ODEON (ᾠδείον, odēum)
L' etimologia della parola, data nelle glosse di Esichio, Fozio e Suida, indica un edificio destinato alle audizioni e recite musicali (ᾄδειν, ᾠδή "cantare, canto"). Si distinguono due categorie di odea: la prima, che fa capo all'odeon di Pericle in Atene, comprende edifici di pianta quadrata con tetto a cupola e palco centrale. L'odeon di Atene fu costruito da Pericle circa il 442 a. C., era simile alla tenda di Serse (Pausan., I, 20, 4), ed era il più bello del mondo antico; di pianta quadrata, con doppio ordine di colonne che giravano all'intorno, e un propilo sul lato orientale, aveva il tetto formato dagli alberi delle navi persiane (Vitruv., I, 9,1), a cupola, come testimonia Plutarco (Per., 13, 5, 6), riferendo un frammento del poeta comico Cratino, che immagina Pericle con il suo odeon sul capo a guisa di acconciatura. Destinato alle gare musicali, alle prove generali dei drammi, al cosiddetto proagon o preludio delle Dionisie urbane, divenne piazza d'armi, luogo di assemblea, magazzino. Distrutto da Aristione, generale di Mitridate, nell'86 a. C., per non lasciare a Silla materiale ligneo adatto a ordigni guerreschi, venne ricostruito nel 52 a. C. da due architetti romani, C. e M. Stallio, a cura di Ariobarzane II di Cappadocia (C. I. A., III, 541), sulla stessa pianta antica.
La Società archeologica greca, nel 1914, 1916, 1931 ne ha identificato la posizione a oriente del teatro di Dioniso, precisato la pianta, e rinvenuto numerosi strati di legno carbonizzato; recentemente ha messo in luce il muro nord-ovest, costituito da un bel filare di blocchi di marmo dell'Imetto su cui restano tracce di pitture, una base iscritta del 175 a. C. col nome dell'arconte Sonikos, e una statua arcaistica di Dioniso o Apollo. Questo era l'odeon per eccellenza; d'un altro odeon sulla strada verso l'Enneákrounos dà notizia Pausania (I, 8, 6), ma pare si tratti dell'Agrippeion, trasformato in odeon in età romana (Philostr., Vit. Soph., 5, 4-8), e detto il teatro del Ceramico, di cui non resta traccia. La Skiàs di Sparta, del 600 a. C., e l'odeon di Domiziano o Traiano in Roma, presentavano lo stesso aspetto dell'odeon pericleo (Pausan., III, 12, 8; V, 12, 4).
La seconda categoria è di edifici della stessa pianta del teatro romano, da cui solo differiscono per l'esistenza d'un tetto (Stat., Sylv., III, 5, 91: theatra tecta; Philostr., Vit. Soph., II, 551, ϑέατρα ὑπωρόϕια). L'odeon di Erode Attico in Atene è uno dei più notevoli edifici del genere.
Costruito in onore della moglie Annia Regilla fra il 161 e il 165 d. C., sulla pendice meridionale dell'Acropoli, ha la cavea a forma di profondo imbuto in opus calmenticium ricoperto originariamente di marmo, con tracce di portico superiore; secondo Filostrato era coperto di legno di cedro (Vit. Soph., II,1, 5), ma non interamente, giacché esistono due rose nel pavimento dell'orchestra per lo scolo delle acque. La scena era formata da un'alta parete di due e forse tre piani, con un palco di m. 1, 10 d'altezza accessibile per tre scalette. Scavato nel 1857 dalla Società archeologica greca, è in ottimo stato di conservazione.
Del sec. I d. C., poi ricostruito in marmo da Erode Attico dopo il 161 d. C., e infine trasformato in arena nel 225 d. C., era l'odeon di Corinto ricordato da Pausania (II, 3, 6; 4,1; 4, 5); assai ben conservato nella cavea e nel pulpito è l'odeon di Patrasso in cui non si trovano tracce di tetto (Pausan., VII, 20, 6). Un tipo singolare di odeon è quello di Gortina a Creta, scavato dalla Missione archeologica italiana; iscritto in un edificio rettangolare ellenistico, di cui fa parte il muro più antico contenente la celebre iscrizione scoperta da F. Halbherr, era certamente coperto, poiché non ha canali di scolo per le acque; fu restaurato da Traiano nel 100 d. C., e usato fino in età bizantina. La stessa particolarità ha l'odeon d'Efeso, notevole per le porte ad arco delle parodoi, della metà del sec. II d. C.; anche l'odeon di Epidauro era iscritto in un edificio rettangolare, il ginnasio. Un odeon si può anche considerare il theatrum tectum di Aosta costruito nell'80 a. C., e inserito in una costruzione rettangolare; anche quello piccolo di Pompei possiede questa caratteristica. Sostanzialmente si tratta della ripetizione del motivo a cupola, o a piramide, dell'odeon pericleo, che aveva anch'esso pianta quadrata. Altri odea si trovano a Taormina, del tipo di quello di Patrasso, e a Nicopoli in Epiro, costruito da Augusto dopo la battaglia di Azio. Altri si ricordano a Smirne (Paus., IX, 35, 2), a Patara in Licia (Corp. Inscr. Graec., 4286), a Canata (Corp. Inscr. Graec., 4614), a Cartagine (Tertull., Resur. carn., 42).
Bibl.: O. Navarre, in Daremberg e Saglio, Dictionn. des ant. gr. et rom., s. v.; M. Bieber, Denkmäler zum Theaterwesen, Berlino-Lipsia 1920, pp. 3, 55, 62, 67, 75, 85; W. Judeich, Topographie von Athen, 2a ediz., Monaco 1931, pp. 78, 103, 306, 326; O. Broneer, The Odeum (Amer. School Athens, Corinth, X), Harward 1932; L. Pernier, in Annali della Scuola arch. it. di Atene, 1925-1926, p. i segg.; H. Orlandos, in Πρακτικά, 1932, p. 25; W. Heberdey, in Österr.-Jahresh., 1912, p. 170; P. Kabbadias, in Πρακτικά, 1904, p. 161; J. Durm, Baukunst d. Römer, Stoccarda 1905, pag. 633; J. Overbeck e A. Mau, Pompei, 4a ed., p. 171.