ODERZO (antica Opitergium, latino medioevale Ovedercium; A.T., 24-25-26)
Grossa borgata della provincia di Treviso che conta 3900 ab. (il comune 12.500) e sorge nella bassa pianura alluvionale, a 16 m. s. m., sulla destra del fiume Monticano, in corrispondenza dell'attraversamento della strada Treviso-Motta. Quivi arrivava l'antica Via Postumia, dopo aver passato il Piave alla Folina. Un lieve ripiano quadrangolare indica probabilmente il posto dove sorgeva l'antica città. La borgata attuale consta di un agglomeramento di abitazioni, evidentemente più antico, che si è prolungato per circa 700 metri verso SO. in una duplice fila di case lungo la strada proveniente da Ponte di Piave. Invece sulla sinistra del fiume, la duplice fila di abitazioni che si adagia lungo la strada è alquanto più breve.
Monumenti. - Ha l'aspetto delle vecchie città venete di terraferma, con le case a portici, delle quali parecchie hanno la facciata ad affresco (sec. XV e XVI). Il palazzetto pretorio veneto ha un'elegante loggia terrena, ora riaperta, ad archi. Nel duomo, del sec. XV con rifacimenti del XVI e XVII, recentemente restaurato, si conservano le portelle dell'organo, firmate da Pomponio Amalteo; mentre le storie del Battista parimenti dell'Amalteo, che ornavano la cantoria, sono ora, con altri quadri, nella Scuola della Confraternita. Il museo raccoglie numerose lapidi romane, fittili, statuette bronzee, cippi, mosaici pavimentali. Il sottosuolo è archeologicamente assai ricco, sicché musaici, ruderi e oggetti affiorano spesso.
Storia. - È la romana Opitergium, peraltro di origine preromana (veneta) assai antica. Nell'88 a. C. vi fu dedotta una colonia romana. Nella guerra civile tra Cesare e Pompeo, fu fedele a Cesare, e perciò fu da questi riedificata allorché i Pompeiani, vinta la sua eroica difesa, la distrussero (49). Sotto l'Impero la sua posizione strategica, all'incrocio delle principali vie della regione, la fece scegliere come luogo di guarnigione invernale.
Sede vescovile illustre, evangelizzata da S. Prosdocimo, fu illustrata dai santi vescovi Floriano, Tiziano e Magno; quest'ultimo condusse i profughi opitergini, dopo l'orrenda devastazione di Rotari nel 641, a Malidissa divenuta poi Eraclea in onore dell'imperatore d'oriente Eraclio, e infine Cittanova.
Oderzo fu devastata molte volte dagl'invasori; nel 373 dai Quadi e dei Marcomanni, nel 403 dai Visigoti, nel 452 da Attila, nel 463 dagli Alani, nel 473 da Vuidemiro con gli Ostrogoti. Riedificata da Teodorico nel 495, fu incendiata da Rotari re dei Longobardi nel 641; Grimoaldo nel 667 rinnovò le devastazioni e divise l'agro opitergino fra Treviso, Ceneda e Cividale. Altri profughi opitergini si portarono a Equilio chiamata quindi Iesolo. Durante le guerre fra feudatarî e comuni, Oderzo dovette sostenere più volte assedî e battaglie. Il doge di Venezia Pietro Candiano, per alcune questioni relative a terre appartenenti alla dote di una sua moglie, nel 974 fece smantellare e incendiare il castello di Oderzo. Nel 1355 il re d'Ungheria devastò la città e nel 1414 Sigismondo re di Boemia e di Germania, infierì per mezzo del capitano fiorentino Pippo Spano, contro gli Opitergini, che altre rapine subirono nella guerra della lega di Cambrai contro Venezia. Durante la guerra mondiale del 1914-18 Oderzo dal novembre 1917 all'ottobre 1918, ebbe a subire gravi danni per l'invasione austro-ungarica e nella città stabilì il suo quartiere il generale Boroevič, che il 15 giugno del 1918 sferrava da Oderzo la sua grande ma fallita offensiva.
Bibl.: G. Mantovani, Museo opitergino, Bergamo 1874; A. Semenzi, La provincia di Treviso, Treviso 1867, pp. 234-43; A. Caccianiga, Ricordo della provincia di Treviso, Treviso 1874, pp. 137-141; R. Zotti, Pomponio Amalteo, Udine 1905, pp. 134-135.