ODINO
. È il nome, derivato dalla forma nordica Odhinn, di uno dei principali dei della mitologia germanica, anzi di quello che ai tempi dell'introduzione del cristianesimo era venerato come il dio supremo, padre degli uomini e degli dei.
Originariamente un demone della tempesta, col nome di Wôde, (donde la sua forma anglosassone Woden, antico sassone Wodan, antico alto-tedesco Wuotan), il condottiero che, avvolto nel mantello e coperto dell'ampio cappello, guidava nelle notti procellose la "caccia selvaggia" (cioè la schiera delle anime) riconducendole poi nel grembo delle montagne, O. perdette a poco a poco il suo oscuro carattere demoniaco, assumendo, molto tempo prima dell'introduzione del cristianesimo, gli attributi di un dio celeste e soppiantando Ziu, che rappresentava il dio celeste originario dei popoli indoeuropei. Il culto di O. nacque probabilmente nella Germania nordoccidentale, presso gl'Istevoni; di qui si propagò poi alle altre stirpi germaniche, mentre si andava sempre più affermando la sua supremazia e intorno a lui si formava un ricco complesso di miti, in piccola parte di carattere popolare pagano, in maggior parte d'origine letteraria e straniera.
O. troneggia in cielo accanto alla moglie Frevja ed è il dio delle battaglie, che largisce la vittoria. Il suo attributo è la lancia; cavalca un cavallo di otto zampe, e ha per messaggeri due corvi. Spesso è rappresentato con un occhio solo, avendo perduto l'altro nell'acquisto della sapienza. Dotato di grande scaltrezza, di smania di avventure, di spirito poetico e profetico, esperto delle rune, che gli conferiscono potere su tutto e su tutti, meno che sul fato, e gli dànno una sapienza senza confini sulle cose umane e divine, egli è il signore della vita spirituale, l'ordinatore del mondo, l'iniziatore del progresso, il creatore della civiltà. Anche la guerra è opera sua, e i guerrieri morti in battaglia sono i suoi figli adottivi, ch'egli accoglie nel meraviglioso Valhalla o tempio degli uccisi, al quale sono condotti dalle Valkirie che scendono, dietro comando di O., a trascerglierli sui campi di battaglia. L'Edda narra pure dell'attività creatrice di O., il quale, insieme con i fratelli Vili e Ve, avrebbe sollevato la terra dalle acque e creato il primo uomo Ask e la prima donna Embla, animando un olmo e un frassino sulla riva del mare. Nell'ultimo giorno (v. crepuscolo degli dei) anche O. soccombe con tutti gli altri dei pagani, divorato dal lupo Fenrir.
Per il suo carattere generale e per qualche attributo particolare, fra cui i lunghi stivali e la bacchetta divinatoria che ricordano i talaria e il caduceo di Mercurio, Tacito (Germ., 9) lo identificò con questo; e col suo nome appunto è formata in quasi tutte le lingue germaniche la parola per "mercoledì" (nordico odhinsdagr, anglosassone wôdensdaeg, ingl. ese wednesday). La mancanza di un'analoga composizione presso i Germani del sud fa supporre che al tempo dell'introduzione dei nomi latini il culto di O. non si fosse diffuso nelle regioni meridionali.
Da O. derivarono la loro origine i re scandinavi e anglosassoni. Fino dai tempi di Snorre Sturluson si tentò un'interpretazione evemeristica del suo mito, secondo la quale O. sarebbe stato un re, costretto, sotto l'urto dei Romani, a emigrare dal sud verso i paesi scandinavi.