CIBO, Odoardo
Figlio di Carlo I Cibo Malaspina duca di Massa e principe di Carrara e di Brigida Spinola, nacque a Genova il 6 dic. 1619, sestogenito di quattordici figli.
Seguendo le tradizioni della famiglia, che aveva già 'annoverato un pontefice (Innocenzo VIII) e vari cardinali, venne avviato alla carriera ecclesiastica insieme con i firatelli Alderano e Lorenzo. Dopo essersi addottorato in utroque iure presso il università di Pisa, iniziò dai primi gradini il cursus nella Curia romana, ricoprendo per vari anni le cariche di prefetto e di governatore di Perugia, Ancona, Viterbo, Norcia, Orvieto, Camerino e della Sabina, dapprima sotto il pontificato di Alessandro VII, quindi anche sotto Clemente IX, talvolta, al seguito del fratello Alderano, già cardinale dal 1645 all'età di trentadue anni, e legato pontificia di Ferrara e di Romagna.
La carriera del C., con gli incarichi da lui ricoperti sotto numerosi pontefici, si distingue dai soliti cursus dell'epoca, che vedevano o membri delle grandi famiglie nobili italiane percorrere agevolmente tutti i gradini, o personalità "sine nominis splendore" conquistare grazie all'abilità e al merito l'accesso ai gradi più alti. Invece il C. fu più ostacolato che agevolato dalla presenza nel Collegio cardinalizio del fratello Alderano, che gli precluse per molti anni la possibilità di ottenere il cappello cardinalizio; non riuscendo la famiglia ad ottenere contemporaneamente due cardinalati. Sicché il C. si rassegnò a una lunga e non sempre agevole carriera, nella quale tuttavia si impegnò personalmente, a volte anche con notevoli sacrifici.
Così il 1° ag. 1670, dopo la nomina a referendario utriusque Signaturae, il C. accettò la nomina a nunzio in Svizzera, sede tra le più disagevoli e faticose e certo di non primaria importanza. Il 28 luglio dello stesso anno era stato eletto arcivescovo di Seleucia, proprio per sostenere con maggiore autorevolezza il suo nuovo ufficio di nunzio, che mantenne per ben nove anni fino al 18 ott. 1679, quando venne sostituito dall'abate Cherofino Cherofini. Il suo notevole impegno nell'adempimento di questo ufficio è testimoniato dalle numerose lettere inviate alla segreteria di Stato dalle varie città dei cinque Cantoni cattolici, tra le quali si spostava frequentemente, da Lucerna a Altdorf, da Sion a Einsiedeln a Friburgo a Baden.
Le lettere del C. dimostrano la molteplice attività cui era costretto dal suo ufficio: non solo seguiva con grande attenzione lo svolgimento dei rapporti all'interno dei cinque Cantoni cattolici, ma anche di quelli "riformati" e naturalmente quelli fra cattolici e riformati. Da qui le relazioni delle varie Diete, a Baden e a Coira, e i rapporti sulle intese politiche o sui disaccordi della Confederazione dei Cantoni cattolici, ora con la Francia, che accentuava sempre più la sua già notevole influenza, ora con la Savoia. per le sue pretese sul basso Vallese, ora con l'Impero. Inoltre i rapporti con i vescovi'non erano sempre facili, data la loro più che secolare tradizione di indipendenza dalla S. Sede. Ad esempio nel 1675 il C. fu costretto ad una visita pastorale nella diocesi di Sion, nel Vallese, essendo il vescovo locale sospeso dal maggio del 1674 per motivi canonici.
La carriera in un certo senso non ordinaria del C. viene confermata ancora una volta nel 1676. In tale anno infatti, il 26 settembre, il fratello cardinale Aldorano venne nominato segretario di Stato dal ncoeletto Innocenzo XI Odescalchi, il cui conclave - come lo stesso Alderano scrisse al fratello Alberico II duca di Massa - "fu tutto in mia mano". Nonostante ciò il C. non chiese di essere sostituito che tre anni dopo, rientrando così a Roma nell'ottobre del 1679, Nel gennaio dell'anno seguente fu nominato segretario della Congregazione de Propaganda Fide, carica che ricoprì per quindici anni, sino all'agosto del 1695.
L'ufficio di segretario della Congregazione comportava in quegli anni un notevole. impegno, come testimonia la relazione del 1678 di Urbano Cerri, che lo tenne fino alla nomina del Cibo. Oltre a mansioni di carattere amministrativo-economico, come l'amministrazione dei fondi, o culturali, come la pubblicazione da parte della tipografia della Congregazione di tutte "e opere necessarie alla conservazione e alla propaganda della Fede", il segretario doveva curare l'invio di procuratori o visitatori che rendessero conto dello stato delle missioni e mantenessero i rapporti con i collegi e i seminari sparsi in tutto il mondo. Dalle lettere del C. di quegli anni e da un rapporto del 1688 relativo all'Asia, del quale fu probabilmente l'autore, emergono, ad esempio, i contrasti tra l'attività dei gesuiti nelle missioni e gli indirizzi suggeriti dalla Congregazione, che preferiva i preti secolari ed era favorevole alla formazione di un clero indigeno. Lo stesso C. si mostrava favorevole, sin dall'inizio del suo ufficio, ad accogliere la vecchia richiesta dei missionari in Cina, rinnovata nel 1685, di adottare la lingua cinese nella celebrazione della messa e nelle altre preghiere: ne presentò egli stesso istanza al pontefice che tuttavia, dopo vari indugi, la respinse.
Inoltre durante la permanenza a Roma il C., che dimorava presso il fratello Alderano, fu più volte da quest'ultimo, utilizzato nello svolgimento della sua carica di segretario di Stato. E subito dopo il conclave del 1689, che vide eletto, anche grazie alrappoggio del cardinale Alderano, Alessandro VIII Ottoboni, quest'ultimo lo ricompensò nominando, appena diedi giorni dopo, il 13 ottobre del 1689, il C. patriarca di Costantinopoli, "che è la prima dignità dopo quella di Cardinale", come scriveva egli stesso alla corte di Massa due giorni dopo. Nel 1698 il C. Xenne i sinodi di Velletri e di Ostia, convocati da Alderano, che era titolare di tali diocesi, sostituendo il fratello e curando la pubblicazione delle costituzioni l'anno seguente. Gli ultimi anni del soggiorno romano del C. videro la morte del fratello Alderano (il 22 luglio 1700) e il suo ritiro definitivo da ogni carica. Tuttavia solo nel 1702 all'età di 83 anni gli fa consentito di lasciare Roma e di ritirarsi a Massa, dove morì tre anni dopo, il 6 febbr. 1705. Venne sepolto nella tomba della famiglia ducale nel duomo di S. Francesco.
Fonti e Bibl.: Arch. Segr. Vaticano, Segret. di Stato, Nunziatura Svizzera, voll. 65-75, 1670-1679; Acta Camer. Sacri Collegii... Cardinalium, 22, f. 45; 23, f. 251; Secreteria brevium, 1454, f. 183; 1787, ff. 329 ss.; Bibl., Ap. Vaticana. Borg. lat., 94, f. 186; Borg. lat., 503, f. 16; Roma, Archivio della S. Congregazione de Propaganda Fide, Acta 1680 (50), f. 1; 1695 (65), f. 185, con innumerevoli atti e lettere del C. concernenti lo svolgimento del suo ufficio di segretario; Arch. di Stato di Massa, Archivio ducale, Carteggio, nn. 471-473 bis: Lettere di mons. O. C., patriarca di Costantinopoli (1640-1706); n. 521: A. Lupia, Elogio di mons. O. C., suoi governi nello Stato ecclesiastico, nunziatura et altri honori havuti da sommi pontefici [s.d.]; Archivio Diana Paleologo, b. 3: Lettere di mons. O. C. (1680-1701); Constitutines synodales... editae et promulgatae abAlderano episcopo Ostiense et Veliterno S.R.B. cardinaleCybo..., Romae 1699; G. Viani, Memorie della famiglia Cybo..., Pisa 1808, pp. 45, 136-137; L. Karttunen, Les nonciatures apostoliques permanentes de 1650 à 1800, Genève 1912, p. 239; L. Mussi, Alcune memorie di conclavi del sec. XVII, in Italia, V(1915), 4-5, p. 11 e passim; Id., Il cardinale Alderano dei Principi Cybo-Malasspia, Massa 1913, p. 18 e passim;B. Katterbach, Referendarii utriusque Signaturae.... Città del Vaticano 1931, p. 325; H. A. Roten, Der Nuntius C. im Wallis, in Blätter aus der Walliser Geschichte, VII(1935), pp. 74-87; L. Mussi, O. M., Patriarca di Costantinopoli, in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le antiche province modenesi, s. 9, 1 (1961), pp. 119-122; N. Kowalsky, Serie dei cardinali prefetti e dei segretari della S. Congregazione "de Propaganda Fide", in Buntes docete, XV(1962), pp. 161-197 (specie 178 e 191); B. Jacqueline, La S. Congrégation "de Propaganda Fide" en 1678d'après le rapport d'Urbano Cerri au pape Innocent XI, in Revue de droit français et dtranger, XLIII (1965), 4. pp. 464-481; Sacrae Congregationis de Propaganda Fide. Memoria rerum. 1622-1700, Freiburg im Breisgau 1971-72, I, 1, pp. 264, 398; 2, pp. 65, 73, 630, 703;, R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica..., V, Patavii 1952, pp. 170. 352.