CASAGRANDI, Oddo
Nacque a Lugo di Romagna il 6 sett. 1872 da Vincenzo e da Geltrude Sani, e si laureò in medicina e chirurgia a Catania il 25 luglio 1896. Studente frequentò i laboratori di G. B. Grassi e di P. Baccarini, ove apprese le fondamentali tecniche di batteriologia e di parassitologia e partecipò a ricerche scientifiche. Dopo la laurea fu a Roma, aiuto straordinario, prima, poi effettivo, presso l'Istituto di igiene dell'università diretto da A. Celli. Conseguita la libera docenza nel 1901, nel 1904 divenne straordinario di igiene nell'università di Cagliari, quindi titolare della stessa cattedra per 10 anni; durante tale periodo fu anche preside della facoltà di medicina e rettore dell'università. Nel 1915 passò alla cattedra di igiene dell'università di Padova, la cui direzione mantenne fino a quando venne collocato a riposo; a Padova divenne anche preside della facoltà di medicina e chirurgia. Durante il primo conflitto mondiale l'Istituto di igiene di Padova venne posto alle dipendenze dell'Intendenza generale dell'esercito, che lo utilizzò come centro di ispezione e rifornimento del servizio batteriologico della zona di sgombro sotto la guida del Casagrandi.
Nei vari settori dell'igiene, della batteriologia, della parassitologia, il C. fu autore di studi e ricerche originali e importanti dal punto di vista concettuale e pratico. Alcune sue osservazioni, di particolare rilievo, rappresentarono il punto di partenza e il sicuro indirizzo di ricerche che sarebbero state successivamente condotte da altri studiosi.
Nel 1895, in collaborazione con P. Barbagallo, recò un prezioso contributo alla conoscenza del potere patogeno posseduto da alcune amebe. L'argomento, assai controverso e dibattuto, era ormai divenuto una lunga e intricata questione: infatti, dopo che F. Lösch con la sua celebre comunicazione Massenhafte Entwickelung von Amöben im Dickdarm (in Virchows Arch. f. path. An., LXV [1875], pp. 196-211) aveva reso noto di aver osservato la presenza delle amebe nelle feci di un soggetto affetto da una grave forma di dissenteria, altri autori segnalarono lo stesso reperto anche nelle feci di individui perfettamente sani. Presto gli studiosi apparvero discordi sul reale significato della presenza dei Protozoi nell'intestino dell'uomo, considerandoli alcuni come gli agenti etiologici di determinate forme di dissenteria, altri come semplici ospiti occasionali. Le ricerche successive consentirono poi di dimostrare l'esistenza di amebe patogene e non patogene, che F. Schaudinn denominò rispettivamente Entamoeba histolytica ed Entamoeba coli. Al C. e al Barbagallo spetta il merito di aver individuato e descritto una specie non patogena di ameba, Entamoeba coli Casagrandi e Barbagallo, presente talvolta come ospite nell'intestino dell'uomo e della scimmia, e di averne dimostrato sperimentalmente la completa innocuità (Entamoeba hominis s. amoeba coli (Lösch). Studio biologico e clinico dei dottori O. Casagrandi e P. Barbagallo, in Annali d'igiene sperimentale, VII [1897], pp. 103-166).
Numerose e interessanti osservazioni furono poi compiute dal C., in lunghi anni di ricerche, sui virus filtrabili e ultrafiltrabili: scoprì la presenza di caratteristici corpuscoli nella linfa delle vescicole vaiolose e vacciniche e nelle cellule epiteliali dei tessuti invasi; dimostrò nei filtrati di materiali vaiolosi e vaccinici, e nelle cellule affette da virus vaiolosi e vaccinici, l'esistenza di piccolissimi corpicciuoli colorabili con il Giemsa; soprattutto, fornì la dimostrazione del fenomeno della, deviazione crociata del complemento, dando così la prova più convincente dell'identità dei due virus, vaioloso e vaccinico. Il C. riuscì inoltre a documentare la filtrabilità dei virus e la possibilità di coltivare tali microrganismi nei leucociti. Queste ricerche furono ampiamente illustrate in varie pubblicazioni, alcune delle quali rappresentarono importanti contributi alla conoscenza dell'etiologia del vaiolo e alla profilassi vaccinica della malattia (L'etiologia del vaiuolo umano, in Annali d'igiene sperimentale, n. s., XX [1910], pp. 1-89; Studi sul vaccino, ibid., pp. 115-162), e vennero magistralmente sintetizzate in un lavoro del 1926 (Virus filtrabili ed ultrafiltrabili - Tecnica e ricerche personali, in Atti d. Soc. med-chir. di Padova, IV [1926], pp. 521-581).
Il C. fu inoltre autore di una serie di brillanti ricerche sulle acque potabili, soprattutto in relazione alla scelta più razionale e igienicamente sicura del tipo di tubatura adatto al loro convogliamento. Nel corso di tali studi egli poté dimostrare che nella genesi dei cosiddetti tubercoli ferruginosi, che si sviluppano nell'interno dei tubi di ghisa e di acciaio, la maggiore responsabilità va ascritta a quelle acque definite aggressive, dalla cui azione chimica dipendono le prime lesioni del metallo; l'intervento dei ferrobatteri, da alcuni autori ritenuti gli agenti causali dei tubercoli, deve essere invece considerato un fenomeno secondario (L'acqua potabile di Cagliari dalle origini alla distribuzione urbana studiata battoriologicamente e nei riguardi del suo valore igienico, in Annali d'igiene sperimentale, n. s., XXII [1912], pp. 3-212). Tra i microrganismi presenti nei tubercoli ferruginosi, il C. rinvenne anche un particolare tipo di alga, Begiatoa alba, i cui filamenti riconobbe alcuni anni più tardi all'esame istologico delle lesioni di una donna affetta da mughetto delle vie genitali resistente ai comuni trattamenti. Poiché la paziente aveva per lungo tempo fatto uso per le proprie abluzioni dell'acqua contenente tali alghe, il C. ritenne che queste sono in grado di adattarsi a vivere nei tessuti dell'uomo e degli animali, e sostenne l'esistenza di una particolare forma di mughetto il cui agente etiologico così identificato denominò Begiatoa albicans (Il mughetto begiatoico [nuova entità morbosa]), in Riforma medica, XLI [1925], pp. 277-278; Studi sulle alghe parassite dell'uomo e degli animali, in Atti d. Soc. med.-chir. di Padova, III [1925], pp. 113-118).
Il C. pubblicò ancora numerosi altri lavori scientifici, tra i quali ricordiamo Nozioni d'igiene sulla malaria (ed. a Vicenza nel 1927) frutto della sua attività nella lotta antimalarica nell'Agro pontino, in Sardegna, nel Veneto. Nel 1926 fu stampato a Torino il Trattato italiano di igiene, opera ampia e completa in 43 volumi, diretta dal C., costituita da una serie di trattazioni monografiche redatte dai più autorevoli specialisti.
Membro del Consiglio superiore di sanità, vicepresidente dell'Istituto antimalarico delle Tre Venezie, il C. fu insignito di varie onorificenze e ottenne numerosi riconoscimenti per l'opera svolta. Appartenne a varie organizzazioni e società scientifiche. Morì a Milano l'8 genn. 1943.
Bibl.:C. Dobell, The Amoebae living in man, New York 1919, p. 27;A. Giovanardi, O. C. (6 sett. 1872 - 8 genn. 1943), in Annuario della Univ. di Padova per il 1943-44, Padova 1944, pp. 145-148; L. Agrifoglio, O. C. 1872-1943, in Igienisti ital. degli ultimi cento anni, Milano 1954, pp. 106-109; I. Fischer, Biograph. Lexikon der hervorragenden Ärzte..., I, p. 224; Enc. medica ital., I, coll. 865 s., sub voce Amebiasi; Enc. Ital., App. II, 1, p. 527.