che alleati, con blocco temporaneo di tutti gli importi superiori ai 10 fiorini a persona e dei depositi bancarî. Successivamente sono stati consentiti prelievi dai conti bloccati per somme via via crescenti, secondo determinate percentuali, o per alcuni usi particolari (pagamento di imposte, sottoscrizione ad alcune specie di titoli del debito pubblico). Al 30 ottobre 1948 le somme registrate in conto bloccato ammontavano ancora ad un miliardo. Contemporaneamente al cambio ha avuto luogo la registrazione ai fini fiscali di tutti i valori mobiliari. A completare il programma di risanamento sono state introdotte, rispettivamente negli anni 1946 e 1947, una imposta sui sovraprofitti di guerra con aliquote crescenti dal 50 al 70% e una imposta straordinaria sul capitale, con aliquote che vanno dal 4 al 20% e quote varie di detrazione a seconda della composizione familiare e del reddito del contribuente. In seguito ai cennati provvedimenti la circolazione complessiva (biglietti e depositi a vista) è passata, tra il maggio e il dicembre 1945, da 10,2 a 4,5 miliardi, per salire poi, in relazione alle disposizioni di sblocco e alla ripresa dell'economia, a 6,5 miliardi a fine 1946 e a 7,7 miliardi al 30 ottobre 1948.
L'andamento delle finanze è il seguente:
Le cifre ora esposte mostrano un graduale miglioramento della situazione, che lascia prevedere il ritorno per il 1950 ad una condizione di approssimativo equilibrio. I disavanzi sono da attribuire in modo particolare alle spese militari (ricostituzione dell'esercito e della marina e operazioni di guerra nelle Indie orientali), ai contributi statali per la ricostruzione e ai sussidî per il mantenimento di un basso livello dei prezzi dei generi di prima necessità.
Le ripercussioni esercitate dal forte aumento delle spese pubbliche sul mercato monetario sono state tuttavia limitate, grazie all'attuazione di una politica fiscale e finanziaria intesa ad incrementare al massimo il gettito delle entrate ordinarie (la parte ordinaria del bilancio di previsione per il 1949 chiude con un avanzo di 739 milioni) e a coprire il disavanzo facendo prevalentemente ricorso all'emissione di prestiti a lunga scadenza e all'indebitamento all'estero. Al 30 giugno 1948 il debito pubblico interno ammontava a 25,2 miliardi (di cui 7,2 di consolidato) e quello estero a 2,7 miliardi. Tuttavia lo stato aveva alla medesima data depositi presso le banche e crediti varî per 4,4 miliardi.
Con decreto in data 1° ottobre 1945 sono state apportate alcune modifiche alla legge organica della Banca olandese, che costituiscono un primo passo verso la sua nazionalizzazione. Le innovazioni consistono nel trasferimento al governo della direzione della politica monetaria, nella creazione di un consiglio della Banca, composto di elementi nominati dal ministro delle Finanze e nell'obbligo dell'approvazione regia per le nomine dei direttori della Banca.
Subito dopo l'occupazione le autorità germaniche fissarono il cambio del fiorino con il Reichsmark nella misura di 1 fiorino = 1,50 Rm. Nell'aprile 1941 abolirono i confini valutarî tra l'Olanda ed il Reich, rendendo così più agevole lo sfruttamento economico del paese. Nell'ottobre 1943 il governo esiliato a Londra, in un accordo monetario stipulato con i governi inglese e belga, fissò i cambî di 10,69 fiorini per una sterlina e di 6,053 fiorini per 100 franchi belgi, corrispondenti ad un cambio con il dollaro di 2,65 fiorini per dollaro. Dopo la liberazione questi tassi di cambio sono stati confermati e in relazione ad essi è stata comunicata al Fondo monetario internazionale la parità aurea di gr. 0,334987 di fino. L'Olanda partecipa al Fondo monetario e alla Banca Internazionale con una quota di 275 milioni di dollari per ciascuno dei due istituti.
Bibl.: I dati statistico-demografici sono tratti dallo Statistisch Zakboek 1944-1946 e da cifre fornite dalla Direzione generale per la statistica dell'Aia.
Storia (XXV, p. 226; App. I, p. 204).
Nel luglio 1939 cadde il ministero Colijn; nuovo ministro presidente fu Jonkheer De Geer. A due riprese, verso la fine di agosto, la regina, offrì i suoi buoni uffici alle grandi potenze, la prima volta insieme ai sovrani degli stati di Oslo, la seconda d'accordo con il re del Belgio. Tuttavia la situazione era giudicata così grave che alcune classi furono richiamate e - misura mai presa durante tutto il conflitto 1914-18 - estesi territorî nella zona della "linea d'acqua" furono inondati. Il 1° settembre il governo rese noto a tutti i governi esteri il proclama di neutralità. Pronta a difendere tale neutralità l'Olanda applicò rigidamente, verso tutti i belligeranti, le prescrizioni del diritto internazionale. Nei primi giorni di maggio 1940 il governo, constatando l'afflusso di sempre più numerose truppe tedesche lungo la frontiera, raddoppiò la vigilanza. La sera del 9 maggio il servizio d'informazioni olandese fu in condizione di dare al Ministero degli esteri la notizia sicura che verso l'alba avrebbe avuto luogo il temuto attacco tedesco. Infatti verso le 4 del mattino del 10 maggio, furono bombardati gli aeroporti, scesero i paracadutisti, molti dei quali - ad aumentare la confusione - rivestiti di divise olandesi (e non solo militari, ma di postini, guardie civiche ecc.), mentre si sviluppava l'azione della quinta colonna tedesca rappresentata da migliaia di Tedeschi entrati clandestinamente, dal personale della legazione, dalle numerosissime donne di servizio tedesche impiegate presso famiglie olandesi. Tanto i ministri che la famiglia reale furono a malapena salvati dalla cattura in quel primo giorno. Alcune ore dopo, il ministro tedesco consegnò al ministro degli Esteri, Eelco van Kleffens, un messaggio per "garantire" l'integrità dello stato e la dinastia, purché non si opponesse resistenza. La risposta fu la constatazione dello stato di guerra esistente. (Per le operazioni militari, v. appresso).
La sovrana e il governo riuscirono a raggiungere Londra, da dove si continuò la guerra con i mezzi a disposizione: la marina da guerra, la flotta mercantile, gli allievi aviatori di Flessinga e poche truppe salvatesi a Dunkerque, le risorse delle Indie Orientali. L'anima di quel governo in esilio fu la regina Guglielmina. Tra i ministri ebbe posizione dominante il van Kleffens. Il ministro-presidente De Geer, dimessosi nel dicembre 1940, fu rimpiazzato dal professor Gerbrandy.
Le prime settimane dell'occupazione passarono in tentativi tedeschi di accattivarsi la simpatia del popolo olandese. La prima impressione non fu cattiva. Il 29 maggio l'austriaco A. Seyss Inquart fu nominato commissario del Reich nei Paesi Bassi. Arrivò con lui un notevole numero di funzionarî civili tedeschi, i quali introdussero i deprecati sistemi tedeschi: campi di concentramento, vessazioni, la persecuzione spietata degli Ebrei. Dall'ottobre 1940 cominciò la resistenza che in un continuo crescendo rese la vita ai Tedeschi in Olanda pressoché insopportabile. I tentativi tedeschi di istituire un governo Quisling rimasero senza successo; solo alla fine del gennaio 1943 si formò un organo di "consiglieri", tutti nazisti; ma degli otto componenti, tre furono uccisi entro dieci giorni. L'ingegnere Anton Adriaan Mussert (n. 1894), che nel 1932 aveva fondato un "movimento nazionalsocialista dei Paesi Bassi", collaborò attivamente coi Tedeschi che lo proclamarono "Leider" del popolo olandese.
Il 7 dicembre poche ore dopo l'attacco di Pearl Harbor, l'Olanda dichiarò guerra al Giappone ben sapendo che lo scopo principale dei Giapponesi nell'attaccare la flotta americana, era di liberarsi del massimo ostacolo sulla strada che doveva condurre all'occupazione giapponese dei ricchi possedimenti olandesi. Come alleata dell'America, l'Olanda poi dichiarò nel gennaio 1942 guerra all'Italia fascista, con la quale dal 12 giugno 1940 erano interrotti i rapporti diplomatici. Il 6 dicembre 1942 a Londra la regina pronunziò un discorso nel quale annunciò la propria decisione di concedere la completa indipendenza ai popoli indonesiani.
Prolungandosi la guerra, i Tedeschi che prima avevano considerato l'Olanda come un trampolino per raggiungere l'Inghilterra, cominciarono a saccheggiare sistematicamente le enormi provviste di merci d'ogni genere e d'ogni provenienza, esistenti nei magazzini olandesi; le monete d'oro, d'argento, nichelio e bronzo, tutti gli oggetti metallici, barche e chiatte, biciclette, motociclette, automobili, macchine, tessuti, cuoi, collezioni d'arte e biblioteche; quasi tutto il patrimonio zootecnico olandese fu confiscato; pagando con marchi senza vero valore i Tedeschi s'impadronirono dei titoli di molte fiorenti imprese. In molte città, ma specialmente a L'Aia furono demolite numerose case; porte infissi, ecc., finirono in Germania nelle città bombardate.
La resistenza passiva ed attiva fece inasprire gli occupanti; essi ordinarono che tutti i soldati olandesi in congedo dovessero tornare nella prigionia di guerra (maggio 1943). Ne seguì una rivolta. Dal paese oramai privo di industrie si portarono via le braccia valide con una spietata caccia all'uomo. Nella sola Rotterdam furono arrestati in un giorno, il 10 novembre 1944, ben 52.000 uomini tra 18 e 40 anni. In tutto 580.000 uomini si trovarono al lavoro forzato in Germania, 32.000 in Belgio e Francia; oltre 500.000 nei campi di concentramento, mentre di 28.935 condannati politici solo 6872 tornarono dalla Germania; dei 140.000 Ebrei ne furono espatriati 110.000, di cui solo 6000 rimasero in vita.
Lo sbarco in Normandia, al quale parteciparono le truppe olandesi addestrate in Inghilterra, e la rapida avanzata degli Alleati, misero lo scompiglio tra gli occupanti. L'esito infelice della battaglia di Arnhem (v.) segnò la sorte del paese. Liberate solo le provincie meridionali cominciò nel nord un terrore mai prima sperimentato. Allo sciopero generale delle ferrovie e degli altri mezzi di comunicazione, durato per sei mesi, i Tedeschi reagirono coll'asportazione di tutti i viveri rimasti. Si scese ad una alimentazione di 420 calorie (per Amsterdam 340 calorie) al giorno. L'inverno freddissimo del 1944-45 senza riscaldamento, luce, vestiti e cibo, provocò molte migliaia di vittime, mentre le inondazioni, nella Zelanda con acqua di mare, avevano devastato più di una decima parte dei terreni. Il 30 aprile cominciò l'approvvigionamento delle provincie affamate per mezzo di aeroplani inglesi.
Il 5 maggio tutte le truppe tedesche dovettero accettare la resa incondizionata.
A Londra, subito dopo la liberazione delle provincie meridionali il governo era stato rinforzato con elementi della resistenza e il prof. Gerbrandy aveva annunziato che a liberazione avvenuta si sarebbe formato un governo provvisorio, espressione dello spirito nuovo del paese. Divenne presidente del consiglio il prof. Schermerhorn, mentre i ministri provenivano quasi tutti dal movimento di resistenza; van Kleffens rimase agli Esteri. Ma la guerra non era finita. Già si era formato nelle provincie meridionali un esercito di volontarî, per andare a combattere i Giapponesi e in un mese 200.000 volontarî partirono per essere istruiti in Inghilterra. In agosto si arrese pure il Giappone. Dei 280.000 Olandesi abitanti nelle Indie e tutti internati dai Giapponesi, il 40% risultava morto per stenti; la repubblica 111donesiana teneva in ostaggio i superstiti. La questione indonesiana, dal giorno della liberazione fino ad oggi, è stata quella predominante tra le tante difficili questioni da risolversi (v. indonesiana, repubblica, in questa App.). Si cominciarono a riorganizzare i partiti politici e nel 1946 le liste degli elettori erano pronte. Il Partito cattolico con 31 deputati su 100 e quello del lavoro (socialista) con 25, risultarono i più forti e formarono un governo di coalizione sotto la presidenza del cattolico Beel. Già a Londra vi era stata una collaborazione intima col Belgio, che ora sboccò nel Benelux (v.). Con grande energia il governo si dedicò all'epurazione e alla punizione dei collaborazionisti (primo fra tutti l'ing. Mussert era stato giustiziato all'Aia il 7 maggio 1945 come criminale di guerra). La ricostruzione economica del paese fa progressi enormi: un rigido tesseramento garantisce a tutti lo stretto necessario di viveri, tessuti e oggetti casalinghi. La vita è più a buon mercato che in qualsiasi altro paese europeo. Sono stati colpiti radicalmente i profitti di guerra e di borsa nera attraverso il cambio della moneta.
Se viene criticata l'economia pianificata del governo Beel, assai più forti erano le critiche contro la politica indonesiana. I comunisti, che nel maggio 1946 rappresentavano il 10% dei voti ma stanno perdendo rapidamente terreno, soprattutto dopo gli avvenimenti cecoslovacchi, protestano contro la presenza di militari olandesi nelle Indie. I liberali e specialmente gli antirivoluzionarî (calvinisti) vogliono che prima si ristabilisca l'ordine nelle isole e poi si cominci a trattare. Un comitato civico, con a capo l'ex-presidente Gerbrandy, svolge una grande attività critica in tale senso. La politica più energica del ministero Drees nel dicembre 1948 fu approvata da tutti i partiti, tranne che dai comunisti.
Nel marzo 1948 l'olanda ha sottoscritto un patto di mutua assistenza economica e militare con l'Inghilterra, la Francia, il Belgio e il Lussemburgo (v. bruxelles: Trattato di). La collaborazione occidentale sta creando nuove possibilità economiche, le quali, con gli ottimi rapporti coll'America e gli aiuti ERP, sono di buon auspicio per il paese che sta per diventare parte di una entità nuova, l'Unione Olandese-Indonesiana (v.).
Operazioni militari durante la seconda Guerra mondiale. - Una differenza sostanziale tra il piano d'operazione tedesco del 1914 e quello del 1940, fu costituita dall'allargamento della manovra al territorio olandese (v. a questo proposito: guerra mondiale, in questa seconda App., I, pp. 1135-36). Fortificazioni di una certa entità erano state costruite alla frontiera meridionale e sud-orientale, ed era stato anche predisposto l'allagamento, in caso di guerra, di tutta l'Olanda centrale, mediante la rottura di varie dighe costruite lungo i fiumi; ma un piano d'integrale riorganizzazione della difesa nazionale era stato compilato solo nel 1939 ed era ancora nella sua prima fase di attuazione, quando si profilò la minaccia tedesca. Scarse, anche, e debolmente armate le forze militari, ammontanti a quattro divisioni e poco più di 300 aeroplani.
In effetti, poi, la difesa del territorio olandese, allorquando, il mattino del 10 maggio, si sviluppo l'invasione tedesca, fu in gran parte paralizzata da grossi nuclei di paracadutisti tedeschi che, discesi in punti di particolare importanza strategica, obbligarono allo spostamento di truppe dalla "linea d'acqua" a centri minacciati dietro le linee, intralciando il traffico e la difesa. Le truppe olandesi quindi furono costrette ad abbandonare successivamente la linea difensiva dell'Ijssel e quella del Maas, così che le forze tedesche d'invasione poterono, in due giorni, impadronirsi delle quattro provincie non fortificate del paese, mentre massicci bombardamenti aerei seminavano la morte ed il terrore nelle città più importanti; con particolare durezza fu colpita Rotterdam. Occupata l'Olanda orientale, le forze d'invasione riuscirono ad espandersi rapidamente fino alla "linea d'acqua"; una forte colonna puntò su Utrecht, mentre un'altra, spingendosi fino a Rosendaal, raggiunse l'intento di tagliare le comunicazioni tra Olanda e Belgio. Rotterdam stessa, attaccata dall'aria e minacciata da formazioni di carri d'assalto, cedette ai Tedeschi. Nella notte dal 14 al 15 maggio il comandante in capo dell'esercito, gen. Winckelmann, offriva al comando tedesco la resa, che veniva conclusa il mattino seguente, alle 11, nella scuola del villaggio di Rijsord, a pochi chilometri da Rotterdam, la distruzione della quale avvenire durante le trattative.
Nell'ottobre del 1944 le truppe alleate (1a armata canadese del gen. Crerar e 1a inglese del gen. Dempsey), dopo esser passate sulla sponda sinistra della Mosa, raggiunsero, il 22 ottobre, la frontiera olandese tra Esschen, sulla strada per Rosendaal, e Wuestwezel, su quella di Breda. Le forze tedesche tentarono di opporre ancora una strenua difesa (particolarmente risoluto fu un loro contrattacco mosso dalla regione di Venloo) ma, incalzate dalle armate alleate, furono costrette a ripiegare ancora; Rosendaal cadeva il 30 ottobre, e nello stesso giorno gli Alleati raggiungevano la linea del fiume Mark. Il 9 novembre tutto il territorio sulla sinistra della Mosa era stato già sgomberato dai Tedeschi. Le operazioni ebbero, quindi, un periodo di sosta fino ai primi di febbraio; fino a quando, cioè, il gen. Eisenhower ritenne giunto il momento di lanciare tra Mosa e Reno un attacco decisivo per strappare ai Tedeschi quanto ancora rimaneva loro di territorio invaso e per costringerli alla resa sul loro stesso territorio. La spinta risolutiva verso il mare del Nord e il ridotto olandese, però, ebbe inizio soltanto nei primi giorni di aprile ad opera della 1a armata canadese e della 2a britannica, le quali urtarono in una resistenza molto più tenace di quella che i Tedeschi avevano opposta alle armate alleate del settore centrale. Nella bassa Olanda i Canadesi, che il 13 aprile poterono forzare il passaggio dell'Ijssel, s'impadronirono il giorno seguente di Arnhem ed il giorno 17 di Apeldoorn; senonché i Tedeschi, dopo aver inondato, mediante l'apertura di numerose dighe, larghe zone di territorio fin verso i dintorni di Utrecht, si ritirarono sulla linea difensiva che gli Olandesi stessi avevano costruita prima della guerra lungo il fiume Eem, allo scopo di proteggere, in caso di necessità, i grandi porti dell'Olanda occidentale. I Canadesi furono in tal modo costretti ad arrestarsi. Nell'Olanda nordorientale, invece, i Canadesi stessi, congiuntisi con grossi scaglioni di paracadutisti francesi che erano stati lanciati nella zona di Assen, poterono raggiungere il giorno 15 il mare del Nord, nella regione di Ternaard; Leeuwarden fu sgomberata dai Tedeschi il giorno stesso, e la guarnigione tedesca di Groninga si arrese il 16. Nei giorni successivi furono raggiunti anche lo Zuyderzee e l'estuario dell'Ems.
Bibl.: E. Morpurgo, Dieci contro uno; l'Olanda nella bufera, Milano 1946; E. van Kleffens, The rape of the Netherlands, Londra 1940; L. de Jong, Je maintiendrai, 3 voll., Londra 1941-43; L. de Jong e J.F. v. Stoppelaar, The Lion rampant, New York 1943; J. van den Tempel, Keep the Lamps burning, Londra 1943; P.L.G. Doorman, Military Operations in the Netherlands, May 1940, Londra 1944.
Archeologia (p. 226).
In questi ultimi anni sono stati promossi scavi sia dal Museo nazionale di antichità (Rijksmuseum van Oudheden) di Leida dal 1930 al 1939 sotto la direzione di J. H. Holwerda, con i collaboratori W. C. Braat e F. C. Bursch, sia dall'Istituto biologico-archeologico dell'università di Groninga, sotto la direzione di A. E. van Giffen, coadiuvato da C. C. W. J. Hyszeler, W. J. A. Willems, H. Brunsting, W. Glasbern.
Nel campo preistorico varî tumuli di tipi molto diversi fra loro sono stati scavati a cura del Museo di Leida, per opera soprattutto del van Giffen; i tumuli vanno dal neolitico fino alla tarda età del ferro. Si è continuata in parte l'esplorazione dei monumenti megalitici (hunebedden) dell'epoca neolitica, e delle necropoli a urne con piccole fosse prevalentemente circolari, che si datano alla prima età del ferro, nella parte orientale e meridionale del paese. Il problema etnico non è ancora definitivamente risoluto: sembra che vi siano tracce di Celti in queste necropoli. Abitazioni germaniche si sono constatate nel sottosuolo sabbioso diluviale.
Nella zona settentrionale alluvionale il van Giffen ha continuato l'esplorazione delle terpen, tumuli di argilla, specie di terramare, che erano le abitazioni degli antichi Frisoni; una ne è stata scavata nel 1942-43 dal Bursch. I risultati maggiori sono stati dati dall'esplorazione della terp a Ezinge, dove van Giffen ha trovato resti notevoli di abitazion germaniche rettangolari, di circa m. 17 × 7, costruite di pilastri lignei con intrecci di vimini, rivestite d'argilla, di periodi diversi sovrapposti, conservati negli strati di argilla successivi che corrispondono ai rialzamenti fatti per difendersi dal mare. Abbracciano un periodo che va da alcuni secoli a. C. fino al V sec. d. C., quando un'invasione sassone interruppe questa continuità. Alcuni strati si possono datare, per mezzo di frammenti di terra sigillata importata, dal II al IV sec. d. C. e l'invasione sassone si può datare nel V sec. d. C. per frammenti di terra sigillata tarda, fabbricata nella regione del Mediterraneo: è l'ultima importazione romana nel territorio.
Molto interessanti sono i risultati delle ricerche circa l'occupazione romana dell'Olanda a sud del Reno; lungo il quale, sulla riva meridionale di un antico ramo del fiume da Utrecht a Leida, si è ritrovata una serie di castella, costituenti una linea fortificata che si data al 47 d. C., quando Claudio decise di considerare il Reno come frontiera dell'impero. Alcuni castella sono tuttavia più antichi. Si sono già esplorati quelli di Utrecht (databili dal 47 d. C. al 260 d. C.), di Vechten, presso Utrecht, (del periodo da Augusto fino al 260 d. C.), di Roomburg vicino a Leida e di Valkenburg fra Leida e il Mar del Nord. Specialmente a Valkenburg si sono avuti notevoli risultati e per la prima volta si sono potute studiare completamente le costruzioni militari romane di legno dell'età imperiale, baluardi, caserme, ecc., del I sec. d. C.; il legno è infatti ben conservato negli strati d'argilla di sei epoche successive (dal 40 al 260 d. C.). Le pareti sono conservate fino a mezzo metro di altezza dal suolo. A Holdeurn, vicino a Nimega, nel 1938-19 si sono messe in luce le fornaci dell'exercitus germanicus inferior e delle legioni I Minervia e XXX del 180 circa d. C. Vicino esistevano quelle della legione X Gemina che fu di guarnigione a Nimega dal 70 al 105 d. C. In alcuni luoghi si sono trovate testimonianze della dominazione romana dal 260 al 400: a Maastricht e nei dintorni, lungo la Mosa fino a Nimega una via fortificata, e dei castella a Maastricht, Cuyk, Heumensoord. La frontiera militare propriamente detta del nord dell'impero, la via da Boulogne-sur-mer a Colonia, è stata scavata nel 1947 nella parte estrema meridionale del paese.
Alcune villae messe in luce nella parte meridionale attestano l'occupazione civile romana; la maggiore, lunga m. 84, è stata scavata presso Nimega (Kloosterberg). In genere restano solo le tracce delle fondazioni; meglio conservate erano le terme di una villa a Lemiers, con fondazioni, ipocausti e pavimenti; un edificio termale pubblico è stato scavato tra il 1940 e il 1942 dal van Giffen a Heerlen. Abitati che si possono attribuire ai Batavi e ai Canninefati sono stati scavati a Ockenburg presso L'Aia, e al Naaldwijk al margine della fossa Corbulonis. Anche nella regione di Betuwe, l'antico paese dei Batavi, sono state esplorate abitazioni indigene d'epoca romana.
Fra i trovamenti più notevoli vanno ricordati: un altare votivo dedicato a una dea indigena trovato a Zennewinen; alcune iscrizioni a Lobith in una delle quali compare la parola moles, forse moles Drusi di Tacito; un sarcofago a Simpelveld con bassorilievi all'interno; una tomba romana con ricca suppellettile a Heerlen. La nave trovata a Utrecht è stata restaurata e si conserva in quel museo; sembra di epoca romana o un po' più tarda. Del periodo franco il trovamento più importante è una necropoli a Meerssen, vicino a Maastricht.
Bibl.: A. E. van Giffen, Die Bauart der Einzelgräber, Lipsia 1930; id., nell'opera di J. I. Poortman, Drente, I, Meppel 1944; W.J.A. Willems, Een bijdrage tot de kennis der voor-Romeinsche Urnenvelden in Nederland, Maastricht 1935; A.W. Byvanck, De voorgeschiedenis van Nederland, Leida 1941; id., Nederland in den Romeinschen tijd, ivi 1943; Excerpta Romana, I-III, 1931, 1935, 1947, con le fonti storiche per l'epoca romana in Olanda. I risultati degli scavi del Museo di Leida sono pubblicati in Oudheidkundige Mededeelingen van het Rijksmuseum van Oudheden, XI, 1930, XXVIII, 1947, con supplementi; quelli dell'Istituto di Groninga in Nieuwe Drentsche Volksalmanak, 1934-46, e in Jaarverslagen van de Vereniging voor Terpenonderzoek, I-XXVIII, Groninga 1917-1948. Nell'opera Een Kwart eeuw Oudheidkundig Bodemonderzoek in Nederland, omaggio a Van Giffen, 1947, si trovano 28 articoli sull'esplorazione archeologica in Olanda. Sul castellum di Utrecht: A. E. van Giffen, C. W. Vollgraff, G. van Hoorn, Optagravingen op het Domplein te Utrecht, I-IV, 1929-35.
Notizie sugli scavi in Olanda, nelle riviste: Antiquité classique; Germania; Jahrbuch des Arch. Inst.; American Journal of Archaeology.
Arti figurative (p. 242).
Architettura contemporanea. - Dopo l'opera rinnovatrice di H. P. Berlage, si sono sviluppate nell'architettura olandese correnti di tendenze assai diverse e contrastanti. Un gruppo di architetti è costituito dai seguaci ed allievi di M. J. Granprè Molière, ottimo teorico. Questo gruppo si riaccosta alla tradizione nazionale di semplicità e grazia paesana e predilige le costruzioni in laterizî. I principali rappresentanti ne sono J. F. Berghoef, J. J. Vegter (progetto per il nuovo palazzo municipale di Amsterdam, 1941), G. Friedhoff (aula del cimitero di Haarlem, 1937), F. A. Eschauzier, A. J. van der Steur, J. van der Laan.
Il cosiddetto "gruppo Kropholler" sembra continuare le direttive del Berlage; mentre però questi era sempre intento nella ricerca di nuove vie, A. J. Kropholler (municipio di Waalwijk, 1936, e di Voorschoten, 1940) e i suoi seguaci B. J. Kolderwey (chiesa e convento ad Amersfoort, 1937), Van Hoorsel, Van Dongen ed altri spesso guardano verso il passato, indotti a ciò forse dal carattere stesso della maggior parte degli edifici da loro costruiti, prevalentemente chiese e conventi, che ricordano il romanico. Il gruppo della razionalità moderna") (Nieuwe Zakelijkheid) è diviso in due tendenze. Razionalisti puri sono Mart Stam, J.P. Kloos (liceo di Wassenaar, 1937), G. Rietveld van den Broek, Bakema, Salomonson, e altri più giovani. Il gruppo ha perduto in J. Duiker (albergo Gooiland a Hilversum, 1936, l'anno della sua morte) e in L. C. van der Vlugt (fabbrica van Nelle a Rotterdam, 1935; stadio di Rotterdam, 1938), morto nel 1938, due dei suoi massimi rappresentanti. Dai razionalisti puri si staccò un gruppo di giovani insofferenti dell'eccessivo rigore dogmatico di quelli, cercando di realizzare una concezione "più archittonica", ciò che spesso significa più classica, senza voler abbandonare le nuove conquiste. I principali architetti di questo gruppo sono M. Duintjer, Groenewegen, G. H. Holt (in collaborazione con A. Komter, cimitero per i caduti della resistenza, Bloemendaal, 1946), A. Komter (in collaborazione con Duintjer, progetto per il nuovo municipio di Amsterdam che fra 212 progetti ottenne il secondo premio, 1937-1941), F. J. Staal Jr., H. F. Symons e A. Boeken (Palazzo dello sport, Amsterdam, 1935)
J. J. P. Oud, uno dei fondatori del gruppo "Stijl" e teorico della razionalità nuova, si sta allontanando sempre di più da quel gruppo, come dimostrano certi particolari decorativi delle sue facciate recenti (palazzo per uffici a l'Aia, 1941). S. van Ravensteyn (stazione centrale di Utrecht, 1939; Giardino zoologico con vasta sala per feste e concerti a Rotterdam, 1939; banca a Dordrecht, 1938) mostra una preferenza per la linea curva tanto nella pianta quanto nei particolari, ma resta fedele all'impiego del vetro, dell'acciaio e, in genere, alla tecnica costruttiva moderna. F.J. Staal Sr., morto nel 1940 (Borsa di Rotterdam, 1940-41), passò dal gruppo Kropholler e dalla "scuola di Amsterdam" (v. vol. XXV, p. 251) ad un razionalismo non del tutto puro. L'opera di W.M. Dudok va considerata come una continuazione della "scuola di Amsterdam", sboccante in un cubismo romantico, per nulla imparentato col nuovo razionalismo col quale viene così spesso confuso; tra le sue ultime opere, il Teatro municipale di Utrecht, 1940. Peutz, architetto del Limburgo, si vale abilmente delle forme razionali e di quelle classiche (municipio di Heerlen).
Pittura. - Anche nella pittura contemporanea dell'Olanda si manifesta, come altrove, in forma assai vivace, il contrasto tra gli esponenti delle correnti più moderne ed i pittori che sono rimasti fedeli agli ideali della generazione precedente.
Van Konijnenburg continuò fino alla sua morte (1943) a creare ritratti e figure su base severamente geometrica. Jan Sluyters, dapprima romantico ed espressionista, divenne poi un tardo impressionista, dinamico, amante dei colori violenti; dipinse ritratti, nature morte e fiori. Questo tardo impressionismo, dalle forme sinteticamente accennate, si riallaccia a G.H. Breitner come pure a P. Cézanne, e ha i suoi rappresentanti più significativi in un gruppo di pittrici tutte di Amsterdam: Jacoba Ritsema, Jacoba Surie, Betsy Westendorp Osieck e Giovanna Bauer-Stumpff.
La corrente internazionale, che predilige forme rese con esattezza oggettiva, assume in Olanda una caratteristica sfumatura verso un maggiore intimismo. A questa corrente appartenne Dick Ket, morto assai giovane nel 1941, le cui opere sono caratterizzate da un sottile simbolismo e da una rappresentazione minuziosa della realtà. Altri artisti di questa corrente sono Raoul Hynckes, Wim Schumacher, che predilige tonalità grigie, raffinate, ma alquanto uniformi, e Pijke Koch, che tende ad inserire nelle sue pitture elementi surrealisti, memori di Hieronymus Bosch.
La corrente astrattista conta tra i suoi esponenti molti giovani, seguaci della scuola di Parigi (Picasso). Piet Mondriaan, divenuto caposcuola di fama europea, durante la guerra lasciò Parigi per New York, dove morì nel 1944; il suo purismo portato alle ultime conseguenze si basa su una concezione rigorosamente astratta. Non meno astratta per quanto meno geometrica e, si direbbe, più lirica è l'arte di B.A. van der Leck. Elementi accentuatamente romantici sono nell'opera di Henk Chabot, che in gioventù era scultore sul genere di Zadkine e più tardi pittore di grandi quadri con figure e paesaggi, dalla sonora gamma colorisica (operai, contadini, scene invernali). Monumentali, e di carattere più fantastico, i quadri di Quirijn van Tiel.
Un gruppo assai rappresentativo, indipendente, è formato da artisti del Limburgo: Henri Jonas, Joep Nicolas, Charles Eyck, Charles Vos. Questi artisti, tutti cattolici, hanno creato a servizio del culto e della chiesa una nuova arte monumentale religiosa; sono vasti affreschi murali, vetrate, pannelli, sculture, di un certo sapore paesano che però non esclude espressioni drammatiche. Il più anziano, H. Jonas (morto nel 1944) era il più mistico, con accenti espressionistici. L'opera sua principale è costituita dalle vetrate, fatte sui suoi disegni, nella chiesa di Bleyerheide. J. Nicolas non solo concepisce ma eseguisce personalmente le sue vetrate, riaccostandosi a modelli medievali e impiegando un procedimento tecnico nuovo, relativo all'uso del vetro opalino in grandi decorazioni murali. Le sue opere più importanti sono le vetrate della chiesa di Oud-Zevenaar e quelle della chiesa del Rosario ad Arnhem. Nel 1939 si è stabilito negli Stati Uniti d'America Charles Eyck, amico e allievo di J. Nicolas, apprezzato autore di pitture monumentali (vaste decorazioni murali nelle chiese di Beek, Heerlerheide, Heksenberg, Heerlen, Helmond ed altre). Negli ultimi anni il suo interesse si è indirizzato piuttosto verso la scultura e le vetrate (stazioni della Via Crucis in terracotta policroma a Waalwijk e nella chiesa del S. Cuore a Maastricht; facciata policroma del nuovo municipio di Tegelen; vetrata per commemorare la liberazione nella chiesa di S. Giovanni a Gouda).
Scultura. - Accanto a C. Eyck lo scultore più importante del gruppo di Limburgo è Charles Vos (bronzo, pietra, ceramica policroma), il quale unisce ad una tendenza decorativa un modo semplice di raccontare che non rifugge dal drammatico (molte stazioni della Via Crucis; inoltre varie statue a carattere monumentale a Maastricht).
La scultura in Olanda, sul cui rinnovamento alla fine del secolo XIX influì profondamente l'architetto Berlage, è rimasta fedele al carattere nazionale, contemplativo e raccolto. L'unico scultore d'indole più esuberante è Albert Termote, d'origine fiamminga, che ha subìto fortemente l'influsso di Rodin (statua equestre di S. Willibrord a Utrecht; gruppo bronzeo del Buon Samaritano). Pure altri, come Sondaar e Wezelaar, rivelano suggestioni parigine (A. J. B. Maillol e C. Despiau).
La personalità dominante è tuttora John Raedecker, anche pittore e disegnatore, il quale dai modi stilizzati del suo primo periodo è passato a forme più classicheggianti. Molti sono i suoi seguaci e gli scultori che hanno subìto per un certo periodo il suo influsso. Fra essi lo scultore municipale di Amsterdam, Hildo Krop, il quale ha saputo creare una forma di scultura ornamentale che perfettamente si adatta alla nuova architettura dell'Amsterdam moderna.
Bibl.: Uno studio esauriente sull'arte contemporanea in Olanda è dovuto a G. Knuttel, in H.E. van Gelder ad altri, Kunstgeschiedenis der Nederlanden, 2ª ed., Utrecht 1946.
Danni di guerra ai monumenti e opere d'arte.
Gravi danni furono arrecati dalla guerra agli edifici di valore artistico, specialmente a Rotterdam, Middelburg, Arnhem, Nimega, e l'Aia (v. levoci relative in questa App.). La provincia più gravemente colpita è la Zelanda, dove Westkapelle col grandioso faro medievale fu ridotta un cumulo di rovine. Nella Fiandra zelandese, Sluis è pressoché distrutta. Del bel municipio rimangono poche vòlte dei sotterranei e parti del beffroi, che sarà ricostruito. Le altre numerose architetture della pittoresca cittadina sono solo un ricordo. Pure assai serî i danni ad Aardenburg, dove la splendida cattedrale di S. Bavone crollò insieme al campanile. A Hulst la chiesa di S. Willibrord è stata assai danneggiata e la pittoresca località di Eede è andata interamente distrutta. Nelle varie isole, specie nello Zuid Beveland, molte delle vaste e caratteristiche chiese gotiche della regione rimasero gravemente danneggiate.
Un'altra provincia che ha molto sofferto è il Brabante settentrionale. A Breda, la Chiesa Grande e il suo campanile furono colpiti più volte; il castello fu pure danneggiato in più punti. La città di Bosco Ducale, dove si sono svolti combattimenti sanguinosi, ha sofferto moltissimo, ma i suoi monumenti, e in primo luogo la grande cattedrale, hanno fortunatamente subìto solamente danni leggeri.
A Bergen-op-Zoom, dove è andato distrutto l'antico ospedale, furono assai danneggiati il Palazzo dei margravî e la Chiesa Grande. L'interessante chiesa a due navate di uguale altezza di Sambeek fu per due volte fatta saltare colla dinamite dai Tedeschi in fuga. Nel Limburgo, a Maastricht, l'antico ponte sulla Mosa fu fatto saltare. Roermond ha pressoché perduto la sua cattedrale; la ducentesca chiesa della Madonna (Munstenrkerk) fu danneggiata, ma non in modo irreparabile. A Venraay le belle statue gotiche dell'interno furono raccolte assai danneggiate, tra le rovine. La città più danneggiata è Venlo, dove la medievale chiesa di S. Martino crollò in gran parte mentre quella di San Nicola, ridotta a un rudere pericolante, dovette essere demolita. Altre 15 chiese, 20 campanili, 5 castelli e molti mulini sono stati distrutti in questa provincia.
In Gheldria, oltre ai danni gravissimi di Nimega ed Arnhem, ha sofferto molto la città di Zutphen, dove la chiesa di S. Walburga fu gravemente danneggiata. Durante i lavori di restauro nell'aprile del 1948 s'incendiò il campanile monumentale che, crollando, recò ulteriori danni anche alla chiesa. La chiesa dei Frati fu pure assai danneggiata; la Casa del Vino col museo divenne preda di un incendio che risparmiò soltanto la bella torre. Molte case patrizie del Seicento sono state distrutte. Fra le città minori, Tiel e Zaltbommel videro distrutte le loro chiese e altri monumenti. Uguale sorte ebbero molti villaggi. È inoltre da lamentare la perdita di numerosi castelli (Doorwert, Doornenburg, Bingerden, ecc.). Nella cittadina di Elst, durante i lavori di restauro alla chiesa, furono scoperti avanzi importanti di un castrum romano.
Nella provincia di Utrecht la città più danneggiata è Rhenen, dove la chiesa di S. Cunera è in parte crollata, mentre l'altissimo campanile, colpito più volte, è pericolante. Un'incursione aerea ha distrutto completamente il bel castello di Zuilenstein. Nell'Olanda meridionale i danni, ingentissimi, si limitano alle due città di Rotterdam e dell'Aia. Nell'Olanda settentrionale Amsterdam ha perduto due belle case patrizie del Seicento, mentre gl'interni delle sue sinagoghe sono stati distrutti. Nell'Overijssel, gravi danni ha sofferto la città di Deventer, per quanto i monumenti maggiori, come la chiesa di S. Lebuino e la Bergkerk furono solo leggermente danneggiati; l'antica Zecca col suo campanile si trova invece ridotta ad un rudero. A Kampen l'antica Locanda municipale è andata perduta. Nella provincia di Groninga, oltre il capoluogo hanno sofferto i villaggi intorno a Delfzyl dove si svolsero violenti combattimenti nel maggio 1940. Fu colpita la chiesa medievale di Holwierden, che si spera di salvare. Quella ducentesca di Woldendorp fu incendiata e ne crollarono le vòlte; opere di restauro sono in corso. Il Drente e la Frisia non hanno subìto danni.
Da quasi tutte le chiese e pure dalle torri civiche furono asportate le campane di bronzo e i caratteristici carillons. Si sono invece salvati i dipinti e le altre opere d'arte di tutti i musei dello stato e dei comuni, che erano stati tempestivamente messi al sicuro.
Bibl.: Elenco completo degli edifici danneggiati in Bulletin van den Oudheidkundigen Bond, 5ª serie, annata I, fasc. 3-4, Leida, febbraio 1948.
Letteratura (XXV, p. 214).
Verso il 1922 l'Olanda ha conosciuto un rinnovamento letterario che dal suo battagliero capo, Hendrik Marsman, fu detto "vitalismo". Con esso si reagiva contro gli epigoni estetizzanti del "Movimento dell'Ottanta". Insieme a Jan Slauerhoff, Anthonie Donker, Hendrik de Vries ed altri Marsman fondò la rivista De Vrÿe Bladen (I fogli liberi), che dal 1925 al 1932 fu l'organo dei giovani, influenzati dall'espressionismo tedesco e dal dadaismo. Poiché tutti i "vitalisti" professavano un neopaganesimo, bisogna cercare l'opera degli scrittori cristiani in altre riviste: in De Gemeenschap (La comunità) per i cattolici e in Opwaartsche Wegen (Strade che salgono) per i protestanti. Anton van Duinkerken, polemista di talento oltre che poeta, nel campo cattolico, e Willem de Mérode, poeta appassionato della bellezza della vita anche terrestre, in quello protestante, si combattono l'un l'altro e insieme si oppongono al vitalismo. È una generazione di poeti violenti ed "eruttivi"; la prosa è meno curata, il romanzo disprezzato, almeno nel cerchio vitalista. Tipica la tendenza a descrivere paesi esotici, preferibilmente primitivi, dove la vita è lotta amara, gioconda e forte. Slauerhoffin questo senso è il più rappresentativo del gruppo. Ne nasce un linguaggio speciale che sfocia nell'ermetismo, che è spesso retorico, e che non tarda a provocare una reazione.
Per reagire all'esotismo la generazione che segue proclama la "poesia della parola comune". Sono poeti saggisti e che si radunano intorno alla rivista Het Forum (1931-35), fondata da Menno Ter Braak, Ch. E. Du Perron, il fiammingo Maurice Roelants e l'anziano Jan Greshoff (nato nel 1888). Di fronte alla "poesia celeste" di Marsman, questo gruppo coltiva la "poesia terrestre", che non canta l'estasi, 1na vuole costituire una testimonianza. Presaghi della prossima catastrofe, questi scrittori sono presi da un senso di terrore, di angoscia e protestano contro le ingiustizie del razzismo, del militarismo. Nell'immediato anteguerra vi erano dei giovani che continuavano a poetare nella tradizione della "parola comune"; vi era però anche una forte reazione surrealista, formata da poeti del subcosciente che cercavano invece la forza irrazionale, magica della parola. Primeggia fra questi G. Achterberg (nato nel 1905) i cui versi, pur essendo privi di senso letterale, hanno uno speciale fascino fonico. Accanto a lui Ed. Hoornik (nato nel 1910), più teorico, esprime lo stesso terrore del gruppo di "Forum" ma lo suggerisce con improvvise esclamazioni, frasi non finite, parole fuori del contesto; M. Mok (nato nel 1907) e L. Lehmann (nato nel 1920). Oltre a questi, al momento dell'invasione continuavano a pubblicare parecchi altri più anziani, in primo luogo la poetessa Roland Holst van der Schalk, Jan Prins, Albert Verwey, ecc. La. simultanea perdita di tre figure di primo piano: Marsman, Ter Braak e Ch. E. Du Perron è stato un primo grave tributo della cultura olandese alla causa della libertà. Durante l'occupazione le riviste principali, tra le quali criterium, fondato ai primi del 1940 da Ed. Hoornik, vissero una vita grama; una dopo l'altra furono proibite. Le opere più importanti si pubblicarono alla macchia. Tutta l'Olanda conosce "La Ballata dei diciotto morti", forte poema di Jan Campert, fucilato dai Tedeschi. L'immediato dopoguerra ha visto un pullulare di riviste, spesso redatte da giovanissimi. Una fama ormai stabilita è quella di B. Aafjes, unico poeta contemporaneo che sembri immune dalla generale angoscia e dal pessimismo.
La prosa non raggiunge il livello della poesia. Fra i romanzieri più anziani, Arthur van Schendel è rimasto attivo fino alla sua morte nel 1946. Ter Braak con le sue critiche, Slauerhoff con i fantastici racconti di lontane contrade hanno continuato a rivolgersi ad un pubblico raffinato. Assai più vengono letti e tradotti in varie lingue i facili romanzi di vita balcanica di A. den Doolaard (pseudonimo di C. Spoelstra, nato nel 1901), o quelli, anche meno impegnativi, di J. Fabricius (nato nel 1899), a sfondo italiano. Anche noti all'estero sono i romanzi di soggetto coloniale di M. Szekely-Lulofs: Rubber (Gomma, 1931) e De andere Wereld (L'altro mondo, 1934). Più semplice e assai promettente è l'opera della giovane giavanese, Soewarsih Djojopoespito: Buiten het Gareel (Fuori dei ranghi, 1940). Unica nel suo genere è Henriette van Eijk (nata nel 1898) i cui racconti, Kleine Parade (Piccola parata, 1932), Gabriel, de geschiedenis van een mager manne tje (Gabriele, storia d'un omino mingherlino, 1935) e Bedelarmband (Braccialetto da pezzi mendicati, 1948) sono di un umorismo surrealista, irrazionale, fresco e spigliato. Willem Arondeus (nato nel 1894,) autore, tra l'altro, di un romanzo biografico sul pittore Matthys Maris, e il suo amico J. Brouwer (nato nel 1898), a cui si devono alcuni bei romanzi storici e varî libri sulla Spagna, sono stati ambedue fucilati dai Tedeschi nel 1943.
Numerosi gli scrittori di romanzi regionali, dei quali i migliori sono Anton Coolen (nato nel 1897), che descrive la vita dei poveri contadini del Brabante e Herman de Man (pseudonimo di S. H. Hamburger, 1895-1946), che ritrae l'ambiente calvinista di contadini e barcaiuoli lungo i grandi fiumi. Regionalista in un certo senso è anche Jan de Hartog (nato nel 1914), il cui romanzo Hollands Glorie (Gloria d'Olanda, 1940), poco profondo ma di sicuro successo, è stato tradotto anche in italiano. Di gran lunga superiore ad essi è Teun de Vries, con i suoi grandiosi romanzi sociali sulla Frisia. Estremista come lui è Jef Last (nato nel 1898), anima irrequieta, che ha fatto il marinaio, il pescatore, il combattente in Spagna, le sue opere migliori sono: Liefde in de Portieken (Amore nei portoni, 1931), Zuiderzee (1934), Het eerste schip op de Newa (La prima nave sulla Neva, 1946). Romanzi sociali di profondo interesse sono quelli di M. Dekker. Le questioni sociali da un punto di vista protestante vengono trattate con fine intuito da H. M. van Randwijk, nato nel 1909. F. Bordewijk (nato nel 1884) raggiunse una tarda, ma meritata fama colle sue fredde e pungenti analisi del mondo dell'avvenire: Blokken (Blocchi, 1931), Bint (1934), Rood Paleis (Palazzo rosso, 1936). Forse la figura più interessante della ricca letteratura contemporanea è il prosatore e poeta S. Vestdijk.
Bibl.: J. de Graaf, Le réveil littéraire en Hollande et le naturalisme français, Parigi 1938; Joh. Tielrooy, Panorama de la littérature hollandaise contemporaine, ivi 1938; J. A. Russel, Dutch poetry and english. A study of the romantic revival, Amsterdam 1939; A. Romein-Verschoor, Alluvions et nuages, courants et figures de la littérature hollandaise contemporaine, ivi 1944.