BECCARI, Odoardo
Nacque a Firenze il 16 nov. 1843. Compiuti gli studi classici presso il R. Collegio di Lucca, dimostrò subito una particolare tendenza per le scienze naturali e, soprattutto, per la botanica: durante le sue giovanili escursioni riuscì, infatti, a individuare una specie di tulipano mai fino allora descritta e, in seguito, nota col nome di Tulipia Beccariana. Nel 1864, poco più che ventenne, conseguì, a Bologna, la laurea in scienze naturali dopo aver seguito, a Pisa, i corsi di Paolo e di Pietro Savi e di Giuseppe Meneghini.
L'amicizia con il marchese Giacomo Doria, presidente della Società geografica italiana, conosciuto a Bologna, reduce da un viaggio in Persia, gli suscitò la passione per i viaggi e per le esplorazioni e lo fece schierare tra i più convinti assertori dell'espansione marittima dell'Italia fuori del Mediterraneo.
Il primo viaggio nel Borneo, iniziato nel 1865 e protrattosi fino al 1868, fu, infatti, concertato col Doria ed eseguito come un'impresa privata senza interventi o appoggi ufficiali. Preoccupato di perfezionare la sua preparazione scientifica, il B. volle prima recarsi a Londra per familiarizzarsi, visitando le raccolte del British Museum e l'orto botanico di Kew, con la flora e con la fauna di quell'isola e dell'arcipelago indiano. Durantequel soggiorno conobbe il ragià di Sarawak, sir James Brooke, dal quale ottenne lettere commendatizie per il nipote che, reggendo le sorti di quel governo durante la sua assenza, si dimostrò poi molto utile agli esploratori italiani.
Imbarcatosi a Southampton il 4 apr. 1865, sbarcò a Kuching, capitale del sultanato di Sarawak, insieme col Doria e col fratello Giovanni Battista, ai quali si era unito a Suez. Mentre il Doria, sopravvenuta una malattia, fu costretto a interrompere le ricerche zoologiche e a rimpatriare il 21 marzo 1866, il B. proseguì da solo quelle botaniche fino alla fine del gennaio 1868quando anch'egli, sopraffatto dalle febbri e dall'elefantiasi, fu costretto a riprendere la via del ritorno. L'anno successivo, a Firenze, fondò il Nuovo giornale botanico.
Breve la sosta in Italia: già nel febbraio del 1870riprendeva il mare per partecipare, con Orazio Antinori e con Arturo Issel, alla spedizione organizzata dalla Società geografica italiana e dalla Società di navigazione Rubattino per provvedere al definitivo acquisto di un territorio nella baia di Assab e per visitare, nel paese dei Bogos, Cheren, la colonia agricola italiana dello Sciotel fondata, nel 1865, dal padre Giovanni Giacinto Stella.
Il territorio della baia di Assab era già stato, in parte acquistato per conto e a nome del governo italiano, allora presieduto da F. Menabrea, in base alla convenzione segreta stipulata a Firenze il 2 ott. 1869 con G. Sapeto, al quale, con compiti prevalentemente di consulenza tecnica, era stato affiancato il contrammiraglio G. Acton. Questi e il suo compagno di viaggio, il 15 nov. 1869, avevano sottoscritto il compromesso con i sultani Ibrahim e Hasan, figli del sultano Hamed: la notizia giunse a Firenze il 22 nov. 1869 quando il gabinetto Menabrea era già dimissionario. Nella riunione del Consiglio dei ministri del 26 novembre il gabinetto dimissionario, tenuto conto che la somma fissata dal Sapeto per l'acquisto era all'incirca pari alle 80.000 lire messe in precedenza a sua disposizione, deliberò di prelevarla da uno dei capitoli del bilancio ordinario della Marina. Fu il nuovo governo del Lanza che, all'insaputa del Sapeto e dell'Acton, già sulla via del ritorno, preferì orientarsi, per un complesso di ragioni, verso l'intervento di un privato da far apparire come vero acquirente. In seguito alla scrittura privata sottoscritta a Firenze il 2 febbr. 1870 tra un procuratore della Società di navigazione Rubattino, e alcuni ministri del nuovo gabinetto, fu accreditata la versione, ancor oggi molto diffusa, dell'acquisto originariamente compiuto dalla stessa Rubattino.
A bordo del piroscafo "Africa", che compiva il viaggio inaugurale della linea per Bombay, il 14 febbr. 1870 partirono da Genova il B. e Arturo Issel ai quali, a Livorno, si aggiunseto il Sapetà e un impiegato della Rubattino: a Suez furono raggiunti da O. Antinori. L'8 marzo giunsero ad Assab, e l'11 compilarono l'atto definitivo di acquisto.
Lasciato ad Assab il Sapeto, il B., l'Issel e l'Antinori il 5 aprile partirono alla volta di Massaua proseguendo il 2giugno per Cheren dove si incontrarono anche con Carlo Piaggia. In seguito alla morte dello Stella, la colonia era allora diretta dall'avv. F. Bonichi, contro il quale continuavano ad appuntarsi le ostilità del governatore di Massaua, lo svizzero W. Münzinger al servizio del governo egiziano. Sulle vicende e sulle traversie della colonia ormai in piena crisi, il B. - rimpatriato nell'ottobre - raccolse un'esauriente documentazione, mettendo in evidenza le mene del Münzinger col quale, tuttavia, il governo italiano non volle creare attriti perché lo sapeva protetto da Londra: nel 1872, aseguito dell'aperto intervento dell'Egitto, la colonia cessò definitivamente di esistere. Anche a Cheren il B. riuscì a raccogliere un'abbondante messe di piante e di animali illustrata sia nel volume dell'Issel - Viaggio nel Mar Rosso e tra i Bogos, Milano 1872 - siain una Relazione sommaria del viaggio nel Mar Rosso dei signori Antinori, Beccari e Issel, in Bollett. d. Soc. geografica ital., III, fasc. V, 2(1870), pp. 43-60, e sulla rivista di G. Cora, Cosmos (III[1875-1876], pp. 402-408).
Dopo poco più di un anno dal viaggio nel Mar Rosso il B. ripartì da Genova nel novembre del 1871in compagnia di L. M. D'Albertis, diretto nella Nuova Guinea, raggiunta nei primi giorni di dicembre dell'anno successivo dopo soste fatte a Giava, a Surabaja, a Macassar nelle Celebes, nelle coste orientali dell'isola di Flores e a Timor.
Per quanto essi non si proponessero scopi politici, perché interessati solo a ricerche naturalistiche, le diffidenti autorità olandesi vollero ugualmente attribuire fini reconditi al loro viaggio forse anche perché erano stati preceduti, in quei luoghi, da Giovanni Emilio Cerruti al quale, nel 1869, il governo Menabrea aveva conferito l'incarico di ricercare colà dei territori adatti all'impianto di una colonia.
Con il D'Albertis il B. visitò la costa sud-occidentale della Nuova Guinea, Sarong nello stretto di Galevo e Mansinam nel golfo di Dorey nella costa settentrionale; successivamente, da solo, il gruppo delle Kei e delle Aru facendo anche un lungo soggiorno a Celebes. Ricevuto un sussidio dalla Società geografica italiana e un generoso contributo dal municipio di Genova, riprese la via della Nuova Guinea dopo un'ulteriore visita a Giava. Trascorsi sette mesi, ritornò ancora nella Nuova Guinea a bordo di una nave da guerra olandese che lo trasportò fino alla baia di Humbolt facendogli, poi, riguadagnare Amboina. Nel giugno 1876, dopo un'assenza di quattro anni e mezzo, il B. ritornò in patria.
Il lungo soggiorno e gli studi compiuti lo fecero schierare tra i sostenitori dell'utilità dell'insediamento dell'Italia nella Nuova Guinea, a fianco del Cerruti e del cugino di Luigi Maria D'Albertis, Enrico. Insieme con quest'ultimo, tra il 1877 e il 1878, compì un viaggio nel Borneo e in Australia. Separatosi a Singapore da Enrico D'Albertis, che proseguì il suo viaggio intorno al mondo, il B. raggiunse Giava e fece una lunga sosta a Sumatra, dove ebbe modo di fare delle scoperte botaniche di grande interesse. Il 28 dic. 1878 rientrò a Firenze assumendo la direzione di quell'Istituto botanico e dell'annesso Museo, alla quale era stato chiamato pochi mesi prima in seguito alla morte di F. Parlatore.
Quando, nel 1876, dalla Società geografica italiana fu organizzata la famosa spedizione ai laghi equatoriali diretta da O. Antinori, la funzione di Assab, rimasta per anni quasi del tutto obliata, apparve chiara come punto di appoggio per la penetrazione economica e commerciale nell'Abissinia.
Il 22 ott. 1879 il B., insieme con G. Sapeto e R. Rubattino, fu improvvisamente convocato a Roma, dove da Benedetto Cairoli, presidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri, e da Cesare Bonelli, ministro della Guerra e ad interim della Marina, ricevette l'incarico di rendere effettivo l'acquisto di Assab. Fu convenuto che nelle acque del sorgente possedimento il Bonelli avrebbe inviato l'avviso "Garigliano", il piroscafo "Ischia", con tutto il necessario alla costruzione dei primi impianti, e la corazzata "Varese", sulla quale presero imbarco il comandante Carlo de Amezaga, conoscitore del Mar Rosso, il B., il Sapeto e il Doria. Si misero in viaggio a metà novembre e, trasferiti sull'"Esploratore", arrivarono nella baia di Buja il 25 dicembre insieme con Giuseppe Maria Giulietti, reduce da un ardito viaggio nell'Harar. Dopo una prima puntata ad Aden, il B. e i suoi compagni di viaggio, eccezion fatta per il Sapeto e il Giulietti, ritornarono ad Assab, si spinsero fino a Moka e, toccata una seconda volta Aden il 29 genn. 1880 ripresero la via dell'Italia, facendo anche una breve sosta al Cairo.
La relazione su questo viaggio, con il quale si concluse definitivaniente la quasi ventennale attività di viaggiatore e di esploratore del B., fu pubblicata sul Bollett. d. Soc. geografica ital. (XVII[1880], pp. 623-675) da Carlo de Amezaga.
Negli anni successivi, fino alla morte, il B. si dedicò agli studi preferiti, illustrando il copioso materiale raccolto durante le sue peregrinazioni. Nel Museo antropologico di Firenze fu raccolta l'abbondante e preziosa messe di armi, di utensili, di suppellettili e di altri svariati oggetti da lui raccolta, compresi ben 200crani di Papua che consentirono al Mantegazza di pubblicare uno dei primi studi su quelle popolazioni.
Morì a Firenze il 25 ottobre 1920.
L'indagine scientifica fu il motivo principale che determinò le soste e gli itinerari del B., accanto agli interessi che sempre portò ai problemi della politica coloniale italiana.
Nel periodo in cui egli visse lo studio biologico, ed in particolare quello botanico, stavano evolvendo da una mera descrizione morfologica ad un esame approfondito dei rapporti tra organismo ed ambiente: in questa nuova prospettiva di ricerche acquistava particolare significato la scienza fitogeografica.
L'esperienza del suo primo viaggio a Borneo fu dal B. inizialmente descritta in una relazione pubblicata sul Bollettino della Società geografica italiana (I[1868], pp. 193-214) e più estesamente narrata nel volume Nelle foreste del Borneo - Viaggi e ricerche di un naturalista, uscito nel 1901 a Firenze, (2. ediz., a cura del figlio Nello, Firenze 1921; trad. inglese del Giglioli, Londra 1904). Quest'opera contiene un'ampia esposizione di carattere botanico (alcuni gruppi di piante borneesi sono illustrate anche in un elenco pubblicato su Il Nuovo giornale botanico da E. Hampe, Musci frondosi in insulis Ceylon et Borneo a. D. Od. Beccari lecti, IV[1872], pp. 273-291), alcune dettagliate descrizioni geografiche, etnologiche e climatologiche, ed uno studio antropologico che pone in risalto i caratteri razziali delle tribù dei Dajacchi, Cajan, Kadjaman, ecc. Il libro è corredato da quattro cartine originali; le collezioni delle piante raccolte durante questo viaggio vennero inviate all'erbario centrale di Firenze. Il lavoro quantitativamente più fecondo del B. fu quello compiuto durante i quattro anni da lui passati nella Nuova Guinea e nelle isole vicine. Dal 1872 al 1876, percorrendo questi territori, egli ricercava e raccoglieva quanto interessava un naturalista; il materiale zoologico, composto da numerosissimi campioni di uccelli, rettili, piccoli mammiferi, pesci ed insetti, fu inviato all'amico G. Doria, che, organizzandolo, potè creare il Museo civico di storia naturale di Genova. Queste collezioni furono così ricche che dettero sufficiente materia per la compilazione di circa duecento memorie, pubblicate negli Annali dello stesso museo, da parte di vari studiosi fino al 1921. Il conte T. Salvatori descrisse gli uccelli, dedicandovi tre volumi delle Memorie della Accademia delle scienze di Torino (1880-1882). Anche la raccolta di organismi vegetali spontanei in Sumatra e nei dintorni fu ricca di esemplari non ancora noti né descritti dagli scienziati: tra questi alcuni generi di palme, allo studio dei quali il B. si dedicò poi particolarmente.
Il lungo periodo passato dal B. nella Nuova Guinea fu proficuo anche per gli studi geografici - e la Società geografica italiana gli assegnò la medaglia d'oro - avendo egli più volte inviato al Cora schizzi originali di quelle terre, da cui poi questi traeva le carte geografiche che erano pubblicate sulla rivista Cosmos (I[1873], tav. 1; II [1874], tav. 5); fu così precisata la nomenclatura e la topografia della Nuova Guinea ovest e nord-ovest, del sud-est di Celebes; in Cosmos (III [18751, tav. 2)si trova l'indicazione esatta di un tratto del fiume Wa-Samson, scoperto dal B. nel 1875.
Osservando le caratteristiche naturali della regione di Geelvinck, il B. riprese un tema ricorrente nel suo pensiero: la possibile esistenza di passati collegamenti geologici, testimoniati dalle razze biologiche presenti nei lembi di terra oggi disgiunti. Descrivendo la etnologia e l'antropologia della baia di Geelvinck e basandosi sulle razze negroidi presenti in Etiopia e in Malesia, il B. ipotizzò la scomparsa di una "Lemuria" che avrebbe unito quelle due terre prima dell'era cenozoica. Quando il B. aveva progettato questo viaggio col D'Albertis, si era proposto di compiere un esauriente studio comparato della flora papuasica con quella dell'Arcipelago indiano ed in questo campo ottenne risultati soddisfacenti: dalle raccolte effettuate, poté essere accertata una significativa somiglianza tra la flora papuasica e quella malese, e, nell'ambito zoologico, una analoga somiglianza tra gli uccelli del Nepal e quelli di Sumatra; inoltre accanto a nuove specie animali il B. rinvenne nella Nuova Guinea un roditore del genere Hydromis comune anche alla fauna australiana. Questi accostamenti tra popolazioni biologiche di terre lontane assumono una piena giustificazione, poiché si riferiscono a specie sicuramente spontanee nella zona: il B. infatti le raccolse nelle regioni interne, dove la presenza di individui importati era da considerarsi improbabile. Altri esploratori, quali il Rosemberg, non sembra si siano spinti tanto all'interno della Nuova Guinea quanto il B., e soltanto il lavoro di R. Wallace portò alla scienza un contributo pari a quello portato dal Beccari. Col Wallace il B. ebbe peraltro divergenza di vedute, quando, riflettendo sulla origine di alcune isole, ne volle riconoscere il carattere continentale anziché oceanico, provato dal tipo di flora e di fauna ivi spontanei.
Il 6 ag. 1878 il B., che risiedeva ad Ajei Montjor, villaggio interno di Sumatra, fece la scoperta più sensazionale della sua carriera di scienziato: il "Conophallus Titanum", da lui stesso più tardi chiamato "Amorphophallus Titanum", gigantesca aroidea, producente la più grande infiorescenza nota nel mondo vegetale, sconosciuto ai naturalisti. Di questa specie egli portò in Europa alcune parti verdi conservate in erbario, dei tuberi e dei semi. Dai semi germinò una piantina che, trasportata nel grande Orto botanico di Kew presso Londra, dopo undici anni fiorì; questo fatto fu considerato dai giornali inglesi uno dei più clamorosi nella storia delle coltivazioni esotiche.
Nel 1880, tornato in patria, il B. si dedicò definitivamente alla elaborazione del materiale raccolto nei viaggi; fondò il periodico Malesia, collaborò a periodici italiani e stranieri di carattere botanico. Sia negli articoli sia nei libri egli dedicò uno studio particolare ai problemi dell'origine geografica delle specie, delle possibilità di propagazione, delle trasformazioni fisiologiche indotte dall'ambiente nei vegetali. Sono questi i temi che compaiono nei volumi dedicati alle palme, tra cui quello dal titolo Genere Cocos Linn. e le Palme affini (Firenze 1916).
Anche nelle opere che precedono la produzione specialistica del B., concernente le palme, il problema del rapporto organismo-ambiente assume grande importanza: i tre volumi del periodico Malesia ne sono la conferma e tra questi il secondo di particolare rilievo, dedicato alle piante formicarie.
Opere: Oltre a quelle citate nel testo, Lettera da Amboina a Orazio Antinori, in Bollett. d. Soc. geogr. ital., IX, 12 (1875), pp. 117-122, 157-160; Recenti esplorazioni nella Nuova Guinea, ibid., s. 2, I (1876), pp. 21-38; La Nuova Guinea Olandese, ibid., pp. 550-557; in collab. con G. Cora e G. Sapeto, La baia di Assab, relazione e descrizione, in Cosmos, IV(1877-78), pp. 224-235; Malesia, raccolta di osservazioni botaniche intorno alle piante dell'arcipelago indomalese e papuano, Genova-Roma-Firenze 1877-1890, 3 voll.; Viaggio a Sumatra, in Bollett. d. Soc. geogr. ital., s. 2, V (1880), pp. 300-302; Asiatic Palms, in Annals of the R. Botan. Garden of Calcutta, XI(1908), pp. 1-518; Append. (1913), pp. 1-142; XII, 1 (1911), pp. 1-239; 2, pp. 1-231; XIII (1931-32), pp. 1-353; La Colonia Eritrea nel sentimento e negli interessi degli Italiani, in Atti del congresso coloniale di Asmara, I, Roma 1906, pp. 277-287; Palme del Madagascar, Firenze 1912; Palme della tribù delle Borasseae, Firenze 1924 (postuma); Nuova Guinea, Celebes e Molucche, ibid. 1924 (postuma); O. B. nel Mar Rosso e tra i Bogos, frammenti di diari inediti, trascritti e ordinati dal figlio, in Bollett. della Soc. geogr. ital., s. 6, IV (1927), pp. 625-646.
Bibl.: E. H. Giglioli, O. B. ed i suoi viaggi, in Nuova Antologia, settembre 1872, pp. 658-668; G. Cora, Recenti spedizioni nella Nuova Guinea, in Cosmos, I(1873), pp. 7-24, 140-159, 214-223; II (1874), pp., 1-10, 84-111, 203-208; O. B. e i suoi viaggi, in Bollett. d. Soc. geogr. ital., XI(1874), pp. 137-161; G. Doria, I naturalisti italiani alla Nuova Guinea e specialmente delle loro scoperte zoologiche, ibid., XV(1878), pp. 154-169; T. Salvadori, Catalogo di una collezione di uccelli fatta nella parte occidentale di Sumatra dal prof. O. B., in Annali del Museo civico di storia naturale di Genova, XIV(1879), pp. 169-253; A. Beguinot, O. B., in Bollett. d. Soc. geogr. ital., XII(1923), pp. 194-209; N. Beccari, O. B. in Sumatra e la scoperta dell'"Amorphophallus Titanum", in Bollettino d. Società geografica italiana, VII(1930), pp. 569-595; Id., Due lettere di O.B. sulla politica coloniale italiana, in Atti del I Congresso di studi coloniali,Firenze 1931, II, pp. 414-20; Ministero degli Affari Esteri, L'Italiain Africa, II, Le prime ricerche di una colonia e la esplorazione geografica, politica ed economica, Roma 1955, pp. 15, 17, 48, 57, 58, 62, 63, 64, 74, 84, 85, 91, 92, 107, 110, 135, 301; necrologi di G. Bargagli-Petrucci e N. Puccioni, in Pubblicazioni del R. Ist. di studi superiori in Firenze, Sezione di scienze fisiche e naturali, Firenze 1921; A. Beguinot, in Riv. di biologia, III (1921), pp. 118-121, F. Cavara, in L'Africa ital., Bollett. d. Soc. africana d'Italia, XL, (1921), pp. 46-51; R. Gestro, in Annali del Museo civico di Genova di storia naturale, s. 3, IX(1921), pp. 242-297; U. Martelli, in Webbia, V (1921), p. 1, p. 295; G. Roster, in Bollettino della R. Società toscana di orticultura, XLVI (1921), pp. 33-36.