ODERISIO da Benevento
Scultore e fonditore, attivo in Italia meridionale nel sec. 12° e documentato negli anni 1119-1151.Il nome di O. e la sua origine beneventana si apprendono dalle iscrizioni apposte alle poche opere conosciute, tutte ante di bronzo eseguite per chiese della Puglia e della Campania: la porta della chiesa di S. Giovanni Battista delle Monache di Capua (prov. Caserta), del 1122, scomparsa nel sec. 18°, ma ricostruibile sulla base di descrizioni seicentesche e di un disegno coevo (Bloch, 1986); la porta minore della cattedrale di Troia (prov. Foggia), datata 1127, tuttora in situ ("[...] factor portarum fuit Oderisius harum beneventanus [...]"); le ante della porta della chiesa di S. Bartolomeo di Benevento, datate rispettivamente 1150 e 1151, distrutte da un terremoto nel Settecento, ma delle quali pure si possiedono fedeli descrizioni (Bloch, 1986).A queste va aggiunta la porta maggiore della cattedrale di Troia, datata 1119, nella quale il nome Oderisius figura come titulus di una figura maschile incisa e ageminata su una formella del registro superiore: in questo personaggio, di già controversa identificazione, si può ormai con sicurezza riconoscere l'autore, dopo che il recente restauro (1995) ha fugato ogni dubbio sull'autenticità della formella (Belli D'Elia, 1990) e portato in luce preziosi particolari, come lo strumento tagliente che O. reca in mano e che sembra affondare nella superficie stessa del bronzo.Affini in tutte le opere firmate da O. sono: la struttura ad ante lignee rivestite di formelle bronzee inquadrate da cornici fermate da borchie; l'alternanza di parti incise e ageminate con altre fuse a stampo o a cera persa, applicate in forte aggetto; il programma iconografico; l'uso delle iscrizioni, talvolta in rapporto con quelle sull'architrave dei rispettivi portali (Troia, Capua). A Troia, certo per intervento del committente, esse assumono un ruolo preponderante, di alto significato epico e celebrativo. Costantemente presenti sono, in tutte, i nomi o le figure dei committenti - a Troia l'arcivescovo Guglielmo II, a Capua Gemma abbatissa, affiancata da Ecaterina filia eius, a Benevento un Gismundus de Palata -, le figure dei Ss. Pietro e Paolo e quelle dei santi titolari e protettori delle rispettive chiese e città. Si distingue la porta minore di Troia, sulla quale sono rappresentati a incisione e agemina tutti i vescovi della diocesi.Alcune formelle accolgono poi croci a rilievo: patenti a Capua, fogliate a Troia, alternate a maschere di leone (Troia, Benevento) o di grifo (Capua), a draghi alati (Troia) o grifoni (Capua), reggenti anelli o picchiotti. Ricorrente è anche la menzione, accanto al nome o all'immagine dell'autore, di un altro personaggio: a Troia un Berardus, a Capua un Iohannes Latornanus sacerdos, a Benevento un Paganus, generalmente interpretati come ulteriori donatori o finanziatori dell'opera. Non è però da escludere che possa trattarsi di figure coinvolte a vario titolo nella realizzazione dei manufatti, responsabili per es. delle iconografie o dei testi delle epigrafi. Nel Berardus che è raffigurato in posizione paritaria accanto a O. sulla porta maggiore troiana, più che il protomagister della cattedrale (De Santis, 1967), si potrebbe forse riconoscere, riprendendo un giudizio espresso già da Toesca (1927), un "altro maestro, più originale e potente", autore dei modelli per le straordinarie parti a rilievo - cornici, borchie in forma di melograni (simbolo della Chiesa), maschere reggianello, draghi reggipicchiotto - che nettamente si distinguono, per l'altissima qualità e per la precoce adesione alle più avanzate conquiste della plastica in bronzo europea, rispetto alle agemine presenti in questa come in tutte le opere di Oderisio.Le parti incise e ageminate si pongono infatti in rapporto di evidente continuità con la tradizione meridionale protonormanna ancora dipendente, sul piano tecnico e iconografico, da modelli bizantini e islamici, sia pure con progressive aperture in direzione occidentale, in un serrato dialogo con la parallela evoluzione dell'illustrazione libraria. Significative in proposito sono le assonanze rilevate tra le agemine troiane e le illustrazioni di alcuni Exultet miniati a Troia (Belli D'Elia, 1990) e a Benevento (Aceto, in corso di stampa) e, limitatamente alle suggestive figure dei vescovi sulla porta minore, con modelli pittorici di livello europeo (affreschi di Saint-Savin-sur-Gartempe, dip. Vienne), forse mediati da disegni e miniature circolanti negli scriptoria apulo-campani. In ogni caso, l'opera legata al nome di O. si pone come uno dei maggiori raggiungimenti della cultura meridionale della prima età normanna.
Bibl.:
Fonti. - Michele Monaco, Historia del sacro Monastero di San Giovanni delle Monache di Capua, XI, ms. del 1610, Napoli, Bibl. del Seminario, LXVIII, A.7.7.; Fabio de' Vecchioni, Discorsi storici, XI, ms. del sec. 17°, Roma, Ist. Storico Germanico, cod. 46, cc. 265v-266r; Giovanni de Nicastro, Benevento Sagro diviso in due libri, ms. del 1683, Benevento, Bibl. arcivescovile (ed. a cura di G. Intorcia, Benevento 1976).
Letteratura critica. - D. Salazaro, Studi sui monumenti dell'Italia meridionale dal IV al XIII secolo, II, Napoli 1877, tav. XIII; E. Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, Paris 1903 (19682), I, pp. 414-416; Toesca, Medioevo, 1927, pp. 1108, 1115, 1140, 1144; M. Cagiano de Azevedo, Restauri a porte di bronzo, BICR 9-10, 1952, pp. 23-40: 26-31; M. De Santis, La ''Civitas troiana'' e la sua cattedrale, Foggia 1967; A. Thiery, in L'art dans l'Italie méridionale. Aggiornamento dell'opera di Emile Bertaux, Roma 1978, V, pp. 632-633; U. Mende, Die Bronzetüren des Mittelalters. 800-1200, München 1983, pp. 48-52, 141-155; H. Bloch, Monte Cassino in the Middle Ages, Roma 1986, I, pp. 509-513, 553-570; III, figg. 161-209; P. Belli D'Elia, Le porte della cattedrale di Troia, in Le porte di bronzo dall'antichità al sec. XIII, a cura di S. Salomi, Roma 1990, I, pp. 341-355; F. Aceto, Una traccia per Oderisio da Benevento, in Studi in onore di Ferdinando Bologna (in corso di stampa).P. Belli D'Elia