OIDIO (lat. scient. oidium)
Stadio conidico, cioè forma con conidî ialini ellissoidali catenulati, con produzione basipeta su conidiofori semplici ed eretti, caratteristica di funghi della famiglia delle Erisifacee, che producono malattie di piante, designate come "mal bianco" (v.), o, genericamente, col nome stesso di oidio.
Per lo più però, oidio indica una malattia della vite dovuta al fungo Uncinula necator (Schw.) Burr., che colpisce le foglie, i tralci verdi, i fiori e i giovani frutti e si manifesta con macchie miceliche polverulente, bianco-grigiastre a contorno indefinito.
Sulle macchie si formano dapprima i conidî (Oidium Tuckeri Berck.) ellissoidali con estremità tronche, in seguito, in autunno, le fruttificazioni ascofore (Uncinula) costituite da minuti periteci, prima giallognoli poi bruni, con lunghe appendici filiformi terminate a uncino, detti fulcri, contenenti molti aschi 2-8 spori. L'oidio attacca e penetra, a mezzo di austorî, solo nelle cellule epidermiche senza approfondirsi nei tessuti sottostanti che tuttavia soffrono fortemente. I tralci malati lignificano incompletamente e sono facilmente uccisi dai freddi invernali, le foglie si deformano e funzionano in modo irregolare e gli acini non maturano e si spaccano per la pressione che la polpa esercita sull'epidermide alterata. L'oidio sverna sia per mezzo di ascospore, sia per mezzo di conidî conservati tra le perule. È di origine americana e fu osservato in Italia la prima volta nel 1850. I vitigni più sensibili all'oidio sono: Trebbiano, Malvasia, Sangiovese, Moscato, ecc.; i più resistenti: Aramon, Pinot, ecc. Si combatte con successo l'oidio con le polverizzazioni di zolfo.